L’intervento psicosociale nelle emergenze sociali e ambientali - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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L’intervento psicosociale nelle emergenze sociali e ambientali

Archivio > Aprile 2011 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 13 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE
L’INTERVENTO PSICOSOCIALE NELLE EMERGENZE SOCIALI E AMBIENTALI
Rita Di Iorio
Presidente Psic-AR (Psicologi dell’Emergenza Alfredo Rampi)

La Protezione Civile e la Psicologia dell’Emergenza per aver ragione d'essere  deve prevedere e organizzare un discorso capillare di informazione e formazione di tutti i cittadini, non si potrà mai arrivare alla gestione delle emergenze (microemergenze come gli incidenti stradali o maxi emergenze come il terremoto) senza un lavoro collettivo dei cittadini e degli operatori che lavorano  per la prevenzione ed il soccorso.  In questo contesto seminariale ci soffermeremo sul ruolo degli operatori che lavorano nelle emergenze con particolare approfondimento sul ruolo dello psicologo  dell'emergenza.

Quadro generale della Psicologia della Psicologia dell’Emergenza
I primi studi sugli effetti degli eventi traumatici sulla psiche umana esordirono nel nostro Paese fin dall’antichità (Seneca dopo il terremoto del 62 a.C). Il primo studio sistematico risale al 1908 con il terremoto di Messina, che ha suscitato molto interesse soprattutto nello studio della reazione della popolazione, ma solo all’estero gli studiosi cominciarono a strutturare approfondite osservazioni sui sintomi riportati dalle vittime (veterani dal Vietnam).
Nel 1980 cominciò ad esserci un maggior interesse sugli aspetti del soccorso in emegenza.
In Italia, infatti, la psicologia dell’emergenza  apparve nello scenario delle discipline negli anni ’80.
Nel 1981 fu istituito, dopo l’eclatante evento di Vermicino e il terremoto in Irpinia, il Dipartimento di Protezione Civile che diede una svolta fondamentale all’organizzazione del sistema di Protezione Civile nel Paese.
L’istituzione del Ministero della Protezione Civile rappresentò una svolta significativa perché  tale Ente iniziò a stimolare nuove leggi e ad organizzare il volontariato.
Nel 1981 con la costituzione del Centro Alfredo Rampi iniziammo un grosso lavoro di studio, di ricerca,  per capire quali attività potessero essere organizzate e quale metodologia utilzzare per   poter lavorare nel campo della prevenzione. Attività di informazione e formazione rivolte ai  cittadini e scegliemmo di partire dai più piccoli per iniziare a  costruire una  cultura dell'autoprotezione nelle emergenze.
Si cominciò a capire quanto fosse necessario affrontare in maniera articolata una nuova organizzazione della Protezione Civile e della Sicurezza, non solo dal punto di vista legislativo ed operativo, ma anche dal punto di vista psicologico
Il Centro Alfredo Rampi evidenziò da subito la necessità di organizzare attività per rendere i cittadini in grado di affrontare emotivamente e praticamente le situazioni di emergenza: attività per i ragazzi poco nozionistica ma molto pratica e giocosa;  attività di formazione per gli insegnanti; attività di sensibilizzazione agli aspetti emotivi per i volontari di protezione civile; produzione di materiale informativo e didattico.

Parte in Italia la psicologia dell’emergenza
Il Riconoscimento ufficiale della necessità della presenza degli psicologi dell'emergenza fu sancita dal DDL 4449 presentato il 2 febbraio 2000 che riguarda l’istituzione del ruolo di psicologo delle situazioni di crisi. Ma il passo fondamentale fu l'emanazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dei Criteri di massima sugli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi del 13 giugno 2006 (Gazzetta Ufficiale n.200 del 29 agosto 2006).
Oggi, tuttavia, non sono ancora molti gli psicologi che si occupano di psicologia dell’emergenza all’interno  delle istituzioni ma moltissimi che operano all'interno di associazioni di volontariato.

Il ruolo dello psicologo - Cosa deve conoscere per poter intervenire?
Come è riconosciuto che l'esercizio di qualsiasi professione necessita di una formazione specifica   anche per svolgere l'attività di psicologo dell'emergenza è fondamentale acquisire una formazione specifica relativamente le quattro fasi che compongono la protezione civile: previsione, prevenzione, soccorso, ricostruzione. Una buona formazione  per intervenire sia durante le maxi emergenza che durante   le micro emergenze che accadono quotidianamente.
Un’emergenza, come sappiamo, costituisce un’esperienza traumatica inaspettata alla quale psicologicamente non si è mai abbastanza preparati. L’emergenza, quindi,  porta le vittime ad utilizzare delle risorse straordinarie per poterla fronteggiare, ma alle volte queste risorse non bastano a garantire una sopravvivenza psico-fisica. Quando le difese psicologiche non riescono a far fronte alle richieste interne ed esterne all’individuo e a garantirgli la sopravvivenza egli soccombe, non riuscendo a gestire nell'immediato l'emergenza e riportando seri danni psicofisici a breve o a lunga durata. Per questi motivi è necessario  un aiuto psicologico immediato e professionale che permetta  allo psicologo dell’emergenza di costituire  un  Io ausiliario, un garante della   sopravvivenza psichica per la vittima.

La psicologia dell'emergenza
si rivolge a popolazioni, gruppi, individui che  sono potenzialmente esposti o che hanno subito un evento traumatico, un disastro, uno sconvolgimento di portata eccezionale.
L’obiettivo principale della psicologia dell'emergenza è di aiutare i cittadini colpiti o esposti all'evento traumatico a recuperare una nuova normalità e il ritorno alla quotidianità; a trovare le strategie personali per gestire da soli le proprie difficoltà.
La psicologia dell’emergenza è costituita da due settori: emergenze collettive; emergenze individuali.

Altro aspetto fondamentale di cui tener doverosamente conto è che lo psicologo dell’emergenza non deve partire da solo per intervenire durante un'emergenza, deve essere inserito in un gruppo preparato, riconosciuto dagli enti istituzionali gestori dell'emergenza.
A tale scopo occorre operare all'interno di una  rete interistituzionale (ASL, enti locali, istituzioni, associazioni di volontariato) in un'ottica di concertazione e progettazione partecipata degli interventi.
Nell’ambito della psicologia dell’emergenza gli psicologi/psicoterapeuti possono offrire i seguenti servizi:

  • Prevenzione (azioni di informazione e formazione, esercitazioni, counseling) finalizzata a promuovere nella popolazione e nei gruppi a rischio l’acquisizione di modalità affettive e cognitivo-comportamentali di auto protezione.

  • Intervento in situazioni di micro e macro emergenza.

  • Trattamento degli stati di destabilizzazione dell’assetto mentale dei soggetti che sono stati esposti ad eventi a forte impatto emotivo.

  • Riabilitazione: attività di recupero e ripristino dell’identità individuale e sociale e del sentimento di sicurezza.

  • Ricerca sui fattori di rischio e sui fattori di protezione che vengono attivati in situazioni d’emergenza.

Servizi che gli psicologi del Centro Alfredo Rampi onlus e di PSIC-AR (Psicologi dell'emergenze Alfredo Rampi) offriono in collaborazione con diversi enti istituzionali e scientifici.

Gli interventi di psicosoccorso che svolgiamo  durante l’emergenza  sono sia  carattere clinico che psicosociale. Interventi che svolgiamo sia in casi di micro che di macro  rischio. Sia nelle calamità che negli incidenti la vittima deve essere messa in grado di adottare strategie mentali di tipo comportamentale, cognitivo ed emotivo, come: controllo del panico, gestione dello stress, gestione di sentimenti come la paura, la rabbia, il rapporto con la morte; neutralizzare l’esperienza traumatica dell’incidente e della catastrofe.
Ritengo che lo psicologo sia la figura più adatta per realizzare tale importante scommessa:
attrezzare mentalmente il nostro paese ad affrontare i rischi e sostenere le vittime coinvolte da eventi critici.

Per realizzare tali compiti così complessi occorre che lo psicologo frequenti specifici percorsi formativi, che possano metterlo in grado di riuscire a muoversi correttamente nei diversi contesti dell’emergenza. Per questo, la formazione degli psicologi che intendono specializzarsi nel campo dell’emergenza dovrebbe, a nostro avviso, contenere: una serie di conoscenze teoriche sull’emergenza che gli permettano di realizzare l’intervento psicoeducativo delle popolazioni sia nel campo della prevenzione che in quello del soccorso; una teoria di riferimento sulle  emozioni; la capacità di riconoscere ed affrontare il burn-out, PTSD, diagnosi clinica; una teoria di riferimento sui temi della sicurezza e del rischio; un approfondimento teorico sulle tecniche di comunicazione nelle situazioni di crisi; la conoscenza dell’organizzazione della protezione civile.


Dott.ssa Rita Di Iorio

Dovrebbe lo psicologo dell'emergenza, inoltre, acquisire una serie di tecniche  specifiche per l’emergenza (triage psicologico, intervento di sostegno, defusing, debriefing ecc.).e un proprio setting interno specifico per fronteggiare la situazione dell’emergenza.
La verifica delle acquisizioni e delle competenze dovrebbe avvenire attraverso la partecipazione a esercitazioni di gruppo, che permettano allo psicologo dell’emergenza di fare esperienza in un contesto protetto della complessità delle variabili in gioco.
La nostra esperienza nella pratica formativa ci consente di individuare nell’esercitazione uno dei momenti salienti del percorso formativo dello psicologo dell’emergenza. Le esercitazioni aiutano i futuri soccorritori a mettere in pratica le teorie apprese, inoltre ricreano in laboratorio le reazioni emotive attivate dall’emergenza.
L’acquisizione di tale formazione rappresenta un prezioso bagaglio professionale utilizzabile dallo psicologo non solo nel campo dell’emergenza, ma anche in altri settori nei quali opera: come quelli della sicurezza del lavoro, del pronto soccorso ospedaliero (DEA), degli ambienti educativi che accolgono adolescenti a rischio (comunità di tipo familiare, centri di aggregazione giovanile) e di tutti quei contesti lavorativi in cui è richiesto allo psicologo di fronteggiare situazioni d’emergenza.



 
 
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