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Gli aspetti psicologici degli incidenti stradali

Psicologia del traffico
Sicurezza in strada
Sicurezza stradale
Il contributo del Centro Alfredo Rampi al gruppo di lavoro “La mobilità in area urbana”
Il contributo del Centro Alfredo Rampi alla stesura del piano nazionale sulla sicurezza stradale
n. 16
C.I.P. n. 16 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE
PSICOLOGIA DEL TRAFFICO
Una rassegna di ricerche e modelli metodologici
Maria Teresa Devito
Diversi studi in psicologia dell’emergenza affermano che la maggior parte delle persone si confronta, almeno una volta nella vita, con eventi drammatici e tragici.
Il disastro viene definito come un evento che ha un impatto negativo sulla salute e la sicurezza delle persone; richiede assistenza e risorse aggiuntive; provoca un ingente numero di perdite umane; rappresenta un punto di rottura nella relazione tra la persona ed il suo ambiente.
I disastri sono solitamente suddivisi in due categorie:
disastri naturali, ovvero tutti gli eventi che derivano da alterazioni atmosferiche o ideologiche;
disastri indotti dall’azione umana, che possono essere accidentali, riconducibili all’errore umano o malfunzionamento (incidenti stradali); o intenzionali (omicidi, violenza di massa etc.)
Diversamente da quanto si è portati a pensare, esiste una differenza tra il rischio e il pericolo: il pericolo è una proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore, avente la caratteristica di causare un danno; il rischio è la probabilità che si verifichino eventi che possono produrre danni a persone o cose.
Il rischio viene suddiviso in due tipologie:
ü rischio accettabile, assunto volontariamente e percepito sotto il proprio controllo;
ü rischio inaccettabile, provocato o non naturale (danni osservabili, immediati o gravi).
Educare al rischio significa informare sui rischi dell’ambiente attraverso esperienze di autoprotezione, supportate da indicazioni precise sulla prevenzione e soluzione dei rischi.
Il punto di partenza di questo processo è la valutazione della percezione di rischio, ovvero la valutazione della stima che il soggetto fa della probabilità che si verifichi in futuro un evento con danni personali e/o materiali. Segue la valutazione del locus of control, cioè del grado di controllo che un soggetto ritiene di avere sul proprio destino, solitamente suddiviso in due categorie:
interno, ovvero la capacità di costruire la propria esistenza essendone direttamente partecipi;
esterno, gli accadimenti della propria esistenza vengono attribuiti alla fortuna o al caso.
La Psicologia clinica del traffico si occupa dei problemi di mobilità delle persone con lesioni del SNC in seguito ad incidenti e delle persone con disturbi cognitivi.
In Europa esistono strutture e grandi istituti specializzati su questo tema; inoltre le assicurazioni selezionano i soggetti da assicurare e finanziano la ricerca degli psicologi, purché dimostrino, non a breve ma a medio e lungo termine, una riduzione degli incidenti.
In Italia il quadro è diverso, soprattutto a causa di due elementi di blocco: l’approvazione del 1969 in Parlamento dell’art. 11 legge 24, n. 990 (obbligo delle assicurazioni ad accettare tutti gli assicurandi) e la soppressione dell’Ente Nazionale Prevenzione ed Infortuni nel 1978.
Infatti nel nostro Paese si inizia a parlare di Psicologia del traffico solo nei primi anni ’90: nel 1992 viene introdotto del nuovo Codice della Strada (DPR. n. 285) e nel 1993 viene pubblicato il nuovo Codice della Strada (DL. n. 360) art. 119 comma 9 (le commissioni mediche possono chiedere visita psico-diagnostica).
I principali modelli teorici della Psicologia clinica del traffico sono:
gerarchici, dove il comportamento di guida è descritto in base a diversi livelli che interagiscono tra loro (Modello dei Sistemi Funzionali, Michon, 1995; Modello dei Sistemi Tassonomici, Ranney, 1994; Modello Gems);
a stadi o fasi, che individuano fasi diverse e delimitabili all’interno del processo di modificazione del comportamento (Modello Transteorico, Prochaska e Di Clemente, 1982; Modello Processuale dell’Azione Preventiva–PAMP, Weinsten, 1988);
cognitivo–motivazionali, nel quale gli atteggiamenti non vengono visti come unici fattori d’influenzano del comportamento, ma viene valutato anche l’intervento di variabili situazionali, normative ed individuali (Teoria del Comportamento Pianificato, Ajzen,1985; Modello delle Credenze Relative alla Salute–Hbm, Becker, 1974; Healt Action Model–Ham , Tones, 1995).
Gli ambiti di attuazione di questa disciplina sono: la selezione, l’influenzamento diretto del comportamento e l’influenzamento indiretto del comportamento.
Il punto di partenza è la comprensione del comportamento dei conducenti di veicoli attraverso una serie di metodologie adeguate:
osservazione;
descrizione e registrazione del comportamento;
analisi di atteggiamenti e motivazione;
individuazione di differenze individuali nelle prestazioni di guida;
unzioni di modello tra gli utenti stradali;
Per quanto concerne l’osservazione, l’utilizzo maggiore è di tipo sistematico, costituita da: auto-osservazione del soggetto; questionari standardizzati compilati da un osservatore; misurazioni strumentali (Prove di giuda viennese; sistema di analisi di Giuda del Comportamento-SAF). La struttura dell’osservazione è la seguente:
registrazione strumentale del comportamento del veicolo e del comportamento del conducente;
osservazione strutturata eseguita da osservatori presenti nel veicolo e da osservatori che seguono il veicolo.
Uno dei fattori che rende meno sicura la circolazione stradale è la distrazione, ovvero la deviazione dell’attenzione dal compito primario, che è quello di guidare, a causa di altre attività visive, cognitive, uditive e biomediche (National Highway Traffic Safety Administration - NHTSA). Questo fattore è però il meno conosciuto e contrastato perché difficilmente misurabile.
In merito alla distrazione nel nostro Paese è stato condotto uno studio, con il patrocinio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e su incarico dell’ANAS spa, della FIBE e del SILB.
La ricerca ha messo in evidenza che la causa principale degli incidenti stradali è costituita dall’alterazione cognitiva dei processi di attenzione del guidatore e può essere determinata da fattori psicologici e stili di guida irregolari (stress – stanchezza).
Dallo studio sono emersi chiaramente quattro stili di guida degli italiani:
TRAVELLERS;
HEAVY USERS;
FREQUENT MOVERS;
ROAD RUNNERS.
Una interessante ricerca è stata condotta per esaminare lo stile di giuda dei giovani italiani delle scuole superiori: studenti che non hanno l’età per conseguire la patente ma hanno avuto esperienze di guida; studenti che hanno l’età per conseguire la patente. L’obiettivo era quello di raccogliere informazioni sul ruolo che alcune caratteristiche individuali possono avere nello spiegare una maggiore o minore propensione verso comportamenti di rischio alla guida, valutando la presenza o meno di differenze individuali accertabili nella capacità di mantenere un adeguato livello di prestazione.
Il profilo del guidatore a rischio si rileva nel 34,33% dei ragazzi intervistati, con l’identificazione di due profili:
√ Il giovane guidatore prudente, si rivela nel 37,8% dei ragazzi intervistati;
√ Il giovane guidatore preoccupato/controllato, si rivela nel 27,88% dei ragazzi intervistati.
Essenziale è la prevenzione, che in ambito stradale deve essere tempestiva e costante; accompagnare tutte le fasi di sviluppo dell’individuo; essere specifica e indirizzata verso i rischi effettivi.
Di fatti, secondo l’OMS (1990) fare prevenzione significa:
determinare se il comportamento di un individuo o di un gruppo comporti un rischio per la propria salute e quella degli altri;
aiutare i soggetti interessati a comprendere e a riconoscere i rischi associati al loro comportamento;
definire con essi in che modo il loro stile di vita e l’immagine che hanno di se stessi siano legati a tale comportamento;
aiutarli definire le proprie possibilità di cambiare il comportamento;
collaborare con loro al fine di produrre e mantenere il nuovo comportamento.
Bibliografia
Max Dorfer ( 2004), Psicologia del Traffico: Analisi e trattamento del comportamento alla guida: Edizioni Mc Graw-Hill
Sardi Pierangelo e Lisa Lucia (2005), Lo psicologo del traffico in Europa e in Italia: Edizione Carocci
Giannini Anna M. e Lucidi Fabio(2007), Il paradosso del giovane guidatore: Edizioni Kappa
Franco Taggi e Marturano Pietro (2007), Salute e sicurezza stradale .Prima, durante, dopo, poi e poi ancora: Edizione CAFI
Rita Di Iorio e Daniele Biondo (2009), Sopravvivere alle emergenze: gestire i sentimenti negativi legati alle catastrofi ambientali e civili: Edizione Maggi
Pietrantoni Luca e Prati Gabriele (2009), Psicologia dell’emergenza: Edizione Il Mulino