L’Antincendio boschivo VISTO DAL CASCO! - Conosco Imparo Prevengo

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L’Antincendio boschivo VISTO DAL CASCO!

Archivio > Dicembre 2012 > Protezione civile e volontariato

C.I.P. n. 18 - PROTEZIONE CIVILE E VOLONTARIATO
L’Antincendio boschivo VISTO DAL CASCO!
corpo a corpo con il fuoco

Ciro Longo

Volontario AIB  e Presidente del Nucleo Operativo Alfredo Rampi

Camminare in quello che resta di un bosco dopo un incendio esteso è un’ esperienza che rimane dentro, la memoria come un silenzio fatto di assenze urlanti. Manca il rumore che fanno le foglie quando il vento le muove, mancano i fruscii che gli animali di piccola taglia producono muovendosi nel sottobosco, mancano le strida degli uccelli e perfino il ronzio degli insetti.    



E’ un silenzio rumoroso che racconta di un mondo che quando muore cambia colore passando da una specie di festa affollata, e disegnata con  tutte le sfumature del verde, all’immobilità di un bianco e nero inospitale e svuotato.
Partecipo come volontario del Nucleo Operativo Alfredo Rampi alle campagne AIB (Anti Incendio Boschivo) da molti anni e mi è successo di vivere questa esperienza alcune volte, non molte per fortuna, ma sempre troppe e sempre sgradevoli e tristi da ricordare. Sono le volte in cui, nonostante gli sforzi dei Vigili del Fuoco, della Forestale, dei Guardiaparco e di noi volontari il fuoco è riuscito comunque ad aggredire una parte consistente di bosco prima di essere circoscritto e spento.
A volte questa "battaglia" dura ore. Ore in cui si ricarica costantemente d’acqua il modulo (è il serbatoio munito di pompa montato sui Pick Up che consente di irrorare acqua sull’incendio per abbassare la temperatura fino ad estinguerlo) bagnati di sudore e vapore acqueo con la tuta ignifuga che diventa quasi una seconda pelle o, meglio la migliore amica della pelle visto che la protegge direttamente.
Ore fatte di urla per sentirsi in mezzo al frastuono, per coordinarsi al meglio con la Sala Operativa e/o sul campo tra squadre per aumentare l’efficacia dell’intervento, tra comunicazioni radio che perdono talvolta ed inevitabilmente il segnale in mezzo alle colline della campagna romana e cellulari con campo ondivago in barba ad ogni arroganza della tecnologia. Ore fatte di gesti concitati ed allo stesso tempo frenati dalla stanchezza, dal caldo, dal fumo che rosicchia l’ossigeno, appesantendo i movimenti ed arrossando gli occhi.



In buona sostanza, quasi un corpo a corpo in cui si contende ogni singolo albero, ogni singolo cespuglio ad un elemento potente e vorace, fianco a fianco proteggendosi a vicenda, attenti alla sicurezza (come è sempre dovere di un volontario di Protezione Civile), ma cercando di fare tutto il possibile per vincere, perché in questa "battaglia" vincere significa far vivere più bosco, più piante più animali, più vita.
Ho preferito raccontarlo così l’AIB, come visto da un casco: quello che si tiene per tutto il tempo dell’intervento insieme agli altri Dispositivi di Protezione individuale indispensabili per la sicurezza (guanti ignifughi, scarponi ignifughi, tuta, fazzoletto sulla bocca, occhiali antifumo), nonostante il caldo, nonostante sia piena estate. Quello che ci si toglie quando tutto è finito, quando il fuoco quasi all’improvviso finalmente sparisce e non c’è più pericolo che riprenda. Quello che ci si toglie per bere tutti assieme dell’acqua fresca, per dirsi che ci siamo riusciti, per scambiarsi commenti, racconti, impressione. Il Lazio è una regione soggetta a rischio di incendio boschivo, soprattutto in estate, ma da sempre è una regione in cui c’è grande attenzione a questo rischio e molta disponibilità da parte del volontariato all’impegno in tal senso. Gli incendi estivi, dolosi o accidentali che siano, sono comunque favoriti dalla maggiore suscettività: giornate calde, spesso ventose, poca pioggia, aria secca. Ci sono estati più "tranquille" ed estati in cui si interviene con frequenza e su incendi particolarmente aggressivi: l’estate del 2012 è stata una di queste.




Possono scoppiare nei dintorni delle città o al loro interno ovunque ci sia del verde. Roma, ad esempio, è una città con molti parchi potenzialmente a rischio incendio. Parchi che da giugno a settembre vengono monitorati con attenzione e presenza costante dei volontari, in affiancamento agli addetti ai lavori, a supporto delle Istituzioni, a sostegno dei cittadini.
Da anni, da giugno a settembre, il N.O.A.R., insieme ad una altra Associazione di Volontari (AVS Cosmos), presidia uno di questi polmoni verdi cittadini: la Marcigliana, una campagna bellissima incastrata tra la Nomentana e la Salaria, due grandi strade consolari di cui ci si dimentica dopo poche centinaia di metri, per ritrovarsi in un pianeta fatto di aziende agricole, greggi al pascolo, cavalli. Una pezzo di  verde a cui dedichiamo volentieri una quota di impegno non indifferente in un periodo che di solito si dedica alle vacanze estive. Uno degli  impegni assunti con le Istituzioni e con i cittadini nella nostra qualità di uomini e donne che hanno scelto di dedicarsi al volontariato in Protezione Civile. Uno degli impegni a cui, per le ragioni già descritte, teniamo di più.




 
 
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