Intervento di prevenzione di fronte ad una discoteca - Conosco Imparo Prevengo

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Intervento di prevenzione di fronte ad una discoteca

Archivio > Agosto 2008 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 5 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

INTERVENTO DI PREVENZIONE DI FRONTE AD UNA DISCOTECA
IMPRESSIONI DI UNA PSICOLOGA ALLA RICERCA DEL GUIDATORE SICURO
Gabriella Mosca

(Psicologa  dell’educazione. PSIC-AR -psicologi dell’emergenze Alfredo Rampi)

Ho partecipato alle prime due serate organizzate di fronte la discoteca "Qube" in via di Portonaccio a Roma per il progetto "Bob", che si proponeva di incentivare la responsabilità alla guida e la sicurezza stradale. Il progetto prevedeva degli interventi volti ad individuare, nei piccoli gruppi di ragazzi che arrivavano nel locale in macchina, il guidatore designato (Bob), colui, cioè, che si impegnava a non assumere alcolici durante la serata e a guidare quindi sobrio durante il ritorno, assumendosi la responsabilità di riportare a casa sani e salvi gli amici. Abbiamo piazzato accanto all’entrata del locale il nostro stand, in cui raccoglievamo le adesioni ad essere il Bob, misuravamo il tasso alcolico all’entrata e all’uscita dal locale, offrivamo succo di frutta o caffè e ingresso gratis per il Bob che aveva rispettato il patto di non assumere alcolici.
Ciò che mi ha subito colpita durante il mio intervento è stata un’inaspettata, molto positiva, risposta dei ragazzi. All’inizio c’era sicuramente la curiosità, da parte di tutti, di capire cosa fosse lo stand di fronte l’entrata e cosa facessero quei volontari di protezione civile…
In prima battuta ho cercato di carpire questa loro curiosità. Avvicinandomi a un gruppetto, dicevo: "ragazzi, posso spiegarvi cosa stiamo facendo qui e cosa è quello stand?" oppure, rivolgendomi direttamente a uno dei ragazzi, a bruciapelo, gli dicevo: "vuoi essere per stasera il nostro BoB?". Dopo aver attirato la loro attenzione, cominciavo a parlare e tutti si dimostravano interessati a capire e sapere. Spiegavo che eravamo lì per promuovere la guida sicura e in particolare diffondere l'abitudine di designare a turno nel gruppo una persona che s’impegnasse per quella particolare serata a non bere alcol, facendosi carico di trasportare in sicurezza gli amici.
Li invitavo a nominare nel gruppo il loro BoB prima di entrare a ballare così che il gruppo potesse avere un conducente che all’uscita della discoteca li portasse sani e salvi a casa. Li informavo che se all’uscita dalla discoteca il guidatore designato fosse risultato "negativo" all’alcol test, avrebbe ricevuto un ingresso omaggio per un’altra serata in discoteca più una serie di gadget.
Nell’approccio iniziale consegnavo anche dei depliant informativi dove erano contenuti consigli pratici alla guida sicura, i valori tollerabili di alcol nel sangue e informazioni su quali potevano essere le bibite che li facevano superare (per es. un bicchiere di vino ecc.).
Rispetto a questo, molti ragazzi mi chiedevano quanto avrebbero potuto bere in modo da non superare il valore consentito. "A quanto corrisponde un bicchiere di birra?" .
Una volta spiegata la finalità del progetto (consentire ai giovani di divertirsi nei fine settimana in tutta sicurezza) le reazioni dei ragazzi erano diverse: alcuni si offrivano subito spontaneamente per essere il guidatore designato, altri venivano invece designati dal gruppo attraverso la loro incitazione a fare il BOB, e magari, rivolgendosi a un altro del gruppo, la persona indicata diceva: "la prossima volta però lo fai tu". L’incitazione del gruppo aveva molta efficacia sul Bob, che si sentiva scelto e responsabilizzato dagli altri per essere colui che quella sera si sarebbe preoccupato di portarli a casa. E così dopo aver individuato il bob, lo portavo con me nello stand per fargli firmare una scheda in cui ogni bob si firmava con un nomignolo e consegnargli il braccialetto che lo avrebbe designato come il guidatore della serata.
Una delle risposte più frequenti era "ma se non bevo, non mi diverto". A questo punto spiegavo  che la mia idea, che rispecchiava l’intento dell’intero progetto, non era quella di limitare il loro divertimento; ritenevo anzi importante che uno del gruppo si facesse garante proprio del fatto che il divertimento proseguisse per tutta la sera, senza, però, che nessuno ne pagasse le conseguenze. Questa piccola "dichiarazione d’intenti" mi aiutava a stimolare il gruppo a decidere chi quella sera sarebbe stato il garante del "divertirsi, ma senza rischi".
Diversi ragazzi avrebbero dato volentieri la propria disponibilità, ma già prima di arrivare in discoteca avevano bevuto troppo. Con questi, dopo aver indagato su quanto avessero bevuto, stipulavamo il patto:  non avrebbero assunto nessun tipo di alcolico per tutta la serata e se il tasso alcolico all’uscita fosse sceso al di sotto del limite consentito avrebbero comunque ricevuto il premio. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che tra questi ragazzi la maggior parte manteneva la promessa fatta a me e agli altri del loro gruppo ed effettivamente ho potuto constatare che il tasso alcolico alle cinque di mattina era sceso al di sotto di 0,5 (limite consentito). In generale all’uscita i ragazzi si mostravano molto soddisfatti quando risultavano negativi al test, dimostrando di aver mantenuto il patto fatto a me e al gruppo. Molti mi chiedevano se mi ricordavo il nomignolo che mi avevano dato all’entrata dimostrandosi contenti quando me lo ricordavo. Ovviamente non tutti i ragazzi hanno rispettato in pieno il patto: per molti, all’uscita, il tasso alcolico non era sceso e quindi li ho convinti, dopo una breve discussione riguardo i rischi inutili che avrebbero corso mettendosi alla guida "alticci", a lasciare la macchina e chiamare un taxi.
Va detto che per quanto riguarda in particolare la prima serata, il nostro intervento ha assunto anche una connotazione che potrei definire di vero soccorso: alcuni ragazzi si sono sentiti male avendo fatto un uso eccesivo di alcol e forse di altro. In quell’occasione ho con piacere notato l’impegno dei loro amici nel sostenerli e aiutarli e la loro gratitudine per l’aiuto che gli offrivo senza giudicarli, tanto che alcuni di questi mi hanno chiesto quando si sarebbe ripetuta l’iniziativa perché avrebbero voluto fare il bob. Effettivamente, con molta soddisfazione da parte mia, così è stato: ragazzi che la prima sera facevano fatica a tenersi in piedi per eccesso di alcol, la seconda sera sono arrivati direttamente da me completamente sobri a chiedermi di poter fare il bob per poi rispettare il patto e portare gli amici sani e salvi a casa.
Da quest’esperienza mi porto dietro un profondo senso di fiducia. Fiducia nei giovani che, nonostante la diffidenza iniziale, nonostante alcune difficoltà, ho trovato molto disponibili e soprattutto molto motivati, a dispetto di ciò che spesso si pensa, a considerare e preservare la propria salute e la propria integrità fisica (alcuni dei ragazzi mi raccontavano che già da qualche tempo avevano l’abitudine di decidere che uno di loro rimanesse sobrio).
Fiducia nella possibilità di collaborare con le istituzioni e con i privati per occuparsi della sicurezza e della salvaguardia della persona.
Fiducia nella considerazione che un piccolo passo è stato fatto (e altri se ne possono fare) nella sensibilizzazione alla guida sicura.



 
 
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