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Il ruolo delle famiglie nella preparazione all’emergenza

Archivio > Dicembre 2011 > WORKSHOP “C’E’ UN’EMERGENZA...IO COSA FACCIO?”

WORKSHOP "C’E’ UN’EMERGENZA...IO COSA FACCIO?"
Il ruolo delle famiglie nella preparazione all’emergenza
Mons. Davide Maccarri
Collaboratore  Centro per la Pastorale Familiare – Vicariato di Roma



Ringrazio a nome del Vicariato per averci invitato, poiché penso che dovremmo essere sempre pronti e attenti tutte le volte che ci troviamo a fare qualcosa per l’uomo. Vorrei partire proprio dalla frase di una orazione che dice così "Alle mani operose dell’uomo hai affidato l’universo": questo mondo è stato affidato a noi da Dio, quindi se è stato affidato all’uomo noi abbiamo una responsabilità sull’ambiente. Come abbiamo già sentito nel corso del nostro incontro, spesso ci sono situazioni che imputiamo al fato, ma sono le "mani operose" dell’uomo che hanno distrutto l’ambiente e ancora continuano a distruggere.
Condivido l’idea degli organizzatori per cui questo progetto promosso dal comune di Roma Capitale possa andare bene qui a Roma e poi divenire un modello applicabile in altre città d’Italia. Un’esperienza fatta a Roma può essere molto positiva, ha la possibilità di avere una vasta risonanza ed essere da esempio per altre realtà (ad esempio quando a Roma fu promossa la missione cittadina in preparazione dell’Anno Santo  altre capitali europee si sono interessate per capire come era stata realizzata, per replicarla). Perciò sono felicissimo che la città di Roma voglia partire con questo progetto. Certo bisogna impegnarsi a fondo affinché riesca e vada bene.
Ora è chiaro che si tratta di un grande processo educativo, alla cui base c’è una domanda: "Tutti questi discorsi a chi li dobbiamo fare? A chi vanno rivolti? Agli anziani? Alle nuove generazioni?" Tutti dovrebbero essere informati su cosa fare in caso di emergenza. Tutti devono essere educati, d’altro canto ciò corrisponde a quello che è il piano di Dio sull’uomo: nel libro dell’Esodo si dice che Dio ha aiutato il suo popolo a uscire dal deserto… ha aiutato un gruppo di persone che erano schiavi, che non sapevano nulla, li ha fatti diventare un popolo e ha donato loro la terra promessa.
Da qui scaturisce una seconda domanda: "Dove dobbiamo essere educati?"
Il luogo principale dell’educazione è la famiglia; la famiglia è il centro di ogni processo educativo. Nel documento dei vescovi italiani intitolato "Educare alla vita buona del vangelo", al capitolo 26, si afferma proprio il primato educativo della famiglia, e tale questione è trattata con alcune sottolineature: innanzitutto, si afferma che l’educazione è un’arte molto difficile, oggi, per le famiglie; a partire da questa consapevolezza, ogni famiglia dovrebbe essere aiutata a riscoprire la virtù della fortezza, quella forza che permette di continuare a credere alla crescita, nonostante ogni difficoltà, che permette di continuare a proporre strade e modelli da seguire.
Io da dieci anni sono parroco nella chiesa di Sant’Angela Merici in Roma e lavoro alla pastorale familiare. Sempre più spesso sento dire nelle famiglie: "Non so più che devo fare con i miei figli…", "Non so più dove mettere le mani…". Perciò è importante aiutare le famiglie a ritrovare la propria vocazione, basata sul senso di responsabilità e sulla costanza educativa. La famiglia ha la sua missione ed è il luogo primario per la trasmissione dei valori, nonché della fede.
Questa strada è percorribile, sebbene sia difficile, e necessita di grande impegno, anche perché una delle sfide attuali consiste nel relazionarsi alle nuove generazioni attraverso le moderne forme di comunicazione e i nuovi linguaggi. La complessità dell’azione educativa sollecita tutti ad adoperarsi in ogni modo, affinché si realizzi un’alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale: la famiglia, la scuola, il governo, le associazioni. In particolar modo, la famiglia deve supportata e aiutata da tutti in questo processo.
Nel documento dei Vescovi si legge che fede cultura ed educazione interagiscono. Lo scollamento tra le istituzioni formative, per cui ognuno va per la sua strada, rende ogni intervento educativo sterile e improduttivo. Bisogna impegnarsi a lavorare insieme e realizzare questa alleanza educativa. È soprattutto per questo motivo che ho apprezzato l’invito a questo incontro. Tutti i soggetti coinvolti in questo processo devono camminare verso lo stesso fine, e il fine è che l’uomo possa stare bene. La terra è giovane, si muove, è viva… e proprio per questo noi possiamo ancora fare tante cose con le nostre mani operose.
La presenza della Chiesa in una città come Roma è importante perché lavoriamo al servizio della famiglia e creiamo una rete che mette in relazione numerose famiglie, associazioni e movimenti. Questa è una rete che esiste e ritengo opportuno che al suo interno siano diffuse le proposte formative emerse in questo convegno; inoltre può essere fruttuoso servirsi dei canali relazionali, comunicativi e divulgativi di cui questa rete dispone.
La Chiesa è aperta a tutte le iniziative che possono favorire il bene dell’uomo, come testimonia un’espressione di Benedetto XVI che vorrei proporre a conclusione del mio intervento: "non si è cristiani perché soltanto i cristiani giungono a salvarsi, ma si è cristiani perché il servizio cristiano è significativo e necessario nei confronti della storia".





 
 
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