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Saluti e apertura lavori

Archivio > Dicembre 2011 > WORKSHOP “C’E’ UN’EMERGENZA...IO COSA FACCIO?”

WORKSHOP “C’È  UN’EMERGENZA… IO COSA FACCIO?”
Introduzione dei lavori





FRANCA RAMPI, PRESIDENTE CENTRO ALFREDO RAMPI ONLUS

Con questo workshop, organizzato insieme a ManagerItalia, vogliamo affrontare il tema della preparazione della popolazione alla gestione delle emergenze ambientali. Ringrazio tutti i rappresentanti dei prestigiosi enti che hanno voluto condividere con noi i lavori di questo workshop: la protezione civile di Roma Capitale, il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, l’ANCI, l’INGV, la Prefettura ed il Vicariato di Roma. Con questi soggetti istituzionali speriamo di poter avviare un percorso comune per coinvolgere altri enti ed istituzioni con l’obiettivo di rendere la popolazione un soggetto attivo del sistema di protezione civile.
Presenteremo durante i lavori del workshop l’orientamento culturale del Centro Alfredo Rampi Onlus e le esperienze maturate in questo campo convinti di dare un contributo significativo al progetto che stiamo avviando oggi. L’obiettivo principale dell’iter formativo che stiamo avviando è quello di costruire una rete dei tecnici del mondo delle istituzioni e del volontariato che possano promuovere e gestire attività di formazione ed informazione della popolazione alla gestione dell’emergenza.
Auguro a tutti voi i miei migliori auguri di buon lavoro.




TOMMASO PROFETA, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO TUTELA AMBIENTALE E DEL VERDE DELLA PROTEZIONE CIVILE ROMA CAPITALE

Volevo fare solo un breve saluto, ringraziarvi, ringraziare la signora Rampi. Il Centro Alfredo Rampi per noi è un punto di riferimento davvero fondamentale. È un’associazione molto seria che con noi collabora su vari fronti e ritengo che anche l’iniziativa di oggi sia importante perché tratta due temi fondamentali per noi: l’informazione alla popolazione e la psicologia dell’emergenza. Verifichiamo e riscontriamo sul campo ogni giorno quanto siano importanti tali tematiche. Specialmente negli ultimi tempi in cui dobbiamo far fronte a una serie di emergenze nella città di Roma, abbiamo riscontrato come sia importante l’informazione alla popolazione.
Noi abbiamo creato una scuola dedicata proprio alla formazione e all’informazione alla popolazione, perché eravamo e siamo ben coscienti della centralità di questi aspetti. A cosa serve l’informazione? A rendere consapevoli i cittadini dei rischi che ci sono sui territori in cui vivono. Questo ci consente da una parte di attivare quei meccanismi di auto protezione che fanno sentire ogni cittadino parte del sistema di protezione civile, ma anche ad assicurare che i soccorsi che noi portiamo abbiano in qualche modo un’efficacia maggiore.
Ad esempio, in questi giorni di emergenza meteo, grazie a un raccordo con i nostri meteorologi, non solo del dipartimento nazionale, ma anche dell’aereonautica, siamo in grado di avere delle informazioni con un buon anticipo. Queste informazioni consentono di avere una pre-allerta che ci consente di essere più preparati a intervenire in zone problematiche, ad alto rischio geologico, e di monitorare quale sia lo stato della popolazione in quelle zone; tali informazioni, infatti, consentono di avvisare la popolazione con due giorni di anticipo.
Oltre a questo volevo fare una riflessione sulla psicologia dell’emergenza, perché la risposta delle persone ad un’emergenza è spesso legata ad una sorta di diffusione psicologica collettiva che in qualche modo dipende anche dall’informazione che noi forniamo. Quando noi diamo un’informazione corretta, le persone in qualche modo rispondono correttamente; se noi diamo un’informazione allarmistica, creiamo dei meccanismi che poi non ci consentono, nel momento in cui si manifesta la situazione d’emergenza, di affrontarla nel modo migliore possibile. Vorrei sottolineare, quindi, il valore della psicologia dell’emergenza non solo negli aspetti legati alla gestione del post-emergenza (e quindi alla gestione del singolo o delle comunità colpite da calamità o catastrofi), ma anche in questi aspetti legati proprio alla psicologia di massa, se così la si può chiamare. Io non sono un esperto di psicologia, ma ho riscontrato come l’allerta o la pre-allerta meteo diffuse dalla stampa in maniera troppo allarmistica, oppure troppo riduttiva, possono provocare riflessi immediati sulla popolazione e di riflesso anche riflessi negativi, non solo per i soccorsi, ma anche per l’immagine dell’ente, in questo caso la Protezione Civile, che eroga questo tipo di informazione.
Per tali motivi si tratta di temi veramente importanti e delicati; abbiamo bisogno di incontri come questo per affinare anche le nostre tecniche, non solo di intervento ma anche di coinvolgimento della popolazione nella sistema della Protezione Civile che, come abbiamo detto tante volte, è un sistema che coinvolge ogni cittadino, davvero fino all’ultimo.
Ancora un ringraziamento e un augurio per i lavori che oggi affronteremo.



 
 
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