Il dis-Ordine degli Psicologi del Lazio - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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Il dis-Ordine degli Psicologi del Lazio

Archivio > Agosto 2009 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 8 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE
IL DIS-ORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO
CONSIDERAZIONI SULL’OPERATO DELL’ORDINE IN OCCASIONE DELL’EMERGENZA TERREMOTO.

Rita Di Iorio
Presidente Associazione Psicologi dell’Emergenze Alfredo Rampi                                                                                                     

La recente esperienza del terremoto in Abruzzo ha per la prima volta coinvolto un numero massiccio di colleghi per il soccorso psicologico alla popolazione, attraverso l'attivazione da parte del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile secondo i criteri dettati dalla legislazione vigente ("Criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi" Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2001; "Criteri di massima per l’intervento psicosociale nelle catastrofi" Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2006), in merito all’allertamento ed alla gestione della funzione sanitaria in emergenza.
Un evento così importante ha messo in evidenza, inevitabilmente, delle criticità, visto la vastità e la drammaticità dell’evento calamitoso da fronteggiare. Ma in alcuni casi tali criticità sono state  particolarmente dannose per l'immagine professionale degli psicologi, tali da obbligarci a richiedere l’intervento dell'Ordine Nazionale a garanzia della nostra professionalità.
In particolare, non è stato riconosciuta la professionalità degli psicologi formati specificatamente in Psicologia dell'emergenza. Ciò avrebbe permesso di tutelare la sicurezza e la salute di molti giovani colleghi che, mossi da solidarietà umana, ma senza possedere gli strumenti idonei per realizzare un intervento efficacie, si sono offerti di operare nell’emergenza, creando così un potenziale danno anche agli utenti. Infatti, a fronte della professionalità espressa da personale formato per l’emergenza, edotto sulle procedure di Protezione Civile e riconosciuto all'interno di enti ed associazioni di Protezione Civile, coordinate direttamente dalla Funzione Sanitaria del DiCoMaC (Direzione Comando e Controllo) e dei COM (Centri Operativi Misti), si è assistito a:                                    

  • Ordini professionali regionali (come l’Ordine degli psicologi del Lazio) che con scarsa conoscenza delle procedure e senza integrarsi con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile (che coordina tutti gli enti ed amministrazioni che partecipano ai soccorsi in caso di evento catastrofico che travalichi le potenzialità di risposta delle strutture locali), hanno attivato ed inviato in Abruzzo psicologi non formati nel settore, con possibili ricadute negative sugli operatori e sulla popolazione.

  • Psicologi o studenti in psicologia, inseriti in associazioni di volontariato operativo, che arrivati sul posto in veste di volontari si sono presentati come psicologi formati all'emergenza e sono intervenuti psicologicamente con la popolazione senza mettersi in rete con il responsabile e i colleghi del campo.


Questi comportamenti, oltre ad ostacolare l’attività di tutta la funzione sanitaria, hanno esposto la nostra professione a critiche e a svalutazione degli interventi psicologici, compromettendone l’immagine, nonostante la serietà e la professionalità della maggioranza delle attività realizzate in quest’area dagli psicologi dell’emergenza.  
Ci rammarichiamo, in particolare, che l’Ordine degli psicologi del Lazio non abbia usufruito del Gruppo di Approfondimento in psicologia dell’emergenza di cui facciamo parte, che operava già da 4 anni. Un lavoro prezioso che aveva fatto raggiungere alla Psicologia dell’Emergenza un ruolo centrale, riconosciuto dagli Enti preposti alla gestione dell’emergenza (Enti di protezione civile e di soccorso sanitario). Un lavoro intenso che solo per ricordare alcuni risultati più significativi, aveva dato all’Ordine l’opportunità  di stipulare un protocollo d’intesa con la Prefettura, la Provincia e il Comune di Roma, di produrre con il Comune e la Prefettura due pubblicazioni, di entrare a far parte del progetto nazionale "Scuola Sicura" (presieduto nella Provincia dalla Prefettura di Roma); in sintesi un lavoro che aveva permesso di presentare, alle Istituzioni della protezione civile e della sanità, una figura di psicologo dell’emergenza altamente  formata tecnicamente e professionale.

In particolare siamo rimasti sorpresi dal fatto che l’ordine del Lazio abbia:

  • Immobilizzato le attività del Gruppo di approfondimento in Psicologia dell’Emergenza proprio nel momento della grande emergenza in Abruzzo, per intervenire autonomamente in situazioni locali e interregionali.

  • Neutralizzato i protocolli di intesa già siglati con alcuni enti istituzionali.

  • Convocato, attraverso una telefonata veloce di un ragazzo inesperto, tutti gli iscritti all’Ordine, senza tener conto della professionalità nel settore che l’Ordine stesso aveva costruito.

  • Convocato per l’intervento in Abruzzo e poi sponsorizzato, in diversi ambiti pubblici e formativi, una sola Associazione, ignorando tutte le forze presenti nel territorio, principalmente le altre Associazioni facenti parte del Gruppo di approfondimento in Psicologia dell’Emergenza.


L’Ordine, non dovremmo ricordarlo noi, ha come sua funzione prioritaria quella di porsi come garante della professionalità e dell’eguaglianza degli psicologi e non quello della sponsorizzazione di una sola associazione a discapito di tutte le altre che operano in un determinato settore.
Muoversi in questa direzione comporta l’introduzione di una prassi scorretta, che crea un pericoloso precedente per la neutralità dell’Ordine, non coerente al suo mandato istituzionale.
Abbiamo manifestato, insieme all’Associazione "Psicologi per i Popoli" Lazio, ed insieme ai colleghi inseriti nei Dea ospedalieri (Pronto Soccorsi degli Ospedali del lazio), queste nostre critiche all’Ordine degli psicologi del Lazio.
Non abbiamo ancora ricevuto una risposta convincente e per noi soddisfacente. L’Ordine giustifica il proprio comportamento relativo all’invio di psicologi non preparati richiamandosi alla situazione di emergenza che si era trovata a fronteggiare. Si comprende bene che questa è un’argomentazione poco accettabile - è quasi un ossimoro - per una istituzione che pretenderebbe di operare in emergenza. Tale pretesa comporta un’organizzazione, preparazione, efficienza e non improvvisazione e dilettantismo.
Se la comunità internazionale ed il nostro stesso Ordine hanno deciso che per fronteggiare l’emergenza ci vogliono psicologi adeguatamente preparati e formati, non può derogare a questo principio proprio in caso di emergenza!
C’è da chiedersi, anche, se è previsto per statuto che l’Ordine possa intervenire in emergenza coordinando direttamente.
Quanto descritto avrà inevitabilmente la conseguenza di indurre i Referenti  dell’Associazione che fanno parte del Gruppo di apprendimento in Psicologia dell’Emergenza dell’Ordine degli Psicologi del Lazio  a presentare le loro dimissioni.


 
 
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