Abruzzo: l’intervento psicologico negli ospedali - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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Abruzzo: l’intervento psicologico negli ospedali

Archivio > Agosto 2009 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 8 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE
ABRUZZO: L’INTERVENTO PSICOLOGICO NEGLI OSPEDALI
Valutazione dell’ intervento psicologico nei confronti delle vittime del sisma
Danila Pennacchi
A.O. San Camillo Forlanini Roma- Resp. Prevenzione e Gestione del Rischio Psicologico, Referente Piano Intervento Psicologico in Ospedale


Quando si parla di Maxiemergenze si affrontano prevalentemente le problematiche inerenti i bisogni psicologici delle vittime e dei familiari sul luogo dell’evento e si discute sulla prevenzione dei PTSD e quindi della successiva presa in carico delle persone che manifestano una determinata sintomatologia. Spesso però si dimentica una fase altrettanto importante: quella relativa all’assistenza ospedaliera. Per questo motivo è nato il Progetto Europeo IPPHEC (Improve the Preparadness  to give Psychological Help in Event of Crisis) che ha come Project Leader il Ministero della Salute. Il Progetto IPPHEC ha l’obiettivo di sottolineare e far emergere l’importanza dell’intervento psicologico anche nella fase di accoglienza e/o ricovero in ospedale e di proporre, in questa fase, delle raccomandazioni sulle modalità di sostegno psicosociale da attuare in caso di maxiemergenze.
Ed è per questo motivo che come A.O. San Camillo Forlanini di Roma e come Coordinatore Scientifico del Progetto, con il supporto del Ministero della Salute e della Protezione Civile della Regione Lazio, mi sono recata in Abruzzo per valutare l’intervento psicologico effettuato negli ospedali che hanno accolto le vittime del sisma.
Non è stato un lavoro facile perché le notizie che giungevano a Roma erano frammentarie e poco precise e solo un lavoro prodotto sul campo ha potuto dare risultati concreti.
Dal punto di vista logistico sono stata ospitata dal COM2, gestito dalla Protezione Civile del Lazio, ubicato presso San Demetrio né Vestini a pochi chilometri dall’Aquila.
Ho effettuato una ricognizione dello stato operativo assistenziale avvenuto durante  il terremoto ed in particolare per quanto  riguarda l’assistenza psicologica effettuata nei Pronto Soccorso degli ospedali coinvolti nell’accoglienza alle vittime dell’evento ed ai loro familiari.
L’aspetto che mi ha colpito maggiormente è stato trovarmi di fronte  alle risposte assistenziali più svariate, indice di poca organizzazione in questo specifico settore.
Il fattore comune a tutte le situazioni valutate è stata comunque la mancanza di un Piano di Intervento Psicologico già predisposto e la successiva differenza nella  organizzazione immediata, con una evidente buona gestione della situazione in quelle strutture ove era già preesistente un rapporto di collaborazione tra le Direzioni Sanitarie ospedaliere e i Centri territoriali (Centro Salute Mentale, U.O. Consultoriale ecc.)
Questo purtroppo era prevedibile, in quanto gli psicologi in ospedale sono un numero veramente esiguo, quando addirittura non esistente.
In particolare però ha colpito la poca attenzione e sensibilità di un grande ospedale verso questo aspetto in quanto è emerso che, pur avendo alcuni psicologi in organico, non li ha utilizzati per l’accoglienza in Pronto Soccorso, né per il sostegno successivo durante il ricovero. E’ stato solo grazie alle iniziative personali dei colleghi che molte delle vittime ricoverate hanno potuto usufruire di un intervento psicologico.
E’ comprensibile pertanto che altri ospedali che dovrebbero ricevere il supporto dello psicologo da questo complesso ospedaliero nelle situazioni di routine, e non riescono ad ottenerlo, non lo abbiano ricevuto neanche in occasione del sisma. In questi casi è stato utilizzato per la prima accoglienza, quando possibile, il personale che aveva una formazione nel campo psicosociale e nella comunicazione in situazioni di crisi.
Situazione del tutto diversa in altri ospedali dove, pur non avendo psicologi in organico, le Direzioni Sanitarie sono attente a queste problematiche ed hanno prontamente attivato  i Servizi Territoriali ove erano presenti psicologi,  che hanno risposto immediatamente ed hanno gestito le varie fasi: dall’arrivo in ospedale al sostegno successivo alle dimissioni.


In uno di questi ospedali, pur non avendo un Piano già predisposto, è stata organizzata una presa in carico differenziata sin dall’ingresso in Pronto Soccorso. Sono state predisposte equipes composte da due psicologi con l’incarico di occuparsi dell’accoglienza psicologica e di quelle situazioni che necessitavano di una maggiore attenzione. Per queste ultime è stato messo a disposizione, sempre nell’area del Pronto Soccorso, un locale idoneo a colloqui più lunghi e con il bisogno di una maggiore privacy (per es. in caso di comunicazione di decessi). Successivamente è stato organizzato un sostegno psicologico alle persone ricoverate con l’apertura di un gruppo "aperto" dove, sia durante che dopo il ricovero, le persone potevano trovare uno spazio di ascolto.
In un altro contesto, in attesa dei servizi territoriali allertati, il personale del Pronto Soccorso ha messo in atto le competenze appena acquisite attraverso un corso di formazione sui temi dell’emergenza, svolto di recente.

Quanto osservato in questa occasione ha messo in evidenza che anche nella fase  ospedaliera è necessario sviluppare:
una Cultura della psicologia dell’emergenza e una formazione  in questo campo;
una pianificazione della risposta psicologica agli eventi catastrofici che permetta di affrontare in maniera adeguata ed immediata la situazione contingente;
una Rete di collaborazione che lavori trasversalmente nelle varie fasi del soccorso.
Tutto questo in una duplice visione:
quando sono presenti gli psicologi in ospedale;
quando in ospedale non sono previsti psicologi, quindi sono i servizi territoriali che devono farsene carico.

Voglio ricordare inoltre l’emozione di due Direttori Sanitari che mi hanno colpito per i loro racconti. Il primo quando ha descritto il collega che è prontamente accorso in Pronto Soccorso ad aiutare le vittime, pur avendo perso moglie e figlia nel disastro e l’altro, da sfollato in un albergo del litorale, che aveva perso le sue radici e accennava, smarrito, alla sua esperienza con una riservatezza ed un pudore che ho ritrovato in molte delle persone che hanno vissuto questo inferno.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti i Direttori Sanitari che ho coinvolto nella mia indagine e che si sono mostrati disponibili ad aiutarmi.



                   



 
 
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