La preparazione della popolazione alla gestione dei rischi - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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La preparazione della popolazione alla gestione dei rischi

Archivio > Dicembre 2007 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 3 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

LA PREPARAZIONE DELLA POPOLAZIONE ALLA GESTIONE DEI RISCHI
IL BISOGNO DEI CITTADINI DI SENTIRSI INFORMATI
Rita Di Iorio
(Psicoterapeuta, consulente di diversi Enti per l’informazione dei rischi alla popolazione)

Nel nostro Paese si registra un ritardo abbastanza preoccupante nella promozione di esperienze e percorsi formativi di preparazione della popolazione alle emergenze ambientali.
Tale ritardo denuncia da un punto di vista psicologico l’attivazione a livello collettivo di difese mentali molto potenti, come la negazione o la rimozione di eventi estremamente dolorosi da parte della popolazione e degli amministratori.
Tale ritardo nel campo della formazione viene mimetizzata con interventi episodici di tipo informativo, realizzati nel migliore dei casi attraverso spot mediatici, spesso successivi agli eventi di crisi, che danno la sensazione di star intervenendo per migliorare la sicurezza e la protezione dei cittadini, mentre contribuiscono alla banalizzazione che caratterizza la comunicazione in questi casi.
Ho potuto verificare che negli ultimi anni, però, è cambiato l’atteggiamento  da parte della popolazione. In passato tendeva a non voler sapere, a considerare  tutto controllato dal destino e dal fato. Al contrario i cittadini oggi, pretendono di essere informati sui rischi presenti nel loro territorio e di essere messi in grado di gestirli. Forse sono gli amministratori che ancora non si sono accorti di questa nuova esigenza  da parte dei cittadini e quindi non riescono a stare al passo con i tempi. Nonostante la difficoltà degli Enti preposti ad attuare un serio piano informativo sui rischi, nei suoi 26 anni di attività, il Centro Alfredo Rampi ha cercato comunque, di focalizzare sempre meglio quali interventi occorressero attivare nel campo della preparazione dei cittadini alla gestione delle emergenze ambientali, realizzando numerose esperienze ed interventi in rete con le Istituzioni locali e nazionali che hanno responsabilità nel campo dell’educazione alla protezione civile, della prevenzione degli incidenti e della formazione alla sicurezza. Con il Comune di Roma, Ufficio Extradipartimentale della protezione civile, abbiamo  svolto attività informative della popolazione molto interessanti, una delle quali descritta in seguito dalla Dott.ssa G. Scotto.

Svolgere un serio piano di informazione significa realizzare una serie di interventi complessi in diversi campi, tra cui i più importanti sono:

A- Quello della comunicazione
Occorre attivare per i cittadini una comunicazione capillare, continua, serena, precisa sui rischi presenti nel territorio. I cittadini hanno diritto di sapere a quali rischi sono soggetti e come comportarsi in caso d’emergenza. Invece, ancora oggi, i cittadini vengono espropriati di questo diritto e trattati come bambini che non devono sapere per non spaventarsi. Questo non permette, quindi, di mettere in atto un’opera seria di prevenzione che permetta di acquisire le misure di prevenzione e quelle d’emergenza.

B- Quello della formazione
Occorre una formazione continua e diffusa, secondo i principi dell’Educazione degli Adulti enunciati nel Memorandum della Commissione Europea del 2000, che attivi la partecipazione dei cittadini sui problemi ambientali del loro territorio, per motivarli all’apprendimento delle corrette norme di comportamento in caso di emergenza.
Senza conoscenza non ci può essere consenso e motivazione a mettere in pratica le misure di prevenzione dei rischi, i comportamenti corretti in caso d’emergenza e, infine, l’adesione alle esercitazioni proposte dalle istituzioni locali per prepararsi all’emergenza.

C- Quello dell’esercitazione
Le esercitazioni sono necessarie per preparare i cittadini a rispondere in maniera adeguata alle diverse emergenze ambientali e prevenire così, le conseguenze più gravi in relazione al verificarsi degli eventi di crisi. Le esercitazioni permettono di progettare una serie di interventi tecnici, operativi, strategici, culturali e sociali per i quali è necessario attivare un intenso lavoro interistituzionale, senza i quali è velleitario pensare di riuscire a coinvolgere la popolazione
In questo articolo mi soffermerò sul primo punto, ossia quello relativo alla comunicazione, gli altri avremo modo di affrontarli nei numeri successivi.

La comunicazione dei rischi alla popolazione
Per poter raggiungere una buona gestione dei rischi è necessaria un’efficace comunicazione dei rischi a tutti i cittadini prima, durante e dopo l’emergenza.
Tale comunicazione dovrebbe fornire una:
Informazione preventiva
finalizzata a mettere ogni individuo nelle condizioni di conoscere il rischio cui è esposto, di verificare correttamente i segnali di allerta e di assumere i comportamenti adeguati durante l’emergenza, questa prima informazione permette l’attuazione delle altre fasi.
Informazione in emergenza
finalizzata ad allertare la popolazione interessata da un’emergenza e ad informarla costantemente durante l’evento.
Informazione post emergenza
finalizzata a ripristinare lo stato di normalità attraverso l’utilizzo di segnali di cessato allarme (tipologia di informazione secondo le linee guida dell’UE).

Ormai sappiamo che un’efficiente comunicazione dei rischi deve tener conto:
Delle caratteristiche del pubblico
Della fonte della comunicazione
Del contenuto della comunicazione
Della riduzione dei rischi in virtù di comportamenti più idonei
Dell’aumento della capacità di collaborazione con le autorità

Deve individuare i caratteri formali del messaggio in modo da:

  • superare i filtri di attenzione e percezione dei destinatari

  • consentire la decodifica del messaggio utilizzando un codice coerente con quello del pubblico

  • essere congruente con altri messaggi relativi alla realtà esperita dai soggetti riceventi (rispetto ad un preciso profilo di comunità)

  • essere adeguato all’entità reale del rischio, rassicurante quanto possibile, comprensibile da tutti, ecc.


Gli obiettivi della comunicazione dei rischi sono:

  • riconoscimento da parte delle persone del loro diritto di essere informate

  • miglioramento della conoscenza e della comprensione dei rischi

  • acquisizione delle procedure di comportamento psico-comportamentale in caso di emergenza

  • creazione di una sub-cultura dell’emergenza per rendere il rischio dominabile cognitivamente



MODELLO GLOBALE DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE

Al fine di riuscire ad integrare gli interventi di comunicazione sul rischio con quelli di formazione e con le esercitazioni occorre realizzare un modello d’intervento globale per l’educazione dei cittadini ai rischi ambientali.
Tale modello dovrebbe essere zonizzato, cioè dovrebbe essere capace di concentrare in una singola porzione di territorio una serie d’interventi che nel tempo possono ridurre le condizioni di rischio.
Interventi di diverso tipo: scientifici, sociali, culturali, educativi, amministrativi, tecnici, politici.
Interventi che coniugano la ricerca sui rischi con i piani di evacuazione degli edifici pubblici, la formazione degli adulti  con l’attivazione di centri territoriali di volontariato di Protezione Civile, la comunicazione sui rischi presenti in quella porzione di territorio con l’organizzazione di periodiche esercitazioni di tutta la popolazione coinvolta.
Riassumendo, ogni persona dovrebbe fare delle esperienze specifiche del tipo IMPARO-CONOSCO-PREVENGO per:

  • conoscere il rischio presente nel proprio ambiente di vita (sapere)

  •  familiarizzare con le categorie di imprevisto, di casualità, di insolito (saper essere)

  •  essere in grado di sviluppare le capacità autoprotettive in situazioni di emergenza (saper fare).

  •  esercitarsi per imparare e rendere automatiche le sequenze comportamentali corrette a fronteggiare l’evento (saper fare).

  • sviluppare una relazione positiva con i soccorritori e le organizzazioni della protezione civile e per le forze dell’ordine pubblico per prevenire i rischi e collaborare con loro in caso d’emergenza (saper essere).

  • sentirsi in una situazione collettiva contenitiva sviluppando relazioni aiutanti all’interno della propria comunità (saper essere e saper fare).


(lavoro da me presentato nel laboratorio sull’informazione alla popolazione sui rischi: prima durante dopo l’emergenza gestito dal Centro Alfredo Rampi Onlus al Campo Scuola nazionale degli psicologi dell’emergenza a Rovereto)


 
 
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