Il combat-stress (II parte) - Conosco Imparo Prevengo

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Il combat-stress (II parte)

Archivio > Dicembre 2010 > Formazione e scuola

C.I.P. n. 12 - FORMAZIONE E SCUOLA

IL COMBAT-STRESS (II PARTE)
STUDI DI PSICOLOGIA MILITARE
Rita De Francesco

Psicologa dell’Emergenza e esperta in Psicoltraumatologia


Nel numero precedente avevamo già parlato di combat-stress. C’eravamo lasciati proprio sul più bello, cioè sulla necessità di intervento da parte di uno psicologo per contenere lo "tsunami" emotivo cui spesso sono esposti i militari impegnati in scenari operativi.
Per ottenere questo sostegno lo psicologo deve essere lì, vicino sia nel tempo che nello spazio, condividendo la stessa realtà del militare. Questa prossimità è necessaria per consentire di spegnere nell’immediatezza la "fiamma" dello stress acuto che altrimenti si consoliderebbe, accendendo così un fuoco che comporterebbe delle conseguenze più profonde e croniche ossia più irreversibili! La metafora del fuoco non è a caso, infatti una delle tecniche di sostegno adottate nell’immediato è il Debriefing che significa "disinnescare" cioè contenere e normalizzare lo stress evitando che possa esplodere!
Già nella prima guerra mondiale si era visto che se il militare affetto da "combat stress" veniva portato nelle retrovie, difficilmente sarebbe tornato in teatro di operazioni e facilmente avrebbe sviluppato una psicopatologia, mentre se veniva "trattato" a ridosso delle linee nemiche quasi sicuramente tornava nel proprio reparto, tornava a combattere, sostituiva il ricordo dello stress con altre esperienze migliori e non sviluppava alcuna psicopatologia. Successivamente, in seguito alla guerra del Vietnam, gli psicologi e psichiatri militari americani individuarono 4 elementi necessari per un buon intervento sul campo ed una efficace prevenzione del DPTS, elementi oggi conosciuti come "modello PIES"
Proximity , Immediacy , Expectancy , Simplicity:

1. Proximity: l’intervento deve essere il più vicino possibile al luogo di esposizione.

2. Immediacy: l’intervento deve essere il più veloce possibile.

3. Expectancy: l’intervento serve a  consapevolizzare il militare che le paure sulle prestazioni future sono dettate da eventi previsti e prevedibili e possono pertanto essere contenute grazie al supporto psicologico.

4. Semplicity: l’intervento deve essere condotto con un intervento che sia il più semplice possibile e  a breve termine.

 

Le guerre atipiche ed i conflitti asimmetrici che vedono impegnati i militari occidentali  di questi ultimi tempi rappresentano situazioni in cui è molto forte il rischio di sviluppare una reazione da "combat stress" oppure un "disturbo post traumatico da stress".
Per cercare di "limitare i danni" e fornire un’adeguata formazione ai militari, negli Stati Uniti D’America  
in ogni divisione dell’Esercito viene istituita un’Unità di Combat Stress Control ,
costituita da un nucleo operativo specificamente formato, composto da: Psichiatri , Psicologi, Counselor , Assistenti Sociali e Infermieri militari.
L’Unità ha il compito di essere proattiva nella sensibilizzazione a questo tipo di problematiche, presentandole come reazione normale ad un evento anormale, attraverso la diffusione di informazioni, depliant , esercitazioni ecc. .
La possibilità di accesso al Servizio è presentata a tutto il personale militare.
E’ importante  che un militare sia messo in grado di percepirsi come militare attivo, questo permette di recuperare più facilmente il suo equilibrio psichico scongiurando spesso lo sviluppo del Disturbo post –traumatico.

Nei processi addestrativi e nelle procedure riabilitative viene posta una particolare enfasi su : Prevenzione, Sensibilizzazione, Empowerment, Sostegno.

Prima che un militare venga impiegato in teatri operativi, vengono attivati dei piani di formazione e quindi di prevenzione, seguiti dal monitoraggio in loco e in particolare viene focalizzata l’attenzione su piani integrati di formazione sui problemi dello stress , diffusione di informazione, test di valutazione somministrati all’inizio della missione ( e spesso ripetuti al suo termine), inoltre  viene fornito un  supporto alle famiglie in caso di eventi traumatici, sia in caso di eventuali ferimenti che in casi estremi cioè di morte durante il servizio

La situazione attuale nella quale vengono utilizzati strumenti di alta tecnologia richiede inoltre una formazione ancora più specifica, necessaria per affrontare "nuovi tipi di stress" come ad esempio lo stress derivante dall’isolamento (nel caso in cui  vi sia un mal funzionamento degli apparati di trasmissione); lo stress derivante dalla mancanza di autonomia nonché lo stress derivante dal cambiamento psico-fisiologico dovuto all’uso di armi non convenzionali.

Con questo secondo articolo sul combat stress abbiamo fatto un viaggio descrittivo di una realtà che molti dei nostri giovani militari vivono sulla loro pelle in teatri operativi esteri, una esperienza forte che segnerà (nel bene e nel male) la loro vita e che costituirà una pagina significativa della loro storia personale e familiare. L’articolo termina qui, ma se qualcuno fosse interessato ad addentrarsi ulteriormente in questo mondo "mimetico", seguiteci! Nei prossimi numeri seguirà un breve approfondimento.



 
 
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