Educazione alla sicurezza nel quartiere - Conosco Imparo Prevengo

PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE, PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA, TERRITORIO
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Educazione alla sicurezza nel quartiere

Archivio > Agosto 2007 > Formazione e scuola

C.I.P. n. 2 - FORMAZIONE E SCUOLA

Educazione alla sicurezza nel quartiere.
I laboratori che aiutano i ragazzi a muoversi autonomamente ed in sicurezza nella loro città.
Manuela Caruselli
(Psicologa, coordinatrice del progetto "Strada Facile, Strada Felice" per il Centro Alfredo Rampi)



Gli interventi di prevenzione del rischio stradale che il Centro Alfredo Rampi svolge nelle scuole elementari e medie vedono i bambini e i ragazzi come soggetti che hanno il diritto e la capacità di migliorare sia la loro vita, sia quella della comunità nella quale vivono. In quanto soggetti attivi possono diventare essi stessi i gestori della loro sicurezza nei quartieri delle loro città.
La metodologia utilizzata, sviluppata nel corso degli anni dal Centro Alfredo Rampi, è denominata psicopedagogia del rischio ambientale. Essa consiste in un nuovo approccio al concetto di pericolo che non si fonda sul terrore e sull’evitamento tout court di qualunque situazione potenzialmente pericolosa, bensì fornisce ai bambini e ai ragazzi, attraverso delle esperienze significative, gli strumenti per evitare e/o gestire le situazioni di pericolo. Soprattutto permette loro di conoscerle e per conoscenza non intendiamo una trasmissione di concetti di tipo nozionistico, piuttosto l’acquisizione di consapevolezza attraverso l’esperienza e quindi conoscenza intesa nel senso di sapere fare e sapere essere, alla base dei processi formativi duraturi.
Ai bambini e ai ragazzi vengono proposti lavori di gruppo in modo da sviluppare il loro senso di appartenenza alla comunità e contrastare l’individualismo, per dare loro modo di mettere insieme le proprie risorse per arrivare a risultati e idee nuove, ricche e condivise.
I principali obiettivi degli interventi consistono nel fornire le nozioni di base di educazione stradale, nella presa di coscienza e di responsabilità rispetto ai rischi stradali, nella riappropriazione del territorio, nella conoscenza del concetto e delle tecniche di prevenzione al rischio  e della figura dello psicologo in quanto facilitatore della conoscenza della propensione al rischio.
Fornire le nozioni di base di educazione stradale significa equipaggiare i bambini e i ragazzi degli strumenti per potere decifrare la segnaletica stradale a vari livelli, a seconda dell’età, e sapere come muoversi per le strade del loro quartiere in sicurezza. Per bambini di prima e seconda elementare è sufficiente imparare la differenza tra i colori del semaforo ed è importante che si esercitino in questo attraverso il gioco. Solo in questo modo il contenuto di quanto proposto potrà essere assimilato nelle loro conoscenze e nel loro abituale comportamento. Con i ragazzi più grandi è possibile introdurre la segnaletica stradale dando loro gli strumenti per identificare attraverso la forma, il colore e il contenuto, il significato dei cartelli stradali. La metodologia utilizzata prevede che siano loro i protagonisti della costruzione del significato, attraverso le loro conoscenze parziali e le loro intuizioni, messe in comune per arrivare a costruire un significato condiviso e corrispondente alla realtà. Il tutto viene insegnato loro per mezzo di simulazioni ed uscite nel quartiere. Ai bambini e ai ragazzi vengono presentate le situazioni più critiche (per esempio attraversare vicino ad un autobus, come comportarsi quando non ci sono le strisce pedonali, l’uso del marciapiede) e vengono costruite insieme le sequenze comportamentali per affrontarle. Con i bambini più piccoli vengono utilizzati esercizi di psicomotricità in palestra per allenare l’uso della lateralità in modo che ci possa essere poi un transfert dell’apprendimento e imparare a guardare a destra e a sinistra durante l’attraversamento.
La presa di coscienza e di responsabilità rispetto ai rischi stradali viene favorita attraverso l’abbandono del senso di futilità e casualità degli incidenti. Questo obiettivo viene raggiunto per mezzo di due differenti attività: uscita nel quartiere e rilevazione dei suoi rischi, ricostruzione di un incidente o "gioco del detective". La prima attività prevede che i ragazzi, in gruppo, rilevino, attraverso la compilazione di un questionario e lo scatto di alcune foto, gli elementi strutturali carenti o pericolosi presenti nel loro territorio. Questo favorisce lo sviluppo di un senso critico e di uno spirito di osservazione che altrimenti risultano solitamente carenti (non solo in tenera età). Nella seconda attività viene chiesto ai ragazzi di pensare ad un loro incidente e "smontarlo" nelle sue componenti, ponendo particolare attenzione alle sue cause, sottolineando che possono essere esterne all’individuo (rischi presenti nel quartiere e rilevati con l’attività precedente) o interne, in questo ultimo caso si sottolinea la loro valenza emotiva o cognitiva. I bambini vengono inoltre invitati a riflettere su come evitare gli incidenti specifici di cui sono stati protagonisti, così da sviluppare le proprie capacità di autoprotezione.
Con le classi della scuola media il gioco del detective viene sostituito dalla lettura di un breve brano in cui viene descritto un incidente, in modo che i ragazzi si identifichino con i protagonisti e trovino le cause emotive e cognitive dell’incidente. Abbiamo riscontrato che funziona meglio l’utilizzo di un brano mitologico (per esempio la storia di Icaro) nel quale loro possano proiettare le loro emozioni e i loro pensieri in modo apparentemente più distaccato piuttosto che un brano più vicino a loro, per questo motivo sentito più minaccioso. Questo intervento è preceduto da un brainstorming sulla parola rischio; anche in questo caso si mostrerà ai ragazzi come le cause emotive e cognitive fossero già emerse nel lavoro fatto precedentemente, cosicché il significato è nuovamente creato da loro e condiviso, non imposto dall’alto come qualcosa da immagazzinare passivamente in memoria.
Per permettere ai bambini e ai ragazzi di riappropriarsi del territorio nel quale vivono, delle strade, dei marciapiedi e delle aree verdi del loro quartiere vengono proposte loro diverse attività. Al fine di socializzare e farli sentire parte di una comunità vengono accompagnati da noi nell’incontro con i commercianti della zona. L’incontro diviene occasione per conoscere cosa pensano i commercianti del quartiere nel quale lavorano, così da dare modo ai ragazzi di confrontarsi con realtà a loro vicine. Viene effettuata anche un’osservazione del quartiere: dai suoi rischi, come precedentemente spiegato, alle sue caratteristiche e ai suoi abitanti. Dopo un’osservazione attenta sarà possibile pensare ad un quartiere "ideale", a misura dei suoi abitanti; a tale scopo i ragazzi vengono sollecitati a costruire una mappa del loro quartiere ideale. L’ultimo passo per la riappropriazione del proprio territorio e per una partecipazione attiva consiste nel formulare le richieste ai politici di zona per un quartiere più sicuro e a portata dei bambini e dei ragazzi. Nel VI Municipio, dove il Centro Alfredo Rampi lavora da diversi anni e dove si è creato un clima di collaborazione, abbiamo invitato alla manifestazione di chiusura del progetto il presidente del Municipio e i bambini hanno avuto la possibilità di rivolgere direttamente a lui le loro domande puntuali su ciò che hanno osservato e le loro esplicite richieste.
Tutto il lavoro svolto si basa sul concetto di prevenzione, concetto che viene introdotto sempre all’inizio di ogni incontro o ciclo di incontri in classe. Nei bambini di prima e seconda elementare questo concetto non è ancora presente, o almeno il termine non è conosciuto. Solo alcuni bambini (circa il 6/7%) riferiscono di averlo già sentito e a volte riescono ad associarlo a pubblicità o a parole sentite dalla mamma o dal medico, ma il suo significato non è affatto chiaro. Dalla terza elementare in poi la parola prevenzione comincia ad essere maggiormente conosciuta nel suo uso e nel suo significato.
Personalmente ritengo molto importante presentarci all’inizio di ogni incontro come psicologi che si occupano del benessere delle persone per fare in modo che i bambini e i ragazzi familiarizzino con questa figura professionale ancora poco conosciuta nella complessità e pluralità delle sue funzioni e competenze.

                                    


 
 
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