L’intervento di supporto psicologico con i bambini di San Vittorino - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
Vai ai contenuti

Menu principale:

L’intervento di supporto psicologico con i bambini di San Vittorino

Archivio > Agosto 2009 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 8 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

L’INTERVENTO DI SUPPORTO PSICOLOGICO CON I BAMBINI DI SAN VITTORINO
Elaborare il trauma attraverso il  gioco
Gabriella Mosca
Segretario PSIC-AR, esperta in Psicologia dell’ Emergenze

I bambini, hanno minori capacità di fronteggiare una situazione di crisi, devono dunque essere considerati come gruppo ad alto rischio dopo una calamità. Come gli adulti, anche i bambini rispondono ad un trauma con sintomi di ripetizione dell’esperienza dell’evento, ottundimento emozionale, evitamento comportamentale e aumento dell’attivazione fisiologica. Risulta chiaro quindi che, in seguito ad un evento traumatico i bambini manifestano i normali segnali di stress. Tuttavia in alcuni casi  possono aver bisogno di interventi di crisi immediati che li aiutino a gestire emozioni intense di panico e terrore. Alcuni bambini a San Vittorino immediatamente dopo il terremoto, hanno mostrato segnali di manifestazione del panico come: il tremore, un linguaggio confuso, mutismo, comportamento disorganizzato. In questi casi il nostro intervento è stato quello di fornire una relazione empatica in cui i bambini si sono sentiti contenuti e protetti, grazie alla quale hanno avuto la percezione che c’era un adulto che li aiutava ad affrontare quella tremenda situazione che gli aveva provocato una grossa paura e un forte dolore.
Prima di tutto, noi Psicologi, abbiamo conquistato la loro fiducia, mostrando loro di capire quello che stavano provando e facendo loro sapere che eravamo li per aiutarli e proteggerli. Siamo rimasti con questi bambini finché non si sono calmati, in particolare abbiamo posto molta attenzione alla comunicazione non verbale: tono della voce, sguardo, abbracci (se il bambino ce lo permetteva), elementi comunicativi che se utilizzati adeguatamente infondono tranquillità e abbassano la tensione nel bambino che ha bisogno di affidarsi all’adulto per affrontare il trauma.
L’intervento sulla crisi deve garantire protezione e rassicurazione per alleggerire il bambino dal carico emotivo e cognitivo. Il canale comunicativo non verbale è quello più legato alle emozioni e quindi alla loro gestione, per tale motivo prima di fare un intervento sulla crisi con un bambino è importante fare attenzione a quella che è la nostra reazione, bisogna che diamo il tempo a noi stessi di notare se siamo impauriti o tesi, in questo caso bisogna che noi stessi ci calmiamo prima di avvicinare il bambino. Attraverso la comunicazione non verbale gli obiettivi sono:

  • Fornirgli sicurezza e calore, perché sappia di non essere solo ma al sicuro con noi,

  • Collegamento con la presenza solida e centrata di un adulto,

  • Far acquisire fiducia nella nostra capacità di aiutarlo a gestire le emozioni forti che sta provando in quel momento.


Oltre agli interventi sulla crisi, abbiamo garantito, con la nostra presenza costante nel campo, un supporto ai bambini lontano dal luogo del disastro nei giorni e nei mesi successivi all’evento. Prima di tutto abbiamo creato degli spazi sicuri e confortevoli dedicati a loro, forniti di moltissimi giocattoli e materiale vario per il disegno.
All’inizio, il primo giorno dopo il terremoto, questo spazio era rappresentato da un prato con a terra delle buste che "delimitavano" quello che era il loro "spazio sicuro", nel campo che ancora non era stato allestito, (stavano ancora montando le tende), quelle buste sull’erba ci davano la sensazione che quello era il nostro spazio per lavorare con quei bambini che apparentemente sembravano molto divertiti da quella situazione nuova. I bambini stavano attenti a non andare sull’erba uscendo fuori dalle buste, per non uscire da quello spazio, che anche se simbolicamente, rappresentava "il loro rifugio". Le buste sono poi diventate col passare dei giorni, una grande tenda super fornita di giochi e materiale vario, ma prima di tutto favoriva ai bambini la possibilità di accedere ad uno spazio mentale dove riuscivano a tirar fuori quelle emozioni che tanto li preoccupavano.
   

Gli psicologi di Psicar con i bambini il giorno dopo il terremoto (foto di Luciano Rossetti)
                   

La creazione di questi spazi sicuri di gioco psicologicamente orientato, diventavano per noi momenti e luoghi privilegiati di osservazione delle loro reazioni e del loro stato emotivo; ci permetteva inoltre di realizzare con loro un lavoro di verbalizzazione delle emozioni attraverso il gioco simbolico e il disegno.
Un importante lavoro, che abbiamo fatto noi psicologi, per garantire ai bambini le migliori condizioni per affrontare ed elaborare il trauma, è, oltre il lavoro di esternalizzazione delle proprie emozioni, un lavoro sul sistema familiare; abbiamo infatti creato dei momenti in cui nella tenda dei bambini ci raggiungevano anche i genitori, siamo così riusciti, attraverso l’organizzazione di laboratori ludici con genitori e figli, ad osservare la relazione tra papà, mamma e il bambino o la bambina, e come quell’evento traumatico l’avesse influenzata. Ci siamo trovati di fronte a genitori che, ovviamente scossi emotivamente per l’accaduto, non riuscivano ad affrontare l’argomento "terremoto" con i loro figli, o che gli facevano credere che non fosse il terremoto la scossa che la loro figlia gli diceva di aver sentito durante la notte.
In seguito alla richiesta di aiuto di questi genitori, abbiamo fornito un supporto alla genitorialità, lavorando sui contenuti e le modalità di comunicazione con i loro figli, specialmente quella non verbale, ed accompagnato alcune madri, provate dall’evento, nella ripresa di una funzione protettiva e di contenimento nei confronti dei loro figli.



gli psicologi di Psicar con i bambini un mese dopo il terremoto (foto di Luciano Rossetti)  


Il lavoro si è concentrato anche sull’attivazione della resilienza e di capacità auto-protettive nei bambini, ovvero l’attivazione di quelle capacità funzionali specifiche per affrontare la situazione dolorosa, favorendo un "adattamento positivo" a quella situazione avversa e un processo di recupero dal trauma. Questo tipo d’intervento è stato molto complesso e non può essere considerato a se stante, ma è parte integrante di tutto l’intervento di supporto alla popolazione, tanto da implicare sia interventi diretti sui bambini, sia interventi indiretti, ma che comunque rafforzavano le risorse a disposizione dei bambini per l’elaborazione del trauma. Con questo specifico intervento si è mirato a potenziare quei fattori protettivi che hanno attivato nei bambini una risposta adattiva positiva all’evento traumatico vissuto, ovvero:

  • interventi di sostegno alla genitorialità per facilitare i genitori ad essere competenti e protettivi nonostante la situazione traumatizzante,

  • favorire la costituzione di relazioni amicali profonde con i coetanei, attraverso l’organizzazione di giochi di gruppo (spesso infatti la calamità interrompe i legami familiari e le altre relazioni di sostegno sociale),   

  • favorire il senso di autoefficacia percepito e l’autostima nel bambino, attraverso giochi individuali e di gruppo,

  • ricreare un senso di continuità e sicurezza nella comunità per potenziarne le risorse, favorendo così buone relazioni non solo con gli altri bambini ma anche con gli altri adulti del campo, questo permette una condivisione delle emozioni legate al trauma ed una normalizzazione di esse.


L’attivazione dei fattori protettivi limita la catena di reazioni negative che contribuiscono allo sviluppo di conseguenze a lungo termine e prevengono un’ulteriore esposizione a situazioni traumatizzanti.
Ci siamo organizzati inoltre perché i bambini riprendessero al più presto all’interno del campo stesso, le attività didattiche, per il recupero di un senso di continuità con la con le attività della loro vita precedenti il terremoto, di modo che il terremoto non rappresentasse lo spartiacque tra una vita normale "prima" e una vita dolorosa "dopo", è infatti fondamentale riconquistare un senso di normalità e sicurezza per far fronte al senso di impotenza che caratterizza l’aver vissuto un evento così doloroso .
L’obiettivo generale del lavoro con i bambini era permettere loro di affrontare al meglio le conseguenze del trauma subìto per fargli riprendere al più presto un senso di normalità.



 
 
Cerca
Torna ai contenuti | Torna al menu