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PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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Io vittima invisibile

Archivio > Aprile 2009 > Formazione e scuola

C.I.P. n. 7 - FORMAZIONE E SCUOLA

La formazione dello psicologo delle emergenze: esercitazione del 17 gennaio 2009
“Io Vittima Invisibile”
Alessia Rosa
Dottore in psicologia, allieva corso Alta Formazione in psicologia dell’emergenze ambientali e civili

Sabato…primo pomeriggio! Dopo un viaggio in metro e poi in autobus, presi da casa al posto prestabilito assieme a due compagni di destino, sono arrivata nella località Case Rosse: un agglomerato di non più di dieci case adagiate ai lati della via Tiburtina, poco fuori il Raccordo.
Nel mio animo albergavano sentimenti contrastanti. Ero contenta di fare l’esperienza della simulazione perché ero e rimango convinta che il modo migliore per aiutare gli altri sia sapere cosa stanno provando e quindi testare sulla propria pelle tutto ciò che comporta il trovarsi in una situazione di pericolo. Ero anche un po’ nervosa, spaesata ed impaurita. Arrivata a destinazione, presa come gli altri dalla curiosità e in attesa di sapere quale ruolo avrei ricoperto, ho iniziato a girovagare per lo scenario del disastro ancora in allestimento.
Successivamente sono stata chiamata, assieme agli altri colleghi di simulazione, in una saletta per il briefing, dove i responsabili ci hanno spiegato come si sarebbe svolta la simulazione e i ruoli che avremmo dovuto sostenere. Siamo stati divisi in due gruppi: Vittime e Familiari. Io, Alessia, sono la vittima numero uno: figlia unica, mio padre, una persona tranquilla, precisa e impassibile è l’amministratore del palazzo in cui ci sarà la fuga di gas, mia madre, ansiosa e istintiva è l’opposto di mio padre.
Lo stato fisico da simulare è: perforazione del timpano, lo stato psicologico: ipomaniacale. Mi hanno vestita con abiti vecchi e cosparso  viso e  mani con sangue finto. In seguito, assieme alle altre vittime e al responsabile psicologo, abbiamo discusso sugli atteggiamenti da sostenere a seconda del ruolo assegnato.
Sabato…tardo pomeriggio! Tutto pronto…si comincia! Io vengo sistemata nel portabagagli di un’auto. Ormai è quasi notte e fa freddo! Arrivano i primi soccorsi! Sento le grida dei familiari accorsi sul luogo dell’incidente…Mia madre urla il mio nome! Un brivido mi attraversa la schiena…sarà il freddo! Non riesco a capire bene cosa stia succedendo! I vetri si sono appannati…Si vede poco! Ogni tanto sembra che la situazione si vada tranquillizzando. In alcuni momenti avverto solo la mazzetta che batte sul palo della luce…ma improvvisamente ritornano le grida! Ritorna a farsi sentire mia madre ed io avverto sempre le stesse sensazioni! Capisco che non è il freddo…sono io! Per allontanare la sensazione di disagio mi ripeto che è una simulazione…Adesso le voci dei soccorritori sono più vicine! Un volontario della protezione civile mi chiede se tutto è a posto, io non rispondo. Mi aiuta ad uscire dal portabagagli. Questa volta tremo  perché il freddo si fa sentire veramente. I soccorritori mi parlano ma io non rispondo, cerco di fare opposizione, inizio ad agitarmi e, come da copione, mi bloccano. Dopo un po’ esco dallo scenario del garage…Mi sento chiamare, è mio padre. Poi vedo mia madre e l’abbraccio. I soccorritori mi portano via, io faccio opposizione. Mia madre sviene, vengo trascinata al posto medico avanzato, dove sono curata! Ritornata allo scenario dell’incidente, termino la mia simulazione.
Per un’incomprensione non mi viene fornito il supporto psicologico: non sono più la Vittima numero uno, sono diventata la Vittima Invisibile!
Terminata la simulazione inizia il debriefing. Tutti i partecipanti discutono della propria esperienza, esprimono le proprie sensazioni, esaminano l’accaduto, i comportamenti adottati, i meriti e gli errori.
Sabato… ormai è tarda notte, ritornata a casa, mi addormento con le immagini di ciò che avevo visto e con le sensazioni  provate ancora vive nella mia mente. E’ stata per me una bellissima esperienza formativa e di crescita personale che,  sono convinta, mi aiuterà ad affrontare, nel mio ruolo futuro di psicologa dell’emergenza, i momenti di pericolo che inevitabilmente si presenteranno nella mia vita e a reagire ad essi nel modo migliore. Sicuramente starò attenta a non ripetere l’errore di dimenticare qualcuno.


 
 
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