Il resoconto degli psicologi dell’emergenza in formazione - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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Il resoconto degli psicologi dell’emergenza in formazione

Archivio > Aprile 2012 > Esercitazioni

C.I.P. n. 16 - ESERCITAZIONI

ESERCITAZIONE VULCANO 12
Il resoconto degli psicologi dell’emergenza in formazione
Chiara Camber, Svenja Carlone, Laura Ianovitz, Loris Pessina
Psicologi, stagisti Lumsa

Sabato 28 gennaio 2012, ore 8.15, è una giornata che a primo acchito appare uggiosa e freddina! Lo spiazzo antistante il pala ghiaccio, luogo dell’appuntamento tra i partecipanti, comincia ad animarsi di colori e voci. Ci troviamo a Cava dei Selci, Marino, per partecipare all’esercitazione di Protezione Civile che è stata organizzata per testare il piano di Protezione Civile e comunale oltre al modello d’intervento per l’attivazione della catena del soccorso alla popolazione all’interno della quale è previsto il supporto psicologico. Il comandante della polizia locale, Alfredo Bertini, coordinatore Protezione Civile, ci spiega che la motivazione di questa esercitazione nasce dalla presenza sul teritorio di un fenomeno di emissione anomala di gas (CO2) dalle faglie del vulcano dei Colli Albani (vulcano non più attivo, quiescente dei Colli Albani area Cava dei Selci, Marino). L’esercitazione, denominata "Vulcano 12", ha visto la partecipazione della popolazione, di vigili del fuoco, medici, vulcanologi, Croce Rossa, e di un gruppo di psicologi dell'emergenza del Centro Alfredo Rampi, esperti nell'intervento in situazioni di panico e postraumatiche da stress. Il nostro gruppo di psicologi dell’emergenza in formazione è composto da Chiara, Laura, Loris e Svenja: quattro psicologi "stranieri in patria" nel senso che non conoscevano né i nostri colleghi di PSIC-AR né il territorio…l’unica certezza in quel momento era il profondo legame d’affetto e di stima che ci unisce da sempre. La prima ora della giornata trascorre tra le nuove conoscenze di psicologi, operatori di Croce Rossa ecc. Dal piazzale di ritrovo, a scaglioni ci siamo recati all’area destinata ad accogliere il campo, sotto lo sguardo "vigile" e curioso della popolazione (addirittura, un passante più "coraggioso" ci chiede: "state girando un film?").


Foto 1: psicologi dell’emergenza in azione

Eccoci al campo, facendo una rapida panoramica, tutti sono "distribuiti" nel settore di competenza. Nella tenda del PMA, la nostra, c’era un "pullulare" di psicologi pronti ad intervenire…ed ecco il via, si "accende il motore", quello dell’emergenza dove tutto può accadere…attendiamo le direttive, l’adrenalina sale, ma comunque manteniamo la calma per capire effettivamente l’obiettivo da raggiungere. Prima direttiva, contrordine, cambio di vestiario (indossiamo le tute bianche per fare gli interventi), cambio di squadre.

Prima squadra: Chiara con collega PSIC-AR:
Compito: soccorso ad una famiglia con 2 bimbi piccoli all’interno del loro alloggio facendo sì che possano evacuare in velocità. Le signore presenti erano in uno stato decisamente alterato e saranno accompagnate al campo grazie all’intervento della CRI.
Seconda squadra: Laura con Loris
Entrambi accompagnati da un’operatrice della Croce Rossa ed un vigile urbano che indicava la strada, ci siamo diretti, verso una palazzina al centro del Paese, dove abitava una famiglia di cittadini cingalesi che dovevano essere evacuati immediatamente dalla loro abitazione e accompagnati al Campo allestito poco distante. Problemino: bisognava infilare la mascherina anche ai bimbi…che fare?! Ci mettiamo a giocare al cucù ed ecco che la mascherina come d’incanto diventa un giocattolo meraviglioso!
Prima e Seconda squadra
Arrivati al campo abbiamo accompagnato le donne ed i bambini nella tenda della Croce Rossa per permettere che venissero eseguiti i controlli del caso dai medici. Rassicurati sul loro stato sanitario li abbiamo accompagnati nella tenda che era stata messa a disposizione di noi psicologi. Ecco che troviamo Michele psicologo dello PSIC-AR che era riuscito a creare un angolo all’interno della tenda come zona giochi per i bambini. Che meraviglia vedere bimbi che non si conoscevano tra loro interagire con l’aiuto degli adulti e quanta serenità le loro risate!
Ecco che parte la Terza ed ultima squadra: Svenja con collega PSIC-AR
Svenja fino a quel momento era rimasta al PMA assieme agli altri con il compito di recepire informazioni utili sull’intervento dei colleghi psicologi. Con lei Paola, collega PSIC-AR con la quale si appresta ad andare in un altro appartamento. Dopo aver conosciuto i componenti della famiglia, ad entrambe sorge un dubbio "siamo sicuri che è solo una simulata?"… in  casa c’è molta confusione, nonostante non si conoscessero è bastato uno  sguardo tra loro per sapere chi si occupava di chi…in modo del tutto naturale.


Foto 2: l’interno del PPA

Per tutti noi le cose più importanti son state il cercar di stabilire con le persone un contatto caldo, gentile e rassicurante…e ci siam resi subito conto che in quel momento la sola nostra  presenza doveva essere discreta e rassicurante, il loro primo bisogno era quello di non "essere invasi". Il nostro intento comunicargli "io ci sono", la rassicurazione, stabilire un’atmosfera di fiducia. Abbiamo avuto conferma che anche i silenzi riuscivano a comunicarci molto:  una molteplicità di nostre e loro emozioni…ed ecco lo STOP, fine dei giochi! Giorni come questi, vere esercitazioni sul campo sono fondamentali per l’emergenza, non solo per gli psicologi. Ad una buona preparazione contenutistica diventa d’obbligo, nel contesto dell’emergenza, esercitarsi concretamente al fine di sperimentare e sperimentarsi. Questa esercitazione ci ha dato la possibilità di confrontarci con una varietà d’utenza possibile, dai bambini agli anziani che possiamo incontrare in qualsiasi altro evento reale.  Come psicologi dell’emergenza, quando operiamo cerchiamo di tenere sempre presenti queste parole chiavi: proteggere, guidare, connettere e valutare. Il filo conduttore che accomuna questo "processo" si chiama emozione…che tutt’oggi mantiene forte la motivazione per questo lavoro. E’ stata importante la formazione specifica nel campo dell’emergenza, un’esperienza da tutti condivisa che ci ha fatto sentire appartenenti ad un gruppo. L’importanza di conoscere l’altro in un contesto emergenziale è stata sentita come rassicurante e protettiva nei confronti di noi stessi. Secondo Lewin (1951) il gruppo è una totalità dinamica caratterizzata dalla stretta interdipendenza delle sue parti. Nel nostro caso si parla di interdipendenza del compito, che fa sì che lo scopo del gruppo determini un legame fra i membri in modo tale che i risultati delle azioni di ciascuno abbiano delle implicazioni sui risultati degli altri. Il gruppo è un organismo vivo, che funziona in modo non semplicemente sommativo rispetto alle diverse individualità dei membri che lo compongono, anche se ovviamente non in modo indipendente da questi vari individui che fra loro interagiscono. Per questo riteniamo che il gruppo costituisca, pur con tutte le sue debolezze, una forza le cui potenzialità sono più che mai necessarie per agire nell’emergenza.


Foto 3: Psicologi durante il lavoro con le vittime

Esercitazioni di questo tipo dovrebbero venire effettuate capillarmente in base ai rischi specifici su tutto il territorio e coinvolgere direttamente la popolazione, ricordandosi che la paura di un evento sconosciuto scatena il panico, che rende di difficile gestione la situazione, per non aver paura bisogna conoscere il fenomeno. Nel corso del tempo (2 ore circa) ci siamo ritrovati tutti al PMA, ognuno seguiva gli abitanti presi in consegna ma tutti con un occhio al collega, pronti a dar eventualmente man forte. Lo spirito di gruppo era già nato ed è stato consolidato attorno ad un tavolo nelle mitiche "fraschette"…! Forse per molti sarà stata la solita esercitazione, una di quelle che cosi…per far star buoni i "vertici" è giusto fare, ma per noi no! Ci siamo confrontati con un mondo che, anche se fittizio, ci ha fatto comprendere quanto sia importante esserci, quanto sia fondamentale la conoscenza dell’altro, ma soprattutto come sia indispensabile il sapere di noi stessi. Scontrarsi con i propri limiti, le proprie consapevolezze, riscoprire  valori quali l’altruismo, sentirsi pazienti e capaci di ascoltare come forse mai abbiamo fatto…questo è stata per noi la giornata. Con la speranza che ce ne siano sempre di più, per poter crescere come singoli ma all’interno di un meccanismo talmente forte e importante…perché l’esercitazione di oggi potrà divenire la realtà di un giorno ed allora…dovremmo farci necessariamente trovare pronti.




 
 
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