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Fattore umano - Stress - Lavoro

Archivio > Dicembre 2007 > Sicurezza nei luoghi di lavoro

C.I.P. n. 3 - SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

FATTORE UMANO – STRESS - LAVORO
L’incidenza del fattore psicologico sullo stress e sugli incidenti nei luoghi di lavoro
Rita Di Iorio
(psicoterapeuta esperta in Psicologia dell’Emergenza)

E’ dimostrato che tra i fattori che influenzano in una situazione di stress o di emergenza (le risorse fisiche individuali, l'ospitalità o meno dell'ambiente, presenza di amici o di nemici, danni fisici riportati) il più importante è quello psicologico.
L'organismo umano è abituato a rispondere a stimoli negativi, ma quando questi superano la soglia di vulnerabilità personale per incisività particolare o per cronicità, il soggetto si ammala.
Lo stress cronico ed il disagio psichico sono ormai considerati come problemi che colpiscono tutte le categotrie di lavoratori, in ogni luogo e Paese.
Lo stress può provocare una serie di sintomi che possono essere invalidanti per le persone e costituire un problema serio per l’azienda, sia pubblica che privata.
Lo stress è un fenomeno complesso multidimensionale che riguarda la sfera psicologia della persona, gli aspetti relativi allo psichico, emozionale, motorio, posturale e fisiologico.
Lo stress rappresenta un fenomeno che deve essere tenuto sotto controllo dal medico/psicologo, datore di lavoro, responsabile del servizio prevenzione e protezione, i rappresentanti dei lavoratori.
Il disagio lavorativo può risolversi in una reazione funzionale ad un nuovo equilibrio adattivo (stress-adattamento) o dar luogo luogo, più spesso, ad una sindrome che ha come principale effetto un deterioramento delle relazioni lavorative (burn-out) oppure risolversi in una condizione fortemente disfunzionale come prodotto di una vera e propria violenza o molestia psicologica (mobbing-intenzionalità).
Lo stress ha una connotazione difensiva rispetto agli stimoli ambientali, quando questa fase di allarme si cronicizza,però, tale reazione diventa disfunzionale rispetto alle richieste esterne e diventa dannosa per l’individuo (distress).
Lo stress lavorativo si verifica laddove vi è una sperequazione tra carico di lavoro e percezione del soggetto di non avere un controllo su di esso (Karasek e Theorell ,1990) conseguenza di uno squilibrio tra prestazione e relativi rinforzi percepiti, sforzo e ricompensa (Siegrist e Peter, 1994).
Lo stress può colpire tutti i dipendenti, anche se esistono mansioni più a richio di altre (come i componenti delle squadre di emergenza, delle squadre sociosanitarie, del call-center, dei reparti e dei cantieri a grosso rischio di incidenti, ecc).
Lo stress è al secondo posto tra le cause di problemi di salute e sicurezza nel lavoro, interessa circa il 30 % dei lavoratori dell’Unione europea (dati Fondazione di Dublino del 2002).
In Italia però i lavoratori vittime di vessazioni sono solo il 4% dei casi, media bassa rispetto a quella europea e a questo è imputabile il 50% delle assenze per malattia.
Le persone vittime di vessazione sul lavoro sarebbero 12 milioni.
In Europa sta crescendo l’impegno negli ambienti di lavoro per riconoscere le cause dello stress, fare una precoce diagnosi, fare una buona prevenzione, curare lo stress, migliorare il benessere e la sicurezza sul luogo di lavoro, aumentare la produttività e l’efficienza dell’azienda.
La salute e la sicurezza sul lavoro devono essere sempre messi al primo punto per il benessere del lavoratore e dell’azienda.
E’ necessario, attraverso la formazione e relazioni formali e informali, educare alla prevenzione, unica "best practive" in grado di affrontare qualitativamente e quantitativamente la riduzione e l’abbattimento degli attuali livelli di insicurezza e di squilibri psico-sociali sul lavoro.
Il DPM 27 aprile 2004 aggiorna l’elenco delle malattie da obbligo di denuncia contro gli infortuni e malattie professionali, nella II lista contenente malattie a rilevanza limitata include le disfunzioni dell’organizzazione del lavoro al cui interno include le malattie psichiche e psicosomatiche derivanti da costrittivtà organizzativa quale disturbo da stress.
Il d.lgs 626/94 riconduce nell’organizzazione del lavoro l’essenza piena della tutela alla salute e della sicurezza sul lavoro che vede e valuta nel lavoratore l’attore principale, obbliga i datori di lavoro a valutare tutti i fattori che costituiscono una fonte di rischio per i lavoratori, riconosce il danno oltre che biologico anche psico-fisico e il diritto al risarcimento danni.

Nonostante le considerazioni prima fatte perchè non si investe sulla sicurezza?
I motivi possono essere tanti, provo a citarne qualcuno: perchè la società mette in atto un processo di rimozione degli eventi minacciosi dell’esistenza ( incidenti, catastrofi). Perchè lavorare sulla prevenzione non è visibile e generalmente l’amministratore politico ricerca attività che nell’immediato siano visibili. Perchè di sicurezza si parla quando essa non c’è o viene a mancare oppure quando non se ne può fare a meno.
Perchè si ritiene inutile spendere soldi per prevenire gli incidenti e le calamità quando ci si continua  ad illudere che non accadranno mai a meno che non sia già destinato e quindi ancor più non c’è nulla da fare.

Come prepararsi all’emergenza nei luoghi di lavoro
L’individuo deve essere aiutato a neutralizzare l’esperienza traumatica dell’incidente o della catastrofe piuttosto che imputarla alla fatalità, alla malasorte o ad eventi esterni alla vita, deve ricondurla alla propria responsabilità (quasi sempre presente seppur in misura variabile). E’ necessario recuperare il senso degli eventi tragici per spostarsi dalla dimensione del fato a quella del destino che storicizza questi eventi, permettere all'essere umano di gestire e controllare emotivamente le emergenze personali e collettive.
Nello stesso modo la comunità colpita da una calamità deve essere aiutata a comprendere che per quanto naturale la calamità denuncia sempre (oggi più che mai) la responsabilità dell’uomo.

Negli ambienti lavorativi bisogna puntare sulla:

preparazione individuale, che appena scatta l’emergenza permette all’individuo di innescare le proprie risorse psicofisiche, per ottimizzarle, al fine della gestione del proprio stress o dell’emergenza;

preparazione collettiva, che consiste nella messa a punto di strategie di prevenzione. Tali strategie consistono nell’organizzazione delle difese capaci di fronteggiare l’emergenza (per es. attrezzature antincendio), nell’attivazione delle risorse preorganizzate presenti direttamente sul luogo dell’emergenza, nell’attivazione delle risorse sociali organizzate (come il 118, i presidi dei vigili del fuoco) e preparazione e diffusione di opuscoli relativi ai piani di evacuazione degli edifici pubblici e al comportamento da attuare in caso di emergenza, alla gestione delle catene comunicative durante l’emergenza, alla gestione della post emergenza;

realizzazione di un programma di Disaster program, che consiste nell’intervento diversificato secondo la tipologia dell’ambiente di lavoro e di rischio presente per assicurare un piano organizzativo coordinato per la  riduzione dello stress;

organizzazione di corsi di perfezionamento per gli Addetti alle squadre di Emergenza Sanitaria e Antincendio su: Gestione del fattore psicologico nelle emergenze.

realizzazione di interventi psicodinamici sui team, per la gestione dello stress in ambienti di lavoro, per la gestione dell’emergenza e della post emergenza.



 
 
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