L’assistenza psicologica in ospedale ai minori vittime di catastrofi - Conosco Imparo Prevengo

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L’assistenza psicologica in ospedale ai minori vittime di catastrofi

Archivio > Aprile 2011 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 13 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

L’ASSISTENZA PSICOLOGICA  IN OSPEDALE AI MINORI VITTIME DI CATASTROFI

Angela Rossi

Psicologa, unità operativa di psicologia pediatrica, Ospedale Bambino Gesù - RM


L’arrivo in ospedale rappresenta la fase acuta, il cui immediato post sono le cure. L’obbiettivo è la stabilizzazione delle condizioni cliniche e la prevenzione della cronicità del trauma attraverso un supporto professionale specifico e la condivisione di un percorso concordato per: interventi chirurgici  e pratiche invasive (interventi demolitivi), informazioni  infauste su gli altri familiari, il fidarsi e l’affidarsi.

In età pediatrica non si può scindere il bambino dalla sua storia di sviluppo, dalla relazione con le figure di attaccamento: spesso, infatti, la reazione del bambino alla malattia è collegata a quella dei genitori. Un momento decisivo è l’accoglienza, momento nel quale si accoglie il bambino nella sua interezza di persona, con le caratteristiche tipiche della sua fase evolutiva, con le sue paure e le sue difese, la sua affettività/modalità relazionale e la sua famiglia.


Nel momento in cui un minore arriva in ospedale, si utilizza il Codice di Attribuzione della Priorità Psicologica per Minori, che consente di distinguere i minori in categorie, rendendo più semplice, più efficace e più rapido l’intervento.

I bambini fino ai cinque anni vengono classificati in tre categorie.
La prima è detta CODICE VERDE, comprende bambini fino a cinque anni ed è caratterizzato da pianto, irrequietezza fisica, generiche manifestazioni di paura, richiesta di contatto/vicinanza fisica. Il bambino fa continue domande sull’evento e sul perché dell’evento appena accaduto.
La seconda è il CODICE ROSSO, comprende bambini fino a cinque anni ed è caratterizzato da irrigidimento corporeo, atteggiamento di estraneità/distacco, pianto inconsolabile, blocco del linguaggio e assenza di reazione agli stimoli.  Frequenti sono i tentativi di sfuggire ai soccorritori.
La terza è il CODICE GIALLO, comprende bambini fino ai cinque anni ed è caratterizzato da pianto con richiesta di vicinanza delle figure parentali correlato a paura degli estranei/difficoltà a farsi avvicinare; iperattività/agitazione; stato di allerta; irritabilità; ridotta reattività e comportamenti regressivi (difficoltà nel controllo degli sfinteri/difficoltà nell’espressione linguistica).


In età scolare, si ripropongono le stesse tre categorie, ma con caratteristiche diverse.
La prima è il CODICE VERDE, comprende bambini in età scolare ed è caratterizzato da pianto e generiche manifestazioni di paura; richiesta di contatto/vicinanza; comportamento collaborativo anche se agitato; difficoltà nell’orientamento spazio-temporale.
La seconde è il CODICE ROSSO, comprende i bambini in età scolare ed è caratterizzato da pianto inconsolabile, scoppi di ira, agitazione psicomotoria comportamento oppositivo provocatorio che potrebbe compromettere le operazioni di soccorso. In alcuni casi si può verificare assenza di reattività, blocco del linguaggio e atteggiamenti di distacco/estraneità.
La terza è il CODICE GIALLO, comprende bambini in età scolare ed è caratterizzato da pianto con richiesta di vicinanza delle figure parentali e comportamenti regressivi (difficoltà nell’espressione linguistica, mancato controllo dei bisogni fisiologici, suzione del pollice); marcata tristezza con frequenti riferimenti di sentimenti di colpa; disorientamento spazio-temporale; comportamento non collaborativo con i soccorritori; scarsa reattività/Iperreattività. Stato di allerta.

Anche per pre-adolescenti ed adolescenti si ripropongono le stesse categorie, con caratteristiche diverse.
Il CODICE VERDE, caratterizzato da disturbi somatoformi; iperattività; stato di allerta; manifestazioni ipocondriache; comportamento collaborativo, ma agitato.
Il CODICE ROSSO, caratterizzato da aggressività fisica; comportamento oppositivo/irrazionale che potrebbe ostacolare le operazioni di soccorso; blocco psicomotorio; atteggiamento di chiusura; spesso riferisce pensieri suicidari.
Il CODICE GIALLO, caratterizzato da pianto con richiesta di aiuto; sentimenti di ansia; irritabilità/manifestazioni di rabbia; disorientamento spazio-temporale; reazioni incontrollate che potrebbero generare panico negli altri.

Le parole chiave dell’assistenza psicologica  in ospedale ai minori vittime di catastrofi sono:
SAPERECONOSCEREACCOGLIEREGARANTIRE.

Durante l’intervento bisogna garantire la sicurezza psicologica del bambino /adolescente:  adeguando l’informazione alle sue capacità cognitive, rendendola chiara e coerente; dando tempo all’elaborazione dell’informazione e soprattutto mantenendo un atteggiamento sincero e coerente. Bisogna, inoltre accogliere e dare dignità alla paura; "reggere" la paura e l’angoscia del bambino/adolescente e sostenere il ruolo del genitore e di conseguenza la sua funzione di rassicurazione.
Un punto importante è accogliere la famiglia del minore che può sperimentare sentimenti di impotenza e fallimento della funzione di protezione; sentimenti di colpa per non averlo saputo proteggere. Spesso ci troviamo di fronte a genitori che possono non riuscire ad accogliere la sofferenza mentale del bambino.
Essenziale è la salvaguardia della relazione genitore-minore: i genitori devono continuare ad essere gli osservatori ed i "decodificatori" del comportamento del loro bambino. Importante è anche la relazione genitore-operatore con il contatto quotidiano con gli operatori e la condivisione  di tutte le fasi del trattamento. Inoltre l’alleanza terapeutica tra operatori e genitori come gruppo che persegue lo stesso obiettivo, limita la messa in atto di meccanismi difensivi disfunzionali (come l’isolamento e la razionalizzazione per gli operatori, la negazione, la scissione e la proiezione per i genitori) e crea inoltre un contesto relazionale all’interno del quale poterli riconoscere ed affrontare.


Dott.ssa Angela Rossi

Come riconoscere il trauma nel bambino in l’età prescolare?
Ansia da separazione e paure; inibizione nel gioco o gioco ripetitivo; regressione; aggressività e distruttività; disturbi del sonno, somatizzazioni (mal di pancia, di testa); irritabilità, stato di allerta e pianto.
Come riconoscere il trauma nel bambino in l’età scolare?
Paura, pianto,ansia da separazione; disturbi del sonno; stato di allarme (attacchi di panico);  difficoltà di concentrazione e memoria; difficoltà a raccontare l’esperienza; depressione (colpa del sopravvissuto).
Come riconoscere il trauma nel bambino in l’adolescenza?
Evitamento di ricordi legati al trauma; calo del rendimento scolastico; irritabilità/rabbia, comportamento antisociale, difficoltà con i coetanei; uso di sostanze; disturbi dell’alimentazione e somatici; ansia e depressione.



 
 
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