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EDITORIALE
Rita Di Iorio
Cari amici e lettori come preannunciato, nel numero precedente della rivista, dedicheremo la maggior parte dello spazio di questo numero all’intervento degli psicologi dell’emergenza in Abruzzo. Non riusciremo a riportare tutto ciò che vorremmo condividere con voi, per cui alcuni articoli saranno inseriti anche nei numeri successivi della rivista.
Il nostro impegno è stato pressante e quotidiano, ancora oggi seguiamo la comunità di San Vittorino, stiamo accompagnando i primi abitanti nel ritorno alle loro case, nella ripresa della normalità, ed assistiamo ancora chi è rimasto nella tendopoli.
A San Vittorino si è creato ormai un gemellaggio tra i cittadini e i volontari di protezione civile del Comune di Roma ( compresi, ovviamente, noi psicologi). In questa comunità tra tutte le forze presenti si è creata molto presto un’armonia, una fiducia e stima che ha permesso ai soccorritori e ai cittadini di reggere tutte le situazioni difficili che si presentavano. Un lavoro integrato che ha permesso di condividere le sofferenze, sostenere i lutti e la gioia della ripresa dell’intera comunità.
Ma l’aspetto che più mi sembra importante rilevare è quanto l’intervento generale svolto dagli psicologi italiani dell’emergenza sia stato vasto e altamente professionale; per la prima volta nella nostra storia, grazie anche, ad un buon coordinamento nazionale della protezione civile. Certo diversi sono ancora i passi da fare per rendere la macchina del soccorso psicosociale più celere, organizzata e soprattutto omogenea.
Un terremoto di così vasta portata ha messo tutte le forze del soccorso in grosse difficoltà, ma la macchina operativa è ormai addestrata a rispondere in breve tempo e con professionalità. Noi volontari psicologi ci siamo trovati più in difficoltà degli altri volontari, perché pur essendoci i criteri di massima - le regole stilate dalla Presidenza del Consiglio, dalla Protezione Civile nazionale e regionale che guidano il nostro intervento psicosociale - la gestione e il controllo del nostro intervento richiede di una maggiore esperienza. In effetti, dal 1982 al 1992 tutto il mondo del volontariato si è trovato in una situazione similare, quanto abbiamo patito per giungere ad un regolamento e coordinamento da parte della protezione civile che permettesse di intervenire perfettamente organizzati. L’inserimento degli psicologi dell’emergenza è ancora giovane, ancora non è strutturato perfettamente in modo da evitare errori negli interventi.
Infatti, ciò che ha amareggiato gli psicologi specializzati in psicologia dell’emergenza, è che molti colleghi sono intervenuti nelle tendopoli non convocati dalla protezione civile e non seguendo i Criteri di Massima stilati dalla Presidenza del Consiglio, sono intervenuti individualmente, senza una formazione specifica, con il rischio di fare male e farsi del male.
Cosa ancora più grave è che tali colleghi sono intervenuti su richiesta di alcuni Ordini professionali (vedi articolo nel settore psicologia dell’emergenza). Questi hanno squalificato tutti coloro che hanno operato con professionalità, con coscienza del proprio ruolo, con il rispetto delle regole imposte dai Criteri di Massima.
La maggior parte dei colleghi, penso, sono intervenuti spinti da un forte desiderio di aiutare le vittime del terremoto, hanno messo a disposizione le proprie conoscenze, il proprio tempo, hanno riportato a casa un bagaglio emozionale difficile da elaborare. Tutto questo valore umano e professionale speriamo possa essere valorizzato, nei prossimi inevitabili interventi, all’interno della rete dei soccorsi.
Come sempre vi invito a far pervenire in redazione vostri commenti, lavori, ricerche, esperienze, inerenti i settori di cui la rivista si occupa e noi li inseriremo nella rivista.
Buona lettura