L’importanza della conoscenza dei rischi del proprio territorio - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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L’importanza della conoscenza dei rischi del proprio territorio

Archivio > Dicembre 2011 > WORKSHOP “C’E’ UN’EMERGENZA...IO COSA FACCIO?”

WORKSHOP "C’E’ UN’EMERGENZA...IO COSA FACCIO?"
Conoscere i rischi del territorio
Giuliana D’Addezio
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Laboratorio Didattica e Divulgazione Scientifica


Giuliana D’Addezio

Il territorio italiano è caratterizzato da una intensa attività sismica e vulcanica. Considerando i danni prodotti il fenomeno più pericoloso per la salute dei cittadini è rappresentato soprattutto dai terremoti. Solo nell’ultimo secolo si registrano più di 160.000 vittime a causa dei terremoti, con una perdita economica stimata, solo per gli ultimi 40 anni, intorno a 150 milioni di euro. Ogni anno l’INGV registra sul territorio italiano mediamente 2000 eventi con magnitudo maggiore di 2.5, di questi circa uno all’anno è sopra la soglia del danno, mentre statisticamente ogni 10-20 anni si verifica un terremoto distruttivo (M ≥ 6).
A livello mondiale la sismicità italiana non è tra le più elevate. Tra i terremoti più energetici verificatisi nel mondo negli ultimi 1000 anni non compaiono eventi italiani, che sono invece presenti nella categoria degli eventi che hanno prodotto più vittime (il terremoto di Messina del 1908). Questo fenomeno non è solo prerogativa italiana. Mettendo in relazione per ogni anno i terremoti più forti con quelli che hanno provocato più vittime ci accorgiamo che molto spesso gli eventi non coincidono. In altre parole, non è il terremoto più forte che produce più vittime. Per esempio nel 2010, il 12 gennaio ad Haiti un terremoto di magnitudo 7.0 ha causato 316.000 vittime mentre il 27 febbraio un terremoto di M 8.8 lungo le coste del Cile ha provocato "solo" 507 perdite. Paradossalmente il terremoto di Haiti ha provocato più vittime dal terzo più grande terremoto mai registrato (26 dicembre 2004 in Indonesia, M 9.1, che provocò 227.898 vittime). Ovviamente il numero di vittime e il livello di danni provocati da un evento sismico dipendono anche dalla localizzazione del terremoto, se avviene in un’area fortemente antropizzata o nel deserto. Ma anche questo non basta a spiegare, per esempio, la differenza tra i danni prodotti dal terremoto dell’Aquila del 2009 (M 6.2, più di 300 vittime) con quelli, per esempio, di un terremoto del 2010 in Nuova Zelanda con caratteristiche simili per intensità (M 7.1), orario e vicinanza ad una città, Christchurch, che ha provocato meno di 5 vittime. Per esprimere meglio il grado di dannosità di un evento calamitoso, il concetto di rischio tiene conto di variabili diverse: la pericolosità cioè la probabilità che un evento accada in un’area in un dato periodo di tempo, il valore esposto, che tiene conto delle persone e delle costruzioni esposte al pericolo e la vulnerabilità, che rappresenta una valutazione della parte di persone e di costruzioni che può essere danneggiata. Se la pericolosità, ossia il fatto che gli eventi si verificano, non dipende da noi il rischio si. Non sono i terremoti ad uccidere ma gli edifici mal costruiti. Ne consegue che la parola d’ordine per difendersi da eventi catastrofici è prevenzione, cioè attuare una serie di azioni in modo da evitare od ostacolare che un evento abbia conseguenze negative. Questo implica il costruire bene, sulla base di leggi adeguate e, per quando riguarda la ricerca, mettere in campo tutte il sapere scientifico per la comprensione e caratterizzazione del fenomeno e svolgere una continua azione di informazione e sensibilizzazione per la popolazione.
Obiettivo della ricerca è quello di arrivare a determinare la pericolosità di un fenomeno individuando esattamente quando e dove si verificherà un evento e con quale intensità, in termine tecnico predizione che attualmente non è possibile. Gli studi sulla pericolosità a livello internazionale si focalizzano sulla previsione, la capacità cioè di calcolare probabilisticamente in un intervallo di tempo e per una data area il verificarsi di un terremoto e la sua magnitudo.
Per la previsione a lungo termine l’INGV ha elaborato, in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e con la Protezione Civile, la Carta di Pericolosità (Hazard map) che attualmente viene utilizzata anche per
la pianificazione territoriale. La Carta di Pericolosità (http://zonesismiche. mi.ingv.it/) è il punto di arrivo di un insieme di ricerche basate su ricerche storiche, sismicità strumentale, studi geodinamici e geologici. I terremoti storici indicano la maggior parte delle zone attive, i terremoti recenti e i dati GPS forniscono informazioni sulle caratteristiche delle zone sismiche e dove si accumula la deformazione. La mappa è stata elaborata per tutto il territorio nazionale e fornisce una stima dello scuotimento del suolo previsto in un certo sito durante un dato periodo di tempo. Esprime valori di accelerazione del suolo che hanno la probabilità del 10% di essere raggiunti nei prossimi 50 anni. Le accelerazioni massime attese sono dell’ordine di 0.25-0.30 g (misura di unità di accelerazione di gravità).
Trasmettere le conoscenze e l’informazione scientifiche ai cittadini e permettergli di essere informati in maniera adeguata è la premessa fondamentale per favorire decisioni consapevoli, informando su come e con quali aspetti la sismicità si distribuisce sul territorio e su come i terremoti si ripetono nel tempo sulle stesse sorgenti, con caratteristiche simili. In molte zone del territorio è necessario prendere coscienza del fatto che dobbiamo convivere con tali fenomeni naturali, ma facendoci trovare preparati. Non si tratta di un rischio estremo, la maggior parte di noi trascorrerà la sua vita senza mai sperimentare un grande terremoto. Ma chi vive in aree anche moderatamente sismiche e in abitazioni insicure farebbe bene a tenerne conto e sviluppare comportamenti e buone pratiche per una corretta gestione del rischio.
Il Laboratorio Didattica e Divulgazione Scientifica dell’INGV organizza da molti anni programmi divulgativi diversificati, progettati per offrire una corretta informazione e preparazione ai cittadini, con lo scopo di diffondere una corretta cultura del territorio e rendere possibile il convivere con i rischi naturali limitando il loro potere distruttivo. Molti progetti informativi sui temi dei rischi naturali sono stati realizzati grazie alla stimolante ed efficace collaborazione tra l’INGV e il Centro Alfredo Rampi. La comunanza di obiettivi e la consapevolezza di poter far di più e meglio hanno portato recentemente mia elezione a membro del direttivo dell’Associazione. Tale nomina, di cui ringrazio il direttivo, porterà un nuovo stimolo alla collaborazione e alla pianificazione dei progetti comuni per la cittadinanza.







 
 
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