2012: un anno di fuoco - Conosco Imparo Prevengo

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2012: un anno di fuoco

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C.I.P. n. 18 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

2012, UN ANNO DI FUOCO
Chi appicca gli incendi? Differenze tra "incendiario" e "piromane"
Gianluca Foschi* e Michele Grano**
*  Psicologo clinico e dell’educazione, Psicologo delle emergenze in formazione, tirocinante presso il Centro Alfredo Rampi Onlus.
** Psicologo dell’educazione e dell’età evolutiva, esperto in psicologia delle emergenze.


Partiamo da un dato su cui riflettere: nel corso del 2012 ci sono stati più di 8.000 incendi boschivi che hanno interessato il nostro Paese. Al termine della "Campagna Antincendio Boschivo 2012", realizzata dal Corpo Forestale dello Stato, come attività di prevenzione e contrasto agli incendi boschivi, è emerso che nel corso dell’ultimo anno sono stati percorsi dal fuoco circa 97.000 ettari della superficie italiana (46.000 ettari di superficie boscata e più di 50.000 di superficie non boscata). L’indagine ha evidenziato un aumento rilevante dei roghi rispetto al 2011 (pari al 30% di incendi in più), a cui si associa un notevole aumento della superficie colpita dalle fiamme (circa il 158% in più). Le regioni più danneggiate sono state la Calabria (1.300 incendi) e la Campania (1.200), mentre la superficie colpita dal fuoco in Sicilia rappresenta quasi il 50% del dato complessivo nazionale. Seguono, in ordine di gravità, Sardegna, Puglia, Toscana e Lazio.
Il 2012 viene paragonato dagli esperti al 2007, anno che ha segnato la nostra penisola per la gravità e l’elevato numero di incendi. La figura 1 illustra l’incidenza degli incendi sulla superficie boscata tra il 2005 e il 2008, facendo risaltare la situazione critica del 2007.



Percentuale di superficie boscata incendiata su superficie forestale per provincia – Anni 2005-2008 (fonte ISTAT, 2010)


Il 2007 e il 2012 hanno avuto un numero di roghi rilevati nettamente al di sopra della media, rispetto alla tendenza dell’ultimo ventennio; valori dovuti all’anomalo andamento climatico rilevato nell’Italia centro-meridionale in questi due anni (temperature elevate e scarsità di piogge durante il periodo estivo), associato ovviamente a fattori di origine antropica. Nella sola estate del 2012, ad esempio, il Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo del Corpo forestale dello Stato ha arrestato in flagranza di reato 15 persone e ne ha denunciate a piede libero 418 per il reato di incendio boschivo.
Dunque, specialmente durante la stagione estiva, si assiste ad un netto aumento di incendi e roghi nelle zone boschive. Non di rado le informazioni veicolate dai media ci parlano di incendi dolosi, cioè appiccati con l’intento di nuocere e distruggere come atto volontario umano. La persona che mette in atto tale comportamento criminale è spesso indicata come "piromane". Una ricerca di Ritchie e Huff (1999), svolta su un campione di 283 individui accusati di incendio doloso, ci offre un dato indicativo: solo 3 soggetti sul totale dei 283 hanno ricevuto una diagnosi di Piromania. Ciò fa capire come serva più chiarezza e maggiore criticità scientifica nell’usare tale termine. Una prima e netta distinzione va fatta tra il concetto di "piromane" e quello di "incendiario", spesso sovrapposti nel linguaggio comune.
L’incendiario, in inglese arsonist, è colui che appicca volontariamente un incendio; non necessariamente ha connotazioni patologiche chiare riguardanti il suo atto, può essere spinto da molteplici motivazioni: economiche, criminali, di vendetta, ecc. Il più delle volte è un atto volontario, pensato e ben organizzato. Pertanto, diversamente da quanto si sente spesso nella cronaca, ben difficilmente tutti gli incendi appiccati sono opera di piromani; più semplicemente si tratta di incendi dolosi appiccati da persone che trovano nell’incendio un vantaggio economico, materiale, al pari di qualsiasi altro delinquente.
Qui è possibile notare la grande differenza tra incendiario e piromane: quest’ultimo appicca un incendio perché sente un irrefrenabile bisogno di farlo, le sue motivazioni sono legate all’intrinseco piacere e sollievo che l’atto stesso produce. È interessante ciò che a proposito dice Carlo Riccardi, criminologo clinico: "Il piromane è un incendiario, ma non è sempre vero il contrario" (Riccardi, 2000).
La figura del piromane ha un preciso inquadramento nosologico: nel manuale diagnostico americano DSM-IV-TR rientra nella categoria dei Disturbi del Controllo degli Impulsi, che implica l’incapacità di resistere a un impulso, ad un desiderio impellente, o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé e per gli altri. Il soggetto avverte una sensazione di eccitamento prima di compiere l’azione e in seguito prova piacere e gratificazione nell’averla commessa. In questi comportamenti sono presenti la dipendenza da qualcosa e l’impulsività verso un’azione; nel caso della piromania, la persona è dipendente/attratta dal fuoco e compie gesti incendiari per soddisfare l’impulsività legata a tale dipendenza. La  quarta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2001) presenta 6 criteri che devono essere rispettati per poter diagnosticare un caso di piromania:

  • Appiccamento di incendi deliberato e intenzionale in più di un’occasione

  • Tensione o eccitazione emotiva prima dell’atto

  • Il soggetto è affascinato, interessato, incuriosito o attratto dal fuoco e dai suoi contesti situazionali

  • Piacere, gratificazione, o sollievo quando viene appiccato l’incendio, o quando si assiste o si partecipa ai momenti successivi

  • L’appiccamento di un incendio non è messo in atto per un vantaggio economico, come espressione di un’ideologia sociopolitica, per occultare un’attività criminosa, per esprimere rabbia o vendetta, per migliorare le proprie circostanze di vita, in risposta ad un delirio o un’allucinazione, o come risultato di una compromissione del giudizio

  • L’appiccamento di incendi non è meglio attribuibile ad un Disturbo della Condotta, ad un Episodio Maniacale, o ad un Disturbo Antisociale di Personalità.


 

In sintesi, quindi, è possibile affermare che la figura del piromane e il concetto di piromania vengono spesso utilizzati in maniera errata da parte dei media, e di riflesso nel linguaggio comune, confondendo il più ampio e generale concetto di incendiario con quello più preciso e specifico di piromane. La piromania è un disturbo psichiatrico ben definito e, fortunatamente, solo una piccola percentuale della popolazione italiana è affetta da tale patologia psichica.


Conclusioni

In questo breve articolo abbiamo voluto approfondire e fare chiarezza concettuale su un fenomeno che ogni estate affligge la nostra penisola: quello degli incendi boschivi. Siamo partiti da alcuni dati statistici, che ci offrono con chiarezza l’entità e l’incidenza sull’ambiente degli incendi, soffermandoci in particolare sull’anno appena concluso, definito "di fuoco" dall’Ispettorato Generale del Corpo Forestale Italiano. Le particolari condizioni climatiche del 2012, infatti, hanno inciso sull’aumento degli elementi predisponenti la possibilità di propagazione di incendi boschivi, anche nel periodo invernale. Ma oltre ai fattori meteorologici, dietro la maggior parte degli incendi c’è la mano dell’uomo: più della metà degli incendi boschivi ha infatti origine dolosa. Il movente di tali atti contro l’ambiente e contro la collettività può essere ricercato nei disagi psico-sociali, negli interessi criminali o personali di chi li compie.
Per tale motivo, nella parte finale del nostro lavoro ci siamo soffermati sulla figura della persona che appicca un incendio doloso, chiarificando e distinguendo i termini fondamentali di incendiario e piromane, sottolineando come la piromania sia un disturbo statisticamente poco frequente tra le motivazioni che portano un individuo ad appiccare un rogo. Abbiamo approfondito la figura del piromane sulla base di studi scientifici e dei criteri diagnostici del DSM-IV.
Oltre a ciò, ovviamente, non va sottovalutato l’elevato numero di incendi di origine colposa derivanti da cattive pratiche selvicolturali, agricole e pastorali che sono spesso in contrasto con le normative vigenti e dunque rischiano di diventare minacce per il patrimonio ambientale. Tali comportamenti, volontari o involontari, causano enormi danni ambientali ed economici e la morte di molte persone.
Le istituzioni (Vigili del fuoco, Corpo Forestale, volontariato di Protezione Civile) impiegano molte forze per occuparsi di prevenzione, spegnimento e recupero delle aree bruciate. Per noi cittadini è possibile collaborare a tali azioni, attraverso comportamenti responsabili e rispettosi dell’ambiente naturale ed umano, sia in chiave preventiva che di segnalazione/intervento.


Bibliografia e sitografia

American  Psychiatric  Association  (A. P. A.)  (2001), DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Text revision, Milano: Masson.

Barresi F., Centra B.  (2005). Piromania criminale. Aspetti socio-psico-pedagogici e giuridici dell’atto incendiario. Roma: Edup.

Corpo Forestale dello Stato , (2012). Anno di fuoco. I primi dati al termine della  campagna estiva contro gli incendi boschivi,
www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5667

Istat  (2010), Pressione degli incendi sull’ambiente. Anni 1970-2009, Roma.

Riccardi C.,  (2000). La Piromania. Cenni descrittivi di un disturbo dimenticato. http://www.wwf.it/UserFiles/File/News%20Dossier%20Appti/DOSSIER/Foreste%20e%20incendi/Piromania_di%20Carlo%20Riccardi%20criminologo%20clinico.pdf.

Ritchie E. C., Huff T.G. , (1999). Psychiatric aspects of arsonists, Journal of forensic sciences, 44, pp. 733 – 740.  





 
 
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