ARES: intervento in Abruzzo - Conosco Imparo Prevengo

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ARES: intervento in Abruzzo

Archivio > Agosto 2009 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 8 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

ARES: INTERVENTO IN ABRUZZO
Reperimento delle risorse regionali per l’intervento psicosociale in Abruzzo
Alessandra Ceracchi

Dirigente Psicologo dell’ U.O. Psicologia del Lavoro ARES118 Roma


Come tutti gli italiani il risveglio del 6 aprile è stato  caratterizzato dalla notizia del terremoto. Ho cominciato a mettermi in contatto con i colleghi delle maxiemergenze mentre andavo a lavoro e, appena arrivata, mi sono recata all’Unità di Crisi per comprendere meglio quale fosse la situazione che dovevamo fronteggiare.
Da subito è stato chiaro che ci trovavamo davanti ad una catastrofe e che quel giorno non sarebbe stato come tutti gli altri.
In qualità di Referente regionale per l’intervento psicosociale nelle catastrofi uno dei miei compiti è quello di reperire le risorse ed inviare i colleghi sui luoghi delle maxiemergenze, coordinandone l’intervento all’interno della Funzione 2. Al momento del terremoto abruzzese, queste funzioni erano realizzabili solo per eventi interni al territorio del Lazio.
Il mio compito, quindi, doveva espletarsi diversamente all’interno del territorio regionale ed in coordinamento con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.
Per questo, dopo aver preso contatto con la Dr.ssa Marino del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, ho chiamato gli Enti e le Associazioni di Volontariato di Protezione Civile per acquisire i nomi dei colleghi immediatamente disponibili ed inviarli al Dipartimento, dal quale sono stati attivati.
La funzione di coordinamento degli psicologi sul luogo della catastrofe non era, ovviamente, di mia competenza, ma all’interno della Regione molte erano le cose da fare.
All’Unità di Crisi giungono tutte le informazioni dei trasferimenti dei feriti negli ospedali. Ben presto ci siamo resi conto che eravamo diventati un punto di riferimento per chi cercava i propri congiunti.
L’ARES ha deciso così di attivare immediatamente il numero verde per le maxiemergenze  verso il quale sono state dirottate le chiamate dei cittadini. Il mio compito era quello di coordinare l’attività del numero verde all’interno dell’Unità di Crisi permettendo in tal modo i ricongiungimenti familiari. Infatti non solo i feriti più gravi trasportati dai mezzi di soccorso, ma numerosi abruzzesi giungevano negli ospedali romani con i propri mezzi, abbandonando tutto. Era importante a quel punto monitorare anche negli ospedali la presenza di psicologi che si occupassero dei feriti.
Con il passare dei giorni giungevano informazioni anche da piccoli comuni del Lazio che stavano accogliendo degli sfollati. E’ giunto poi il momento, a quattro giorni dal terremoto, di recarsi a L’Aquila per integrare meglio l’attività svolta dal numero verde dell’ARES con quella del DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo).

E’ difficile descrivere le sensazioni che si provano nell’entrare in una zona nella quale i segni della catastrofe sono così evidenti, entrare nel caos organizzato di un centro di comando come quello della caserma di Coppito, ascoltare qualcuno che ti mostra la propria terra devastata, descrivendone la bellezza precedente, e sentire il racconto della disperazione e dell’orgoglio di appartenere a quella terra.
Una giornata intensa che mi ha permesso di individuare come convogliare il flusso delle informazioni e che mi ha coinvolto sia nella gioia di un ricongiungimento, che nel dolore di coloro che avevano perso tutto o quasi e vista sconvolta la propria vita in pochi minuti.

Nelle due settimane che hanno coinvolto la mia azienda nell’attività di soccorso e assistenza alle vittime e punto di riferimento per le ricerche dei ricoverati e degli sfollati nel Lazio, i momenti sono stati intensi ed intensa la condivisione delle emozioni con i colleghi con i quali abbiamo lavorato fianco a fianco, scoprendo come sia possibile, anche nella diversità di ruoli, funzioni e modalità di lavorare, trovare una integrazione che funzioni.

Era arrivato il momento di occuparsi dei soccorritori, di coloro che nella mia azienda erano partiti in soccorso alla popolazione nelle prime ore, durante le quali avevano incontrato morte, dolore e devastazione.
Attraverso il debriefing è stato possibile condividere le emozioni, i ricordi – anche di eventi personali precedenti – i pensieri: tutto è stato messo nello spazio comune del gruppo. Un’esperienza importante per tutti, compresa la conduttrice, una possibilità nuova per alcuni.

                                                                                  


 
 
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