PERCHÉ UN PREMIO LETTERARIO PROMOSSO DAL CENTRO RAMPI? - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
Vai ai contenuti

Menu principale:

PERCHÉ UN PREMIO LETTERARIO PROMOSSO DAL CENTRO RAMPI?

Archivio > Aprile2015 > Speciali

C.I.P. n. 25- SPECIALI

PERCHÉ UN PREMIO LETTERARIO PROMOSSO DAL CENTRO RAMPI?
Brevi riflessioni e grandi ringraziamenti al termine della prima edizione
di Michele Grano
Ideatore e coordinatore del Premio Alfredo Rampi



Figura 1 – Michele Grano durante il suo intervento

All’interno delle molteplici attività realizzate con il Centro Rampi, incontriamo tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze, in contesti diversi e variegati: dalle scuole ai centri di aggregazione giovanile, dai campi estivi alle situazioni di intervento con bambini vittime di emergenze, traumi, crisi.
In ciascuno di questi ambiti, il più delle volte,
il canale privilegiato per entrare in contatto vivo e profondo con loro è quello espressivo e vivido delle storie, della creatività, del gioco, della fantasia, anche nelle circostanze che sembrano più dure e difficili (anzi, le storie si rivelano più indicate proprio in tali situazioni, poiché aiutano i piccoli ad avvicinare le proprie emozioni e i propri pensieri in maniera più favorevole e delicata).
Probabilmente questa evidenza – accanto all’idea sognatrice e ambiziosa di promuovere la letteratura – è stata la prima leva che ci ha stimolato nel promuovere il "Premio Alfredo Rampi - Letteratura e Infanzia": desideravamo proporre un evento culturale che incoraggiasse la narrazione, il confronto, la condivisione, la domanda di senso su tematiche care alla nostra associazione, e in particolare quelle legate all’infanzia e all’adolescenza.



Figura 2 – Il logo del Premio Alfredo Rampi, realizzato da Andrea Bennati

Il sogno del Premio si colloca, seppur in maniera originale, all’interno della proposta culturale ed educativa che l’associazione porta avanti fin dalla sua nascita: bambini e ragazzi sono da sempre i primi beneficiari dei progetti e degli interventi del Centro Rampi, quali protagonisti attivi e creativi dei percorsi suggeriti.
Il Premio è dedicato in primis a loro e a quanti si interessano, a vario titolo, di infanzia e adolescenza: a mamme e papà, educatori, insegnanti, psicologi, scrittori, curiosi e, in fondo, a tutti gli adulti che – parafrasando la bellissima frase di Saint-Exupéry – non sempre ricordano di essere stati bambini una volta…




Nell’ideare il Premio siamo stati guidati dall’idea di non circoscrivere la creatività degli scrittori. Per questo motivo abbiamo aperto il concorso a opere eterogenee, legate dal filo conduttore – fragile, forte – dell’infanzia. La storia della letteratura è piena di opere che, pur rivolgendosi apparentemente al modo dell'infanzia, celano messaggi profondi e significativi per i "grandi". Viceversa, non tutti i libri che hanno per protagonisti bambini e ragazzi si rivolgono a loro.
Alla luce di questa riflessione, abbiamo volutamente lasciato riferimenti molto ampi per candidarsi al premio, aspettandoci sia opere relative alla "letteratura sull’infanzia" – su tematiche riguardanti il mondo di bambini e adolescenti (non necessariamente indirizzate a un pubblico di piccoli lettori) – sia opere di "letteratura per l’infanzia".
Inoltre, abbiamo dedicato una sezione del premio al "rischio", quale tema che potesse unire in un significante intreccio il mondo dell’infanzia e quello della letteratura, interessando da vicino alcune aree proprie della mission del nostro Centro. Abbiamo denominato tale categoria speciale "Mi rischio tutto!" cercando di suggerire, con la scelta dello slogan, la possibilità di affrontare le tematiche relative al rischio con uno stile inedito che non spaventi o annoi (adottando, ad esempio, un approccio positivo e non catastrofista, ludico e non allarmistico, aperto e non minaccioso, ironico  e non serioso… dunque davvero utile e non controproducente!).
Il sorprendente risultato di questa prima edizione si può rinvenire nelle opere che presentiamo: il romanzo "Il diario allegro di Leopoldo Klein", l’antologia di racconti "Io posso volare" e l’e-book "Mi rischio tutto!" che dedichiamo con piacere a bambini, ragazzi e adulti; ci sono storie da leggere insieme, storie che possono parlare al bambino che ciascuno è o è stato, storie per i più grandi… In ogni caso, racconti "veri" – cioè sentiti e mai retorici o manierati – fondati su quel terreno fatto di reale fantasia, creativa autenticità, cruda bellezza, che piccoli e grandi possono condividere (del quale, spesso, i bambini sanno già più di noi).
Sono vere le storie come quella narrata da Rita Rocca nel suo racconto primo classificato "Io posso volare" (che dà il titolo all’antologia), ispirato alla storia reale di un bimbo del Kurdistan turco. Ma sono vere anche le fiabe, come suggerisce Italo Calvino nella sua introduzione alla preziosa raccolta delle "Fiabe italiane", poiché contengono al loro interno gli elementi tipici e archetipici dell’uomo, e riescono a offrire interessanti chiavi di lettura – eterne e primigenie, eppure sempre nuove e creative –  per aiutarci a decifrare la complessità del reale.



I racconti e le storie – e in particolare proprio le fiabe e le favole – hanno grande valore nella costruzione della personalità e nella conoscenza di se stessi perché affrontano le tematiche psichiche fondamentali in cui è possibile rispecchiarsi. Sono potenti mezzi espressivi che ci aiutano a conoscere le nostre emozioni e ad armonizzarci con le nostre paure e i nostri desideri, suggerendo soluzioni alle difficoltà.
Le storie educano il nostro immaginario, formano la nostra coscienza. Hanno il grande merito di favorire confronto con il nostro lato ombra, con i lupi, le streghe e tutti i mostri che vivono nel nostro mondo interiore e relazionale, permettendoci di esorcizzarli, conoscerli, affrontarli, trascenderli.
Come ha scritto in proposito Gilbert K. Chesterton: "Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, i bambini lo sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi possono essere sconfitti".
Probabilmente e paradossalmente oggi avrebbero più bisogno di fiabe gli adulti, per re-imparare a fare i conti con l’irrazionale e l’impossibile, grazie alla forza espressiva di quell’universo non edulcorato, vivace e profondo, che solo le fiabe riescono a custodire e donare.



Al termine di queste riflessioni, che l’esperienza del Premio ha fatto crescere e maturare in me, sento di ringraziare – anche a nome di tutta la nostra Associazione – le  persone e le istituzioni che hanno aderito alle diverse fasi del progetto con entusiasmo e professionalità, contribuendo al successo dell’iniziativa.
Grazie al presidente della Giuria, Walter Veltroni, e a tutti i giurati per il lavoro prezioso e professionale.
Un grazie ancora più grande a coloro che ci hanno inviato i loro romanzi e racconti, le loro fiabe, le loro storie… tutti gli autori, piccoli e grandi, che hanno aperto il loro cuore e la loro intelligenza per regalarci delle piccole perle di narrazione, bellezza, riflessione, commozione, sogno.  
Un ultimo, particolare ringraziamento a Leopoldo Klein, questo ragazzino nato dalla penna di Alessandro Gioia, che ci ha permesso di entrare in punta di piedi nel suo mondo interiore – fragile e sofferente, poetico e resiliente – regalandoci riflessioni acute, sorprese, lacrime e sorrisi, ma soprattutto un po’ di quel "sogno" e quella "libertà" che solo i bambini conoscono.



Per concludere vorrei condividere un’ultima citazione, scritta su un social network da Corrado Roda (primo classificato nella sezione "Mi rischio tutto", con il suo meraviglioso racconto "Tia, Lia e… Dollo"), che mi sembra racchiudere in poche righe lo spirito del nostro Premio: "Credo fortemente che cultura e sociale debbano camminare mano nella mano e le realtà che le fanno incontrare siano come la terra buona dove piantare una tenda".







 
 
Cerca
Torna ai contenuti | Torna al menu