Le fobie sotterranee - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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Le fobie sotterranee

Archivio > Aprile 2007 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 1 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

Fobie sotterranee.
L’importanza delle emozioni profonde nella gestione di un evento traumatico
Ilaria Ripi
(Psicologa dell’associazione PSIC-AR)

In quanto psicologi dell'emergenza la nostra curiosità, in relazione all'incidente nella metro A, si aggira intorno a territori dai confini sfumati, che hanno poco a che fare con la ricerca di una certezza investigativa, ma che hanno al loro centro le sensazioni delle persone coinvolte nella situazione. Ci siamo chiesti molte cose: cosa ha funzionato, cos’altro si sarebbe potuto fare, ma ci siamo chiesti soprattutto: perché un incidente nella metropolitana è molto più spaventoso di quanto non lo sarebbe al di fuori? Non crediamo, infatti, che sia un’ipotesi troppo azzardata il ritenere che la maggior parte delle persone è molto più spaventata all’idea di subire un incidente sotto terra rispetto ad uno stesso evento all’aperto.
Alcune spiegazioni sembrano ovvie, ma vanno ricordate, perché corrispondono a fatti oggettivi: la quantità di persone presenti, la difficoltà a raggiungere immediatamente la superficie a causa della folla, l’avere minori vie di fuga rispetto ad uno spazio aperto ecc.
In realtà riteniamo che sia utile considerare un’ulteriore spiegazione, che ha a che fare con qualcosa di meno certo e meno comprensibile razionalmente.
In parole più semplici: cosa vuol dire a livello profondo subire un incidente nella metropolitana?
Per comprendere da un punto di vista emotivo questa situazione, è utile menzionare quella che è forse la reazione più estrema, e cioè un particolare stato noto come claustrofobia.
Come tutte le fobie, anche in questo caso si tratta di una paura di cui la stessa persona che ne soffre riconosce l’irrazionalità, nel senso che non riesce a collegare la sensazione a nessun pericolo reale per cui la ritiene eccessiva, fuori luogo; contemporaneamente ne sente tutta la forza e l’impossibilità di controllo. La claustrofobia è classificata tra le fobie situazionali, quelle, cioè, che si presentano solo in determinate circostanze. In questo caso ciò che spaventa è il trovarsi negli spazi chiusi (claustrum), o comunque ristretti. La paura si manifesta con senso di mancanza d’aria che può arrivare fino ad un senso di soffocamento, e all’idea angosciante di non avere via d’uscita, di essere in trappola. A livello fisiologico si ha una sensazione di restringimento delle vie aeree, di incapacità di fare un respiro completo, di espandere il torace. La persona che vive una crisi di ansia claustrofobica deve trovare al più presto una via per uscire dal luogo in cui si trova; una volta all’aperto i sintomi scompaiono, o comunque si riducono sensibilmente.
Da un punto di vista psicodinamico la claustrofobia è stata interpretata in diversi modi. Freud la faceva risalire a conflitti interni tra le istanze psichiche: i contenuti dei conflitti che la coscienza non può tollerare vengono spostati all’esterno, verso qualcosa che apparentemente non ha nulla a che fare con essi.
Altre interpretazioni considerano la claustrofobia come espressione di una costrizione esistenziale, e cioè la percezione, in forma non cosciente, di un impedimento nella propria espressione e realizzazione nella vita. Ancora, altri fanno risalire questa fobia all’esperienza della nascita, e al trauma derivante da essa e ancor di più da eventuali problemi durante il parto.
Senza scendere ulteriormente nel dettaglio, è importante sottolineare l'aspetto che unisce i vari tentativi di spiegazione, che può essere rintracciato nella determinazione inconscia della claustrofobia: l’ansia che si percepisce è il segnale della presenza di un pericolo nell’inconscio.
Non va dimenticato che nella metropolitana ci troviamo non soltanto in un luogo chiuso, ma anche sotterraneo, che evoca paure ataviche e difficilmente controllabili. L'immagine del sotterraneo, nella nostra mente, racchiude idee legate a contenuti spaventosi per l’essere umano: anche non chiamando in causa la paura del ritorno alla terra intesa come grembo materno, è immediato collegare lo stare sotto terra alla paura della morte, come paura di essere seppelliti. Inoltre il mondo sommerso evoca l’idea di una discesa in un posto non illuminato, senza gli abituali punti di riferimento; è il luogo in cui ci si può perdere, dal quale si ha paura di non poter più uscire. E' facile il richiamo alla sofferenza, alla depressione, allo "sprofondare" in un territorio buio e pericoloso.
Si può dire che il sotterraneo raccoglie le immagini relative alla parte più difficile da elaborare coscientemente, quella legata a tutti gli aspetti oscuri della vita, gli aspetti  che attraverso la civilizzazione l’essere umano ha cercato di controllare. Si tratta del terreno più oscuro, irrazionale, profondo, il luogo dei contenuti da cui l'uomo ha sempre cercato di liberarsi. E' la parte più  sconosciuta e, proprio perché sconosciuta, la più temuta. Insomma è il luogo dell’inconscio che più viene negato, più viene temuto.
Non dobbiamo stupirci, dunque, se il trovarsi a contatto con quest’area, per di più in modo traumatico come può avvenire in un incidente, possa evocare immagini che attivano sensazioni che hanno poco o niente a che fare con la razionalità, ma che scatenano paure infantili e antiche.


 
 
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