Sicurezza e Protezione Civile a 30 anni da Vermicino - Conosco Imparo Prevengo

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Sicurezza e Protezione Civile a 30 anni da Vermicino

Archivio > Agosto 2011 > 30 ANNI del CENTRO ALFREDO RAMPI

C.I.P. n. 14 - 30 ANNI del CENTRO ALFREDO RAMPI

CONVEGNO "SICUREZZA E PROTEZIONE CIVILE A 30 ANNI DA VERMICINO"
Redazione C.I.P.

Durante la manifestazione "Il Villaggio della Sicurezza e della Prevenzione: 30 anni del Centro Alfredo Rampi" si è tenuto il convegno "Sicurezza e Protezione Civile a 30 anni da Vermicino", durante il quale, grazie ai diversi interventi, è stato presentato un quadro dell’attuale situazione della Protezione Civile in Italia. Attraverso una rievocazione degli eventi di Vermicino e di quelli immediatamente precedenti, come il terremoto dell’Irpinia, è stato ricostruito il percorso legislativo e sociale che ha portato alla nascita della moderna Protezione Civile. Durante il convegno è stata più volte evidenziata l’importanza e l’alto valore morale e civile delle azioni di volontariato che caratterizzato la Protezione Civile. Proprio quest’anno ricorre l’anno europeo del volontariato.


Foto 1 – Il saluto di Mons. Giuseppe Marciante


Riportiamo gli interventi di apertura e le relazioni introduttive.

Tonino Vannisanti, Vice Presidente VI Municipio – Roma Capitale
Il Vice Presidente del VI Municipio di Roma Capitale, Tonino Vannisanti, ricordando la ormai lunga e consolidata collaborazione tra il VI Municipio di Roma Capitale e il Centro Alfredo Rampi ONLUS, che, nel corso degli anni, si è trasformata da un semplice rapporto di collaborazione in una sentita e profonda amicizia, è intervenuto alla manifestazione riportando la sua grande soddisfazione per la partecipazione al nostro evento.
Vannisanti ha poi ricordato l’istituzione della , disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza, che ha permesso l'apertura di diversi servizi per l'infanzia e l'adolescenza, tra cui due organizzati e gestiti dal Centro Alfredo Rampi ONLUS da più di 10 anni.


Foto 2 – Tonino Vannisanti


Giammarco Palmieri, Presidente del VI Municipio – Roma Capitale
Il Presidente del VI Municipio di Roma Capitale, Giammarco Palmieri, è intervenuto ricordando il lavoro svolto in questi anni di collaborazione e che ancora si sta svolgendo con l’associazione, soprattutto per la formazione e la tutela delle nuove generazioni. Ha poi ricordato la professionalità e la serietà che il Centro Rampi ONLUS mette nello svolgere il proprio operato, sottolineando soprattutto un elemento distintivo che caratterizza il nostro lavoro, ovvero l’affetto per il territorio e per gli abitanti. Questo elemento, secondo G. Palmieri, è un valore aggiunto fondamentale che crea un legame stretto tra il Centro Rampi, il territorio e l’Istituzioni, che va al di là delle competenze professionali e che si basa su un sentire comune, sulla voglia di lavorare insieme per far crescere e migliorare le condizioni di vita delle nuove generazioni.
Il Presidente del VI Muncipio ha poi ringraziato Franca Rampi, Daniele Biondo e lo staff del Centro Alfredo Rampi ONLUS, per il lavoro svolto negli anni.


Foto 3 – Giammarco Palmieri


Domenico Riccio, Comandante dei Vigile del Fuoco di Roma
Il Comandante dei Vigili del Fuoco di Roma, Domenico Riccio, inizia il suo intervento con un sentito ringraziamento a Franca Rampi per l’impegno messo in tutti questi anni di attività, e per la forza avuta che le ha consentito di trasformare un tragedia, qual è quella di Vermicino, in un qualcosa di utile per l’intera comunità e ha offerto la collaborazione del Corpo, che rappresenta, per lo svolgimento di comuni attività future.


Foto 4 –Domenico Riccio


Franca Rampi, Presidente Centro Alfredo Rampi ONLUS
Quando ho fondato trent’anni fa il "Centro Alfredo Rampi, pensavo che dopo la tragedia di Vermicino la prima cosa di cui dovevo occuparmi, affinché nessuno dovesse provare quello che ho provato io, fosse la prevenzione dei rischi ambientali. Feci un appello ai cittadini italiani per aiutarmi a realizzare questo progetto. In associazione vennero tante persone ad aiutarmi, e tante arrivarono negli anni futuri. Abbiamo iniziato ad occuparci di un settore complesso costruendolo da zero: la prevenzione dai rischi ambientali, la cultura della protezione civile, la formazione dei cittadini alla gestione dei rischi. Era il 30-6-1981, quando ufficialmente si costituì l’associazione e eccoci arrivati al trentesimo anno di attività.   Vorrei ringraziare tutti coloro che in questi trent’anni di attività hanno dato un contributo significativo alla crescita della nostra Associazione facendo loro dono del libro "30 anni del Centro Alfredo Rampi – Conosco Imparo Prevengo Soccorso" quale oggetto commemorativo. A tutti coloro che ci hanno aiutato un abbraccio affettuoso.
Forte è la gratitudine per gli amministratori del Sesto Municipio di Roma (dall’ex presidente Enzo Puro, all’attuale Presidente Giammarco Palmieri, e al Vicepresidente Tonino Vannisanti), che  hanno ospitato il Villaggio della Prevenzione e della Sicurezza in questo bel parco e con i quali da circa quindici anni collaboriamo attivamente.
Un sentito ringraziamento al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, con il quale abbiamo sviluppato una forte collaborazione fin dal momento della sua istituzione, ringrazio i relatori presenti oggi.
Ringrazio di cuore l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nella persona del suo presidente, Enzo Boschi, e di tutti coloro che in questi anni hanno offerto la loro  preziosa collaborazione per la rivista "Cip - conosco imparo prevengo" e per la stampa e la grafica del libro commemorativo.
Ringrazio il Comune di Roma che  ci ha sempre concretamente sostenuto e continua a farlo, ospitando la nostra associazione nei suoi locali, coinvolgendoci in tutti i loro interventi di soccorso, grazie alla forte collaborazione che si è instaurata con i Direttori dell’Ufficio extradipartimentale della protezione civile romana, ringrazio il Dottor Profeta.
Ringrazio  il corpo dei Vigili del Fuoco e della Polizia Municipale,   gli  assessorati del comune di Roma tra cui  l’assessorato alle scuole, l'assessorato alle politiche dell’infanzia e della famiglia.
Ringrazio il prof. Biagio Vallefuoco per la stretta collaborazione che si è realizzata nell’ultimo decennio con l’Istituto Comprensivo "Lattanzio- Di Vittorio" da lui diretto.
Un ringraziamento particolare ai volontari di protezione civile, abilmente coordinati dal volontario Roberto Mantua, che oggi hanno dato vita al meraviglioso villaggio della Prevenzione e della sicurezza. Un grazie di cuore a tutti coloro che con il loro impegno gratuito e generoso testimoniano quanto sia umanamente ricco il nostro Paese. Permettetemi di rivolgere un pensiero speciale ai volontari del Centro Alfredo Rampi impegnati nelle nostre sedi locali, Il Centro Alfredo Rampi di San Raffaele Cimena, della Sezione Canavese di Strambino, di Isernia, e poi le sedi locali romane: il Nucleo Operativo Alfredo Rampi, i Clown della protezione Civile Alfredo Rampi e gli Psicologi delle Emergenze Alfredo Rampi di Roma.
Un grazie di cuore a tutti i prestigiosi relatori che hanno accettato di intervenire a questo Convegno: a tutte le autorità che porteranno il loro saluto, ringrazio l'onorevole   Walter Veltroni e il Presidente Renata Polverini. I relatori di questo convegno  daranno vita ad una articolata panoramica dei problemi che siamo riusciti a risolvere nel nostro Paese nel campo della sicurezza e della protezione civile e dei problemi che ancora ci saranno da risolvere.
Vorrei concludere questo mio breve intervento con un ringraziamento particolare al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha voluto insignire la nostra associazione della medaglia d’oro e che avantieri, ci ha concesso un lungo incontro privato nel suo studio. Do lettura del messaggio che ci ha fatto pervenire oggi per noi tutti.

In occasione del trentennale della fondazione del Centro Alfredo Rampi desidero farle giungere, gentile signora, il mio vivo  apprezzamento per l’attività che l’associazione da Lei presieduta svolge per l’educazione dei cittadini e specialmente dei giovani alla prevenzione degli incidenti di ogni sorta e al superamento delle loro più gravi conseguenze nonché per la formazione di una coscienza del rischio ambientale.
Con il vostro tenace e meritorio lavoro siete riusciti a coinvolgere nelle vostre iniziative un grande numero di volontari, in particolare tra i giovani, mettendoli in grado di riconoscere le situazioni di emergenza e di collaborare efficacemente alle attività di soccorso.
La tragedia avvenuta trenta anni fa a Vermicino in cui perse la vita suo figlio coinvolse l’intero Paese, grazie allo straordinario, commosso intervento del Presidente Pertini si crearono così le condizioni per la istituzione del Servizio della Protezione Civile, strumento indispensabile per il coordinamento e la immediata mobilitazione di tutte le competenze necessarie, con il quale la vostra associazione collabora intensamente insieme a tutto il mondo del volontariato.
Con questo spirito auguro alle varie iniziative del "Villaggio della Prevenzione e della Sicurezza" in programma oggi a Roma il più vivo successo e invio a tutti i partecipanti il mio cordiale saluto.
Giorgio Napolitano


Foto 5 – Sig.ra Franca Rampi


Foto 6 – Incontro al Quirinale tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la Sig.ra Franca Rampi


Foto 7 – Incontro al Quirinale tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e lo staff del Centro Alfredo Rampi ONLUS


Foto 8 – Onorificenza conferita dal Presidente della Repubblica al Centro Alfredo Rampi ONLUS


Daniele Biondo, Vice Presidente Centro Alfredo Rampi ONLUS
Mi è stato affidato il compito di introdurre il nostro Convegno: Sicurezza e protezione civile a 30 anni da Vermicino. Partiamo, dunque, da Vermicino, quel momento terribile, in cui un Paese intero visse una tragedia in diretta, costretto a confrontarsi, suo malgrado, con la propria disorganizzazione ed improvvisazione in uno dei settori più delicati e significativi della vita di uno Stato, inerente la propria capacità di fronteggiare l’emergenza ed assicurare ai cittadini quel soccorso e quella protezione di cui hanno diritto.
Dopo quel disastro, amplificato a livello mediatico, fu evidente a tutti che dovevamo costruire da zero il sistema di protezione civile. E’ stata, infatti, proprio la mancanza di un sistema di organizzazione dei soccorsi, di programmazione dell’intervento intorno al pozzo di Vermicino, che ha vanificato l’intervento generoso ed il sacrificio dei tanti soccorritori che in quei giorni si affannarono intorno al pozzo.
Dal quel giorno, grazie all’instancabile esempio di Franca Rampi, donna tenace e forte, il Centro Alfredo Rampi ha avviato il proprio impegno per costruire nel nostro Paese la cultura della sicurezza e della Protezione Civile. Non è certo facile per me sintetizzare i 30 di attività che la nostra associazione ha svolto per  realizzare tale compito. I numeri, forse, possono sintetizzare in maniera efficace il nostro  impegno nel campo della prevenzione del rischio ambientale: 240.000 ragazzi, 20.000 adulti coinvolti in percorsi formativi, 70 pubblicazioni tecniche e scientifiche fra cui una decina di manuali, diffusi sul territorio nazionale da importanti case editrici, che approfondiscono le questioni metodologiche mettendo in grado gli educatori al rischio (dagli insegnati ai volontari di protezione civile, dai corpi istituzionali alle figure professionali della sicurezza) di realizzare specifici percorsi formativi per la prevenzione , utilizzando un orientamento tecnico-scientifico validato.
Dunque, al di là dei numeri, di per sé significativi, il modo più appropriato per presentare la nostra associazione è esplicitare  l’impegno culturale che essa ha svolto all’interno della società italiana. Tale impegno è sintetizzato dallo slogan Conosco-Imparo-Prevengo-Soccorro, che illustra efficacemente la filosofia e la pratica della prevenzione messa a punto dall’Associazione in tutti questi anni. Una pratica della prevenzione che parte dall’educazione e dalla formazione, come presupposto indispensabile per costruire nel Paese, partendo dalle giovani generazioni, non solo una nuova mentalità, ma specifiche competenze autoprotettive.
Con i bambini, i ragazzi e i giovani questo slogan si è tradotto in specifiche attività d educazione al rischio ambientale. Non mi riferisco, dunque,  di attività spot, di semplici campagne informative, ma di percorsi educativi impegnativi, in cui all’interno di una relazione affettiva i ragazzi potevano con noi apprendere la prevenzione degli incidenti e dei grandi rischi ambientali. Interventi in cui i bambini, i ragazzi e i giovani sono stati chiamati a svolgere un ruolo attivo  nella prevenzione, mappando i rischi del loro quartiere, denunciandoli alle autorità locali, apprendendo l’uso dell’estintore o le più semplici manovre d i primo soccorso, addestrandosi al comportamento in caso d’emergenza e così via.
Con i giovani questo nostro impegno educativo per la prevenzione si è tradotto in una proposta seria ed impegnativa: quella di prendersi la responsabilità della sicurezza e della protezione dai rischi del proprio territorio, costituendo nuclei di volontari della protezione civile.
Questo è il messaggio più importante che vorremmo oggi riaffermare con forza: la sicurezza e la protezione civile sono una responsabilità di ognuno di noi. Occorre, di conseguenza, promuovere una trasformazione profonda, dall’interno dell’animo umano, per diventare cittadini responsabili. Una vera e propria trasformazione spirituale che ci renda cittadini responsabili e attenti, attivi ed esigenti nella relazione con l’ambiente di vita che ci circonda, per conquistare il rispetto nei confronti degli altri, di madre natura e, in fin dei conti di noi stessi, per affermare la supremazia dell’interesse collettivo su quello individuale. Per questo motivo noi del Centro Rampi crediamo che quello della sicurezza e della protezione civile sia l’indicatore privilegiato del livello di civiltà di un Paese. Perché non ci può essere ricchezza materiale, sicurezza economica, se l’ambiente in cui viviamo diventa minaccioso e pericoloso.
Oggi grazie all’impegno di molti abbiamo un Sistema Nazionale di protezione Civile all’avanguardia, di cui possiamo andare fieri. Per arrivare all’approvazione della legge che istituisse il Dipartimento della Protezione Civile, cosa  che avviene nel 1992,  ci è voluto tanto tempo (circa 10 anni dalla presentazione del primo disegno di legge), tanto impegno e tanto lavoro. Noi abbiamo fatto la nostra parte impegnandoci tenacemente all’interno della Comitato nazionale del volontariato per raggiungere questo risultato. All’epoca la Regione Lazio fu una delle prime regioni a legiferare in materia di protezione, anticipando la legge nazionale, varando nel 1985 la Legge Regionale 37 sulla Protezione Civile.
Dal 1985 ad oggi, sono state varate sia la Legge Nazionale 225 del 1992, sia la Legge Regionale 14 del 1999 sul decentramento amministrativo. Quest’ultima ribadiva le competenze delle Regioni in materia di Protezione Civile. E’ di tutta evidenza la necessità impellente di aggiornare la normativa oggi vigente.  Su questo punto chiediamo alla Presidente Renata Polverini, che con la sua presenza qui oggi con noi ha voluto testimoniare la sua sensibilità a questa tematica e ci illustrerà il suo impegno per colmare questo ritardo.
Abbiamo dedicato i nostri primi trent’anni a collaborare a fare la Protezione Civile. E’ stato un compito arduo, e come potete vedere non del tutto completato, ma abbastanza raggiungibile. Fatta la protezione Civile adesso tocca fare gli italiani! Questo ci sembra il compito che ci aspetta per il futuro. I volontari di protezione civile possono rappresentare la principale risorsa a disposizione del Paese per vincere quest’altra sfida. Esso rappresenta il più grande esercito professionale di cui dispone il nostro Paese. Un esercito di cittadini attivi e responsabili, la punta di diamante del Paese che vuole crescere affermando valori fondamentali come quelli della solidarietà e del rispetto dell’ambiente, della protezione della vita e dell’incolumità individuale e collettiva, della coscienza ambientale. Se valorizzato nella sua professionalità questo grande esercito di cittadini italiani può rappresentare la principale risorsa del Paese non solo in caso d’emergenza, come già avviene attualmente, ma anche nel campo della prevenzione. I volontari di protezione civile, dunque, come divulgatori della cultura della sicurezza e della protezione civile, come diffusori dei comportamenti auto protettivi, come costruttori della capacità dei cittadini di prepararsi all’emergenza, come monitori delle fonti di micro e macro rischio ambientale e pungolo per le istituzioni perché facciano lo loro parte nell’eliminazione o riduzione di tali rischi.
Se la presenza capillare sul territorio nazionale dei volontari della protezione civile verrà valorizzata possiamo sperare di riuscire a promuovere fra i cittadini italiani, in maniera continuativa e diffusa, esperienze di preparazione all’emergenza, attraverso ad esempio periodiche esercitazioni. La prevenzione e la preparazione dei cittadini italiani ai rischi ambientali  rappresentano il principale obiettivo sul quale dovremmo tutti noi concentrare i nostri futuri progetti. In un paese che non ha eguali nella capacità di mettersi generosamente a disposizione degli altri nel momento del bisogno, il compito di impegnarsi efficacemente perché incidenti e catastrofi prevedibili ed evitabili, siano appunto messe sotto controllo non è più procrastinabile. Ricordo che la maggioranza dei rischi ambientali e degli incidenti stradali, domestici e sul lavoro, che colpiscono il nostro Paese con una violenza inaudita, e sempre più intensa,  sono prevenibili. Spendiamo l’equivalente di una manovra finanziaria l’anno da 60 miliardi di euro (tra il 4 e il 5 % del pil) per riparare ai danni ambientali. Per non parlare delle migliaia di vittime, dei danni materiali, dei paesaggi irrimediabilmente distrutti. Per difendersi da tutto ciò occorre innanzitutto un cambio di mentalità, una riscrittura delle priorità dell’agenda del nostro Paese.
Le esperienze realizzate dal Centro Rampi in questi trent’anni rappresentano un contributo per realizzare quest’azione diffusa di costruzione della mentalità della prevenzione fra i cittadini italiani. Abbiamo inventato e poi a lungo sperimentato metodologie di formazione permanente dei cittadini, e poi, con gli amministratori più sensibili, le abbiamo sperimentate in ampie porzioni di territorio. Da queste sperimentazioni sono scaturite importanti sistemi di validazione e correzione di tali metodologie. Sappiamo cosa funziona e cosa no e cosa, addirittura è controproducente. Abbiamo messo questo patrimonio di conoscenze tecniche al servizio di tutti, impegnandoci in tutti questi anni a pubblicarle, renderle appunto pubbliche, soprattutto al servizio di chi ha responsabilità istituzionali, o delle associazioni di cittadini che vogliono impegnarsi in questo campo. Per tale motivo oggi abbiamo voluto donare a tutti i nostri illustri ospiti e a tutte le associazioni di volontari che sono intervenute un oggetto commemorativo particolare: il libro che documenta le metodologie del Centro Rampi e i suoi strumenti culturali per realizzare l’impegno della prevenzione. Un libro intitolato "30 anni del centro Alfredo Rampi. Conosco imparo prevengo soccorro",  che abbiamo potuto realizzare grazie all’impegno generoso dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che più che un’autocelebrazione vuole essere un guida precisa sugli strumenti di lavoro, sulle metodologie e sulle tecniche di prevenzione del rischio ambientale.
Siamo consapevoli che per raggiungere un obiettivo così ambizioso come quello di costruire la capacità collettiva di prevenire e fronteggiare l’emergenza occorre uno sforzo collettivo straordinario. Oltre alla formazione, ad esempio occorre un’incisiva informazione, continua, puntuale, esperta, chiara, semplice. Il ruolo dei mass media in caso d’emergenza è fondamentale. Lo è altrettanto nel campo della prevenzione. Abbiamo chiesto a Walter Veltroni che si è occupato di tutto ciò nel suo ultimo libro di offrirci le sue riflessioni su questo punto così delicato e sensibile. Credo che siamo tutti d’accordo che non ne possiamo più della tv del dolore che toglie dignità ai sentimenti umani, della tv spazzatura che fa del pettegolezzo cibo avvelenato con cui crescere i propri cittadini, della tv scandalistica che tratta l’emergenza ambientale come oggetto di spettacolo. Avremmo bisogno di un sistema d’informazione che faccia sul serio servizio, che faccia della serietà il proprio servizio, che diffonda le conoscenze necessarie per la vita, per affrontare le  emergenze, che sensibilizzi i cittadini sulle proprie responsabilità individuali nella propria incolumità e nella protezione e valorizzazione dell’ambiente, a cominciare da quello in cui si vive quotidianamente.
Con la formazione di massa attivata dai volontari della protezione civile e con un’informazione seria e attenta alle tematiche della sicurezza e della protezione civile, credo che possiamo sperare di raggiungere, magari non fra trent’anni, l’ambizioso obiettivo di attrezzare i cittadini italiani di quelle capacità, sensibilità e valori umani che permettano di ridurre l’impatto dei rischi ambientali sulla loro vita e sul loro ambiente.


Foto 9 – Daniele Biondo

On. Walter Veltroni
C’è un vecchio detto ebraico che dice "salvare una vita è come salvare il mondo intero". A Vermicino non si è riusciti a salvare una vita, quella di Alfredino, ed è come se il mondo intero quel giorno, il nostro Paese, abbia avuto un contraccolpo, una perdita di speranza, di fiducia, di sicurezza. E di fronte a una tragedia la reazione dei protagonisti e in particolare di Franca Rampi, è stata proprio quella, forse nemmeno conoscendo il citato detto ebraico, di far si che da una tragedia potesse nascere la sicurezza degli altri. Tutti noi abbiamo una forte ammirazione per il modo in cui Franca e Nando Rampi hanno vissuto una tragedia di quelle dimensioni, difficilmente accettabile dal punto di vista psicologico e sono convinto che la loro forza gli sia costata un prezzo molto più alto di quello che noi possiamo immaginare. Ma l’aver trasformato questa tragedia, non in un elemento di strazio personale, ma in una energia volta a fare in modo che altre tragedie non succedessero, è stato qualcosa di assolutamente gigantesco … lo è eticamente, lo è civilmente … è tutto il lavoro di cui Daniele Biondo ha parlato, il lavoro di tutti questi anni, il lavoro documentato nel libro, il lavoro che in questi giorni Franca e Ferdinando hanno raccontato al Presidente della Repubblica … è la testimonianza di questa ispirazione, cioè come fare in modo che quello che è accaduto lì non succeda più, ma non solo perché i soccorsi siano meglio organizzati, più celeri e tecnologicamente più strutturati e meno condizionati dalla pressione mediatica che ci fu allora, ma non succeda più anche perché si rafforzino gli elementi di prevenzione … conosco, imparo, prevengo e soccorro che è l’anima del Centro Rampi. Ma la vicenda di Alfredino è anche, questo è il tema che Franca e Nando hanno affrontato, una vicenda che riguarda i mezzi di comunicazione; il modo in cui i mezzi di comunicazione si mettono in relazione con eventi che hanno questa forza e questa implicazione psicologica. Qualche mese prima del giugno dell’81, c’era stato il terremoto dell’Irpinia, una vicenda devastante con migliaia di morti, la televisione aveva mostrato l’incredibile disorganizzazione dei soccorsi e anche lì il Presidente Pertini tenne insieme, sulle sue spalle, il Paese che scricchiolava eppure, se voi chiedete a qualsiasi italiano che abbia più di trent’anni se ricorda con più nitidezza la vicenda di Vermicino o la vicenda dell’Irpinia, la risposta è al 99% dei casi è Vermicino: perché in quel bambino c’eravamo tutti noi, perché la vita di Alfredino, persona che non aveva ragione per finire sotto lo sguardo della telecamera, perché non era una personalità pubblica, in quel momento è stato ed è ancora, per molti di noi, un legame che va oltre la dimensione tradizionale di un fatto di cronaca nella vita di ciascuno di noi. Allora la televisione arrivò e per la prima volta nella sua storia, trasformò un fatto di cronaca accaduto a una persona, lo trasformò in un evento collettivo: il più grande evento  collettivo che ci sia stato nella storia della televisione italiana e forse non solo italiana, perché non c’è un precedente di 18 ore di diretta ininterrotta, non c’è un precedente di tutte le reti che si sono occupate della stessa vicenda. In quel momento la televisione si rese conto che qualcosa era cambiato, che non poteva essere più la televisione a dominare l’opinione pubblica, ma che era l’opinione pubblica che avrebbe progressivamente sempre di più influenzato. Tutte le persone che si sono occupate della cronaca di quel giorno, mi hanno raccontato di aver discusso se smettere se interrompere, ma quando hanno provato a parlare d’altro i centralini della rai sono scoppiati, perché tutti gli italiani, 28 milioni di italiani che quella notte erano davanti alla televisione, volevano sapere di Alfredino. Allora cominciò ad affermarsi un soggetto che è lo spettatore e che non è più solamente il cittadino a cui la rai di allora, la televisione di allora, si preoccupava di erogare un mix di intrattenimento, divertimento, educazione e informazione, che è servito a rendere questo Paese migliore, questo Paese uscito dall’analfabetismo di massa grazie alla diffusione della scolarizzazione, ma grazie anche al Maestro Manzi che con una lavagna bianca e con dei gessetti neri, perché funzionava meglio in tv, insegnava a comunità rurali riunite nel bar del paese, come si scriveva "aiuola". Da quel momento quella vicenda diviene uno sparti acque con tutta la contraddittorietà degli sparti acque, perché è chiaro che il carico emotivo di quella vicenda fu molto forte. Qualche sera fa in una trasmissione televisiva il Prof. Ammaniti ha raccontato i aver curato persone che hanno vissuto quella esperienza e ne hanno subito un trauma psicologico, perché lì dentro c’erano tutte le possibili paure ancestrali di ciascuno di noi. Per ragioni obiettive, quella vicenda lì introduce una parola che gli italiani avevano dimenticato dal 1945, cioè la parola "paura", che è una parola molto pericolosa, è una parola con la quale nella storia dell’umanità, quando si è affermata, sono accadute le peggiori catastrofi, la paura è anche un’industria, un prodotto che si vende facilmente. La paura non ha solo conseguenze psicologiche, ma anche sociali e politiche. La paura è la coscienza della soglia alla quale puoi arrivare; ma questa è personale, la paura collettiva è qualcosa di diverso. La paura collettiva disarma, tende a far chiudere in una posizione di protezione individuale, tende a far nascere porte blindate e tende in qualche modo a sottrarsi alla cultura razionale e meno emotiva della conoscenza, dell’informazione. Dire, ad esempio, "batterio killer" spinge persone che magari non conoscono la natura della prima parola, ma della seconda si, sanno cosa significa killer, a stare in casa, sotto le coperte, chiudersi in sé per proteggersi. Curvare il sistema comunicativo è più difficile.
Quella notte nelle case degli Italiani, si misuravano le spalle delle persone … ogni tanto i sente dire "lo speleologo Angelo Licheri" … Angelo Licheri non era uno speleologo, era solo un uomo che ha detto ha sua moglie "vado a prendere le sigarette" ed è andato a Vermicino, chi gliel’ha fatto fare? Mica dopo si è messo sotto le telecamere? Nessuno dei protagonisti della vicenda di Vermicino si è messo sotto le luci delle telecamere, nessuno di loro ha sfruttato, come molti fanno, la tragedia della quale sono stati protagonisti; hanno fatto esattamente il contrario, hanno vissuto le durissime conseguenze psicologiche di quella vicenda, ma hanno cercato, ciascuno nel suo ambito, di far si che quella vicenda non si ripetesse: allora questo è possibile, 30 anni del Centro Rampi dimostrano che questo è possibile e io penso che ciò di cui il mondo della comunicazione e un po’ tutto il Paese dovrebbe rendersi conto che, come diceva Shakespeare "ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne contempli la tua filosofia" . Oggi la filosofia corrente è che tutto deve essere svenduto, come un’offerta al prezzo più basso, invece i cittadini sono molto migliori di come vengono rappresentati, di come si pensa che siano … Franca Rampi, Nando Rampi e tutti voi credo ne siate una perfetta testimonianza.


Foto 10 – On. Walter Veltroni


Renata Polverini, Presidente della Regione Lazio
Il Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha sentitamente ringraziato la Sig.ra, per l’invito all’evento. Ha poi rievocato i fatti del giugno 1981, vissuti da una Lei poco meno che ventenne, sottolineando, soprattutto, il forte impatto emotivo che quella vicenda ebbe su tutta l’Italia e la grande familiarità che subito acquistò Alfredo nei cuori di tutti.
Ha poi voluto evidenziare la grande forza e impegno messo dalla Sig.ra Franca che << ha saputo dare un senso a quella che è stata una grande tragedia, la peggiore; ha saputo trasformarla in qualcosa di utile per gli altri>>.
Il Presidente della Regione Lazio, ha poi dato rilievo alle molte associazioni che, in Italia, in seguito a diverse tragedie, si sono trasformate in qualcosa di utile per la società (associazioni di volontariato), affinché tragedie come quelle da loro vissute, non si verifichino più. Ha poi evidenziato il lavoro svolto dalle associazioni di volontariato che spesso arrivano lì dove l’istituzione non riesce ad arrivare, costituendo, in questo modo, un valido aiuto per lo Stato.
Il Presidente Polverini ha poi voluto sottolineare il proprio personale impegno nel raggiungimento di un buon programma di prevenzione, rivolto soprattutto alle nuove generazioni, attraverso numerose iniziative da Lei promosse. Ha poi comunicato che in seguito all’approvazione da parte della giunta regionale della legge di riordino della Protezione Civile, ci saranno cambiamenti, ma soprattutto miglioramenti: norme migliori, interventi in emergenza con minori ostacoli e maggiori certezze. Ha poi confermato l’impegno di tutte la Regione in questo progetto.


Foto 11 – Il Presidente Renata Polverini


Presentiamo gli interventi della tavola rotonda "Sicurezza e Protezione Civile a 30 anni da Vermicino", introdotta da Rita Di Iorio.


Foto 12 – Rita Di Iorio, Segretario Nazionale Centro Alfredo Rampi ONLUS


Titti Postiglione, Direttore dell’Ufficio Volontariato, formazione e comunicazione della Protezione Civile
Titti Postiglione, insieme a Elvezio Galanti, ha espresso la propria vicinanza al Centro Alfredo Rampi e in particolar modo alla sig.ra Franca Rampi, in rappresentanza della Protezione Civile e di tutti i volontari presenti durante la manifestazione o impegnati in tutta Italia.
Titti Postiglione ha ricordato la ricorrenza quest’anno dell’anno europeo del volontariato, sottolineando l’importanza dell’impagabile lavoro svolto dai volontari, non solo nell’ambito della Protezione Civile, ma anche di diversa natura che in tutta Italia vengono incontro alla popolazione, là dove le autorità non riescono a giungere per diversi motivi. Ha poi messo in evidenza la necessità di una maggiore sensibilità, non tanto nella popolazione quanto nelle istituzioni, sulla tematica del volontariato, ricordando che in quest’anno cade il 10° anniversario della modifica del titolo 5° della Costituzione che sottolinea come la Protezione Civile non sia unicamente formata da persone "con le magliette blu".
Titti Postiglione ha concluso l’intervento affermando: <<il nostro sistema è un sistema da difendere, è un patrimonio che deve essere salvaguardato, se non altro facciamolo in memoria di Alfredino>>.


Foto 13 – Titti Postiglione


Elvezio Galanti, Direttore dell’Ufficio relazioni istituzionali della Protezione Civile
Elvezio Galanti, Dipartimento di Protezione Civile, ha ripercorso l’excursus storico che ha portato alla creazione del Dipartimento di Protezione Civile, con particolare attenzione all’importante contributo del ministro Giuseppe Zamberletti. Il ministro dopo l’esperienza del terremoto dell’Irpinia e dopo una importante discussine parlamentare capì che non c’era bisogno di creare un nuovo ministero, in quanto avrebbe creato, in caso di emergenze, delle conflittualità nella gestione delle risorse; quindi Zamberletti si mosse per la creazione di un dipartimento sovra ministeriale con propria forza di coordinamento e di indirizzo. Un’altra importante intuizione del ministro Zamberletti, fu quella, ancora valida oggi, di costituire quattro grandi direttrici della Protezione Civile:
Coordinamento di un  tavolo con la presenza di tutte le strutture operative, tutte le componenti, le istituzioni, i ministeri e gli enti pubblici e privati.
Costituzione del comitato nazionale del volontariato, per dare libertà organizzativa ai cittadini, la così detta sussidiarietà orizzontale: cittadini che prendono iniziative autonome e partecipano alle decisioni, gestiscono attività tipiche dell’amministrazione.
Finanziamento alla comunità scientifica, per studiare la riduzione dei rischi nel nostro Paese e costituzione della Commissione grandi rischi.
Valorizzazione delle autonomie locali: si capì che non poteva esistere una Protezione Civile che partisse dall'alto, ma era necessario creare un sistema di coordinamento e indirizzo cominciando dalle autorità locali (sindaco).


Foto 14 - Elvezio Galanti


Daniela Valentini, Consigliere PD della Regione Lazio
Daniela Valentini, Consigliere Regionale, è intervenuta durante il convegno per ringraziare il costante e prezioso impegno portato avanti dal Centro Alfredo Rampi durante i suoi 30 anni di attività. Nel suo breve intervento ha sottolineato l’importanza di realizzare un grande programma di prevenzione per la tutela e la cura del territorio, troppo spesso devastato da frane, alluvioni e incendi boschivi, eventi spesso prevedibili, valorizzando le circa 3000 associazioni di volontariato nel Lazio, e tutti coloro che già svolgono un lavoro egregio, dai Vigili del Fuoco al Corpo Forestale dello Stato. A partire da ciò, la Valentini ha illustrato il disegno di legge che intende presentare in Consiglio, un disegno di legge volto a creare un rapporto più stretto tra il volontariato di Protezione Civile e le istituzioni. "È il primo atto che mi sono sentita di porre in essere in questo mandato – ha affermato il Consigliere – un atto dovuto a Franca Rampi, Presidente del Centro, con la quale ho visto e discusso l'impianto fondamentale della proposta di legge, e alla quale va il mio ringraziamento per la tenacia e la costanza con cui ha operato in questi lunghi anni".
La Valentini ha concluso il suo intervento rivolgendosi direttamente alla Presidente della Regione Renata Polverini, auspicando un confronto immediato con tutta la maggioranza per arrivare al più presto alla approvazione della legge in questione.


Foto 15 –Daniela Valentini


Gianluca Valensise, Dirigente Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (INGV)
Conoscenza e prevenzione: un binomio inscindibile per il Coordinatore del Comitato di Gestione dei progetti sismologici e Responsabile del Progetto S2, Gianluca Valensise, poiché non può esistere una corretta prevenzione senza una conoscenza adeguata del territorio, dei fenomeni naturali e delle loro cause, delle più avanzate tecniche di osservazione geofisica. Questa è la premessa con cui Valensise ha aperto il suo intervento, che sarà interamente riportato nell’area "Territorio" di questa edizione del C.I.P.


Foto 16 – Gianluca Valensise



Presentazione del libro "PSICOSOCCORSO – dall’indicente stradale al terremoto" di Rita Di Iorio e Daniele Biondo

All'interno del convegno è stata presentata la pubblicazione: "PSICOSOCCORSO-dall'incidente stradale al terremoto" di Rita Di Iorio e Daniele Biondo (Magi 2011).
Per la presentazione del libro sono stati invitati due autorevoli ospiti che quotidianamente operano nella protezione civile: Cristiana Pizzi, psicologa, coordinatrice degli interventi di soccorso psicosociale per il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e Tommaso Profeta, direttore degli interventi di Protezione Civile per Roma Capitale.
Abbiamo ritenuto importante far leggere loro in anteprima il nostro testo per conoscerne il prezioso giudizio, in nome della stima che ci lega ai due ospiti e della collaborazione consolidata e continua con gli uffici da loro coordinati.


Foto 17 – Copertina del libro "PSICOSOCCORSO – Dall’incidente stradale al terremoto" di Rita Di Iorio e Daniele Biondo


Cristiana Pizzi, psicologa del Servizio emergenza sanitaria e assistenza alla popolazione del Dipartimento di Protezione Civile
A volte la natura dirige il proposito immutabile della sua azione contro gli uomini, li sorprende, li travalica, li sommerge.  E’ la natura, ma è tutto contro natura, così disumano ed agghiacciante.
Alla fine, quando tutto è finito, un uomo si sente abbandonato in un luogo deserto, nudo come un’anima nel giorno del Giudizio universale, a bordo di una nave, cupa e silente, che senza il minimo beccheggio scivola su uno specchio d’acqua che non mormora più.  Ogni cosa intorno porta il marchio della maledizione, la realtà sembra un vetro, acuminata e tagliente. A chi sopravvive non rimangono che frasi che potrebbero pronunciare solo i fantasmi. Ridotte in pezzi dall’inferno, le persone continuano a guardare la massa di macerie, soffiando solo sottili bisbigli  e quando si sentono in grado di dominare la voce, senza una luce, senza un colore, pronunciano solo due parole con un lieve tremolio delle labbra : "Siamo perduti!"  
Un ordine insolito, quello della natura, che tiene in serbo sorprese espressamente fatte per la nostra sconfitta. Il silenzio diventa un rumore sordo e acuto, espressione di una pietà immobile. La quiete insopportabile dopo il frastuono finisce per solidificare la disperazione e l’angoscia, ma è una grande consolazione pensare che c’è qualcuno che può capire …
Però bisogna fare in fretta! L’impresa sarà lunga ed ardua. Il compito gravoso e delicato: ridare un significato all’impensabile, un’incombenza più imponente del travaglio della terra e quel compito assegnato dovrà essere assolto lontano da altri sguardi indiscreti, bisognerà essere veloci e compatti, perché la marea di tenebre si diffonde rapida come una sciame. Si deve arrivare prima che le persone si sentano sommerse dalla sensazione di essere estranei a quello che è successo ed estranei anche a loro stessi.
Se accade, è il segnale che l’anima si sta congedando non dalla vita, ma dalla realtà.
Un lavoro, quello dello psicologo dell’emergenza, che mette una sete terribile, ma a dissetarci in tempo di pace,  sono libri come quello scritto da Rita Di Iorio e Daniele Biondo.
Professionisti meticolosi, lealmente appassionati alla psicologia dell’emergenza, che in questo testo si sono occupati di tutto il necessario, non lasciandosi intimorire dall’ampiezza delle informazioni che questo settore proclama, ma hanno saputo orientare il lavoro di stesura verso scelte oculate e produttive. Il risultato è un grande libro, privo di divagazioni, denso, ordinato, pervaso da una essenziale bellezza morale e scientifica.
La lettura del libro, attraverso una formulazione fluida ed organizzata,  ci offre così una visuale forte e consistente di ciò che deve essere l’operatività in un contesto emergenziale per quel che riguarda l’assistenza psicosociale. Ci ricordano gli autori, infatti, che senza un intervento mirato, disciplinato dalla buona prassi ed armonico: "Il territorio fisico e psichico continuerà ad esprimere la sua emergenza e a presentare a tutti irrimediabilmente il segnale di una rottura."
Un’opera vestita anche di assoluta franchezza nel suo richiamare le reali esperienze del Centro Alfredo Rampi e dell’Associazione Psic-AR durante l’Emergenza Abruzzo. Entrambi maestri e direttori d’orchestra, Rita e Daniele, hanno assunto, in quella circostanza, un ruolo di grande responsabilità e di grande partecipazione, anche emotiva, dimostrando una passione sincera e una robusta laboriosità. Due anime forti che trovano la loro espressione nel costante interesse verso le categorie fragili dell’emergenza: i bambini e gli anziani. A loro è infatti dedicato un ampio spazio nel testo.
Un’ostinata raccomandazione gli autori la rivolgono poi alla divulgazione e alla profusione di un’educazione all’emergenza rivolta a tutta la popolazione. Solo attraverso esperienze di formazione concrete e ricorrenti, infatti, si possono acquisire specifiche competenze cognitive ed emotive di autoprotezione per affrontare l’emergenza e il corredo per il fronteggiamento deve essere identico ed uniforme per tutti.
Adesso il collaudo spetta a noi, a tutti gli psicologi impegnati ogni giorno in questo settore e alla protezione civile che, come scrivono gli autori, "non è solo un sistema di soccorsi, ma l’emblema, il simbolo della possibilità di ricevere soccorso" è infatti attraverso il coordinamento degli operatori dell’emergenza che è possibile "il rito laico della solidarietà (…) in questo rito laico - continuano gli autori - potremmo ritrovarci l’uno a fianco all’altro, tutti i cittadini del mondo, indipendentemente dal paese di appartenenza, dalla religione, dall’ideologia, dal colore della pelle per superare divisioni, unirsi nel difficile compito di attivare buone prassi (..)".
Solo questo può evitarci di commettere errori tecnici, frutto della pressione, dell’improvvisazione, della mancanza di coordinamento e della scarsa fiducia in noi. Solo così possiamo evitare che un intervento si traduca nella registrazione di una sconfitta.
E questo lo dobbiamo alle persone che, in una situazione d’emergenza, aspettano il nostro intervento. Questo lo dobbiamo ad Alfredino.


Foto 18 – Cristiana Pizzi


Tommaso Profeta, vice capo di Gabinetto del Sindaco, Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde della Protezione Civile
Il libro è stato molto bello da leggere, di facile comprensione, pur essendo tecnico e ricco di descrizioni e di esperienze pratiche.
La parte del libro che mi ha coinvolto di più è il capitolo 2,  mi ha visto protagonista in prima persona. Sono partito pochi minuti dopo aver ricevuto la notizia dal sindaco Alemanno, insieme ad uno psicologo dell’emergenza di Psic-AR, Michele Grano, che ha seguito l’intervento sul posto. Ho lavorato insieme alle altre validissime psicologhe dell’associazione che hanno sostenuto la scolaresca, le compagne di quelle sventurate ragazze che morirono a Ventotene.
Dalla lettura del libro si evince che le vittime di un evento calamitoso hanno bisogno di punti di riferimento, che non possono essere rappresentati solo dalle istituzioni, ma anche dagli psicologi che le seguono con professionalità e strumenti scientifici, accompagnandole nei mesi successivi per superare i traumi subiti.
Noi lavoriamo con gli psicologi dell’emergenza da tanti anni, la collaborazione è ottima. Siamo convinti che l’informazione e la formazione siano i punti chiave per poter affrontare e superare le emergenze; proprio per questo l’anno scorso abbiamo inaugurato il primo centro di informazione e formazione della Protezione Civile del Comune di Roma. Stiamo organizzando corsi per portare la cultura della Protezione Civile non soltanto nelle scuole ma anche nel mondo della Protezione Civile stessa (a settembre svolgeremo incontri in collaborazione con l’università Luiss). Infatti, un’attenzione particolare va rivolta alla formazione dei nostri volontari, non solo per migliorare la qualità del soccorso, ma anche per potenziare le risorse psicologiche ed emotive necessarie per intervenire nelle emergenze. Perchè loro conoscono il territorio, conoscono le esigenze, i drammi, i dolori e tutto quello che c’è da sapere per poter gestire un buon soccorso alla popolazione in emergenza. I volontari devono però essere messi in condizione di lavorare bene, fornendo loro gli strumenti di formazione specifici per ogni livello.
Più volte nel corso di questo convegno si è ribadita l’importanza del legame che la Protezione Civile ha con il territorio e il Centro Rampi ne rappresenta un concreto esempio.
La strada giusta è quella di appoggiare le istituzioni locali, quindi dare al volontariato locale un punto di riferimento nel Comune, che è l’istituzione più vicina alla popolazione, che per prima si attiva nelle emergenze.
Auspico vivamente che la riforma di Roma Capitale, che prevede il passaggio di alcune funzioni di Protezione Civile della regione a Roma Capitale, si attui in tempi brevi, perchè il volontariato, necessita di un punto di riferimento certo.


Foto 19 – Tommaso Profeta


 
 
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