Il funzionamento psichico di un gruppo di studenti de L’Aquila - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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Il funzionamento psichico di un gruppo di studenti de L’Aquila

Archivio > Aprile 2011 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 13 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

IL FUNZIONAMENTO PSICHICO DI UN GRUPPO DI STUDENTI DE L’AQUILA
Riflessioni a margine di un’esperienza di intervento
Maria Luisa Monti* e Claudio Paluzzi**
*Psicoterapeuta
**Psicoterapeuta A.I.P.P.I.

Il presente scritto costituisce una breve sintesi del lavoro presentato a S.Giorgio a Liri il 1° Aprile 2011. Il lavoro, forte della nostra esperienza clinica, offre molti spunti di riflessione che speriamo siano evidenti anche nel presente scritto che, per ovvie ragioni di spazio, vede sacrificati molti passaggi esplicativi del nostro intervento. Lungi dall’essere esaustivo il nostro lavoro ha l’intenzione di facilitare un dibattito su quali siano i possibili interventi in caso di situazioni di emergenza partendo sempre da quello che è il vissuto interno di chi interviene e di chi è il fruitore di tale intervento. L’intervento di cui si parla è stato portato avanti, oltre che dagli scriventi, anche dal Dr. A. Mollicone e dal Dr. L. Maciocia con il coordinamento della Dr.ssa A.Borrelli.

Siamo chiamati ad intervenire in una comunità distrutta dal dolore per la morte di due ragazzi che risiedevano a L’Aquila. Quando arriviamo in paese veniamo accolti nell’aula consiliare del comune dove è stata allestita la camera ardente di uno dei due ragazzi. E’ un momento di enorme patos dove noi operatori siamo costretti a confrontarci con le nostre personali angosce di morte.
Dopo pochi giorni cominciano gli incontri con i ragazzi che hanno accettato la nostra proposta di lavorare in gruppo. Ciò che ci colpisce è la loro descrizione del terremoto come di un forte ed improvviso rumore seguito dal buio e dal crollo. Ci sembra questa la migliore descrizione possibile di quanto accaduto dove la funzione contenitiva pensante viene meno a causa di una scossa emotiva di 10.000 volts. Il risultato di tutto questo sono una serie di sintomi somatici (cefalee, tremori degli arti, insonnia, paure dei rumori e di stare soli) che testimoniano l’avvenuto eclissamento della mente e di una comunicabilità rimasta viva solo nel corpo.
Quando nei primissimi incontri si evidenzia la necessità di lavorare essenzialmente sul proprio mondo interno dal momento che il terremoto è avvenuto sia fuori che dentro di loro tanti ragazzi decidono di abbandonare il gruppo attuando quella che per noi è stata un’opera di negazione. Ravvisiamo questo a vari livelli; dapprima nei ragazzi che temono di dover toccare il proprio buio interiore; poi negli amministratori e nella popolazione del paese stesso dal momento che più nessuno, dopo il trasporto iniziale, si interesserà più a quanto si stia facendo all’interno dei gruppi; infine negli apparati istituzionali e nei mass media che esaltano l’opera di ricostruzioni delle città in siti diversi da quelli di origine quasi a voler "isolare il morbo", a voler relegare le angosce di morte in luoghi, interni od esterni, non accessibili, eludibili. I ragazzi dei nostri gruppi si risentiranno molto quando il Primo Ministro in carica propone una crociera per gli studenti de L’Aquila "per distrarli". Riteniamo che il terremoto, proprio per il suo carattere radicale ed improvviso si trasformi in un elemento fortemente perturbante e traumatico, un "cambiamento catastrofico". Ciò che, pertanto, riteniamo preminente rispetto la nostra funzione è l’operazione di riavvicinamento tra una mente che cerca di mantenere le proprie funzioni razionali ed i vissuti traumatici che sono alla base stessa della negazione.

9 Maggio 2009
: il gruppo parla di una strada della loro crescita che è stata interrotta dal terremoto; si è creato un baratro: quanto è possibile fermarsi sull’orlo del baratro a guardare l’assenza ed il vuoto? (due giorni prima c’era stata una  celebrazione religiosa ad una mese dalla scomparsa dei loro amici) … Parlano del loro tornare in seno alla famiglia di origine per sentirsi rassicurati e protetti vivendo, però, sentimenti contrastanti rispetto il sistema di vita delle famiglie stesse con conseguenti conflitti.
Ravvisiamo in questo la contrapposizione di angosce agorafobiche e claustrofobiche. Il desiderio di crescere e di raggiungere l’autonomia attiva angosce agorafobiche dal momento che i ragazzi si sentono esposti ai terremoti della vita. Dall’altra il tornare in seno alla famiglia li fa sentire protetti ma al contempo risucchiati da un sistema che inibisce la loro separazione-individuazione. Si verifica, quindi, un né dentro né fuori che crea uno stato di sospensione spazio-temporale rafforzato dai tentativi di negazione che scotomizzando il terremoto interrompono la storia, la continuità delle loro esistenze.
Compare il ricordare con gli aspetti ironici della loro vita quotidiana a L’Aquila. La memoria si genera dal lutto; si tiene nella mente quello che nella realtà non c’è. Il ricordo di episodi della loro vita a L’Aquila è la nostalgia, il ricordare con dolore, il prendere contatto con l’oggetto assente. E’ questa una evoluzione che colloca il ad una distanza temporale tale da consentirne una riflessione. E’ ovvio che tutto questo risvegli sensazioni e sentimenti sopiti che attivano la funzione del sogno.
1° sogno: Sono con due amiche e chiedo di non raccontare a G (una delle due ragazze decedute) che N (anche lui deceduto) è morto altrimenti soffrirebbe troppo… 2° sogno: Mi sono svegliato di notte urlando "Si sono sbagliati … N è vivo!". Il tentativo di negare il lutto, di non vedere, può essere oggetto della funzione osservante e riflessiva del sogno e si può parlare della loro angoscia.
Perché si vive? Perché si muore? E’ questo il tema della casualità e dell’incertezza insite nella vita stessa e che risvegliano i timori agorafobici col timore di ritornare a L’Aquila, di tornare a seguire le lezioni, di tornare a riprendere i loro libri ancora sotto le macerie. La fragilità o la robustezza delle costruzioni richiamano la fragilità e la robustezza della propria mente e questo impone la necessità di una ricostruzione interna. "E’ stato un terremoto in tutto e per tutto" dirà una ragazza del gruppo.

16 Maggio 2009
: Parlano di un film in cui un uomo viene sepolto vivo e collegano questo al terremoto che seppellisce descrivendo le sensazioni che si sono trovati a vivere. La sensazione dolorosa di essere sepolto in un terremoto può essere vissuta, esperita, attraverso le immagini del film che diviene una metafora, il prodromo di un processo di simbolizzazione che consente, a sua volta, una elaborazione mentale del trauma. Proseguono dicendo che L’Aquila li ha traditi; qualcuno ribatte che il terremoto lo ha traditi "E’ che questo è successo in un momento di grossa attesa, di onnipotenza da parte nostra… cerano mille strade aperte ed ora non ci sono più" "Il terremoto ha rotto l’incanto del "Ho vent’anni e non mi può accadere nulla". Siamo alle prese con il rapporto tra illusione e realtà. Lasciandosi alle spalle la propria infanzia l’adolescente va verso l’agorà della propria vita in cui tutte le strade sono percorribili; pian piano la vita vissuta lo porta a selezionare operando delle scelte. I ragazzi del nostro gruppo si sono, invece, ritrovati ad affrontare una limitazione repentina, improvvisa, radicale: l’illusione è crollata di fronte alla realtà. Tornano a parlare di edifici solidi e della necessità di una ricostruzione interna, prima ancora che esterna, non allontanandosi dai vissuti traumatici ma potendoli vedere e facendoli entrare a far parte della propria esperienza di vita. Un sogno chiarisce questi aspetti: So che sono morto e sto a casa con i miei parenti… provo a parlare con loro ma non possono né vedermi né sentirmi… Mi dico che non importa visto che io posso stare con loro e così non mi mancheranno… Arriva un mio zio che mi vede e mi saluta, ma io so che deve morire. Quello che a nostro parere viene segnalato è la necessità di stare collegati con aspetti della persona che tentano di non vedere e non sentire: varie istanze della mente possono stare in contatto tra di loro facendo entrare la realtà della morte a far parte della vita. Il gruppo evidenzia l’aspetto progressivo di questo sogno dal momento che ricuce ciò che era stato tenuto separato, negato.
Si riprende a parlare di esami da sostenere, di lezioni da tornare  a seguire; qualcuno racconta di essere andato a riprendere i libri rimasti sotto le maceri; qualcun’altro di essersi messo in contatto con colleghi per trovare una stanza disponibile a L’Aquila.
Viene introdotto il tema della modalità di gestire l’angoscia e raccontano di un loro amico che su internet si è inventato di essere rimasto ferito durante il terremoto e di avere un ematoma in testa. Sembra che il cerchio si possa chiudere: il sintomo somatico del loro amico gli da la possibilità di riflettere ai loro sintomi iniziali di carattere somatico trovandogli un posto nella loro mente e, attraverso scosse interne, un possibile assestamento. Si affronta il tema del ritorno a L’Aquila: un membro del gruppo dice "La prima volta il corpo trema ma poi lascia spazio al dolore ed alla malinconia" .



 
 
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