Comportamenti sicuri dopo un evento sismico - Conosco Imparo Prevengo

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Comportamenti sicuri dopo un evento sismico

Archivio > Dicembre 2009 > Sicurezza nei luoghi di lavoro

C.I.P. n. 9 - SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
COMPORTAMENTI SICURI DOPO UN EVENTO SISMICO
L'AQUILA, 17 SETTEMBRE 2009 "SEMINARIO DI INCONTRO, DISCUSSIONE ED ESPERIENZE"
Alessia Rosa

Psicologa del Lavoro, Socio PSICAR (Psicologi dell’Emergenze Alfredo Rampi)


Il 17 settembre 2009 si è svolto a Villa S. Angelo (L'Aquila) un convegno organizzato da AIFOS e Protezione Civile avente come oggetto "I comportamenti sicuri dopo un evento sismico".
Argomenti principali sono stati oltre all'importanza della prevenzione quale mezzo di tutela della integrità fisica dell’uomo in ambito lavorativo anche, visti gli accadimenti drammatici avvenuti recentemente come il terremoto de L'Aquila e l'incidente ferroviario di Viareggio, l'importanza della prevenzione e della sicurezza negli ambienti di vita.



La Direttiva 89/391/CEE del Consiglio Europeo, del 12 giugno 1989, individuava puntualmente la necessità di porre in atto azioni preventive che tutelassero i cittadini dai pericoli esistenti negli ambienti di vita e di lavoro. Da allora molto si è fatto in relazione alla prevenzione dei rischi di natura lavorativa ma poco è avvenuto per prevenire e ridurre tutta una serie di rischi che sono in agguato negli ambienti di vita comune.
Da anni ormai, la formazione sui temi della salute e sicurezza degli ambienti di lavoro è divenuta un punto fermo che viene riconosciuto come fattore di civiltà e sviluppo competitivo dal mondo produttivo e dalle forze sociali e politiche dei paesi occidentali.
Anche se non sempre adottate e condivise del tutto, le normative sulla salute e sicurezza dei lavoratori vengono rispettate e adottate da imprenditori e produttori di macchine ed attrezzature produttive e da datori di lavoro e lavoratori.
Si sta inoltre facendo strada tra tutte le parti in causa, imprenditoriali, lavorative e sociali, la convinzione che la formazione su queste tematiche non deve e non può ridursi ad una mera erogazione di notizie e informazioni "una tantum", solo per soddisfare un dettato normativo.
La formazione sulla salute e sicurezza degli ambienti di lavoro è, e deve essere sempre più considerata, come parte integrante dell’attività lavorativa in quanto costituisce presupposto e condizione di competitività di qualsiasi attività imprenditoriale oltre che prerequisito culturale che deve possedere ciascun lavoratore che entra nei processi produttivi.
Da qui deriva la consapevolezza e l’esigenza che la cultura della salute e sicurezza degli ambienti di lavoro sia sempre e ininterrottamente sottoposta ad un processo di adeguamento e attualizzazione.
La necessità di diffondere e consolidare negli ambienti di lavoro una cultura della salute e
sicurezza dei lavoratori ha reso possibile l'affermazione in questo ambito di normative che prevedono programmi e metodologie di formazione che seguano il lavoratore e l’imprenditore dal loro ingresso nel mondo della produzione sino a quando decideranno di uscirne.
Metodologie e programmi di formazione che dovranno essere adeguati ed aggiornati in relazione a tutte le modifiche strutturali e di processo che avverranno negli ambienti di lavoro, che dovranno essere predisposti per verificare l’efficienza ed efficacia delle azioni formative e la loro capacità di assicurare la salute e sicurezza degli ambienti di lavoro.
Come già accennato in precedenza, i rischi degli ambienti di lavoro non sono i soli a minacciare la nostra integrità psico-fisica.
Negli ambienti che identifichiamo come "di vita" si annidano gran parte dei rischi che dobbiamo essere in grado di fronteggiare in ogni istante della nostra vita.
Dai più palesi, l’ambiente urbano, stradale, naturale a quelli più nascosti e subdoli come i rischi dell’ambiente domestico che annualmente determinano un grande numero di incidenti spesso mortali.
Su questo versante, sino ad oggi, poco si è fatto per diffondere una cultura della sicurezza e dell’integrità fisica e quel poco non ha visto un centro di governo e coordinamento tale che si potesse identificare un processo formativo che abbracciasse e contemplasse tutti i rischi presenti nei settori della vita quotidiana.
Si è proceduto in ordine sparso, facendo affidamento ad iniziative pregevoli ma isolate e
sporadiche che si innestavano in alcuni processi senza avere una visione sistemica, integrata e di lungo periodo.
Al tal fine la strada migliore da intraprendere è quella di progettare un sistema di prevenzione a 360 gradi che sia in grado di tutelare l’individuo e prevedere una formazione che accompagni la persona dalla sua nascita e lo conduca lungo il suo percorso di vita sino alla sua conclusione facendo in modo che sia la più naturale possibile.
Una formazione ad una "Cultura della salute e sicurezza" dell’individuo che sia long life e che trovi, come luoghi di erogazione e rafforzamento, tutti gli ambienti di vita che il soggetto attraversa nel corso della sua vita: la famiglia, gli ambienti di studio, i luoghi di sviluppo delle relazioni sociali oltre naturalmente gli ambienti di lavoro.
Una formazione che diffonda i suoi principi e contenuti nell’ambito di qualsiasi contesto in cui l’individuo si addentra.
Una formazione che, come un servizio civile, non si limiti a prevenire unicamente i rischi presenti negli ambienti di lavoro ma che, come sollecitato dalla comunità europea, preveda l’attuazione di politiche sistematiche di prevenzione in qualsiasi ambiente di vita. Una formazione che accompagna il soggetto durante tutto il corso della vita, che aggiorna continuamente la mappa dei rischi che lo circonda e gli fornisce gli strumenti di autotutela.
Il convegno organizzato a L’Aquila è un ottimo inizio per la realizzazione di tale progetto. Riunire rappresentanti di organizzazioni governative e istituzionali a fianco di professionisti della prevenzione e della formazione in tema di salute e sicurezza del lavoro deve rappresentare un punto di partenza per la realizzazione di un sistema integrato di prevenzione e salvaguardia della salute degli individui non solo come lavoratori ma come appartenenti al contesto sociale.
L’obiettivo deve essere quello di insegnare ad ognuno di noi, in forma sistemica e continua, come fronteggiare rischi e evitare pericoli, sia essi scaturiti da un utensile, da un evento naturale, da un contesto sociale, da un fatto comunque improvviso e spesso devastante con lo scopo di raggiungere un livello di consapevolezza e destrezza tale che ciascuno sia in grado di "vedere", "riconoscere", "valutare" i rischi che circondano e fronteggiare i rischi avendone conoscenza e dimestichezza in modo da riuscire a mantenere nelle situazioni di pericolo, anche improvvise, comportamenti lucidi e adeguati tali da, nel limite del possibile, garantire l'incolumità propria e degli altri.
Al convegno condotto dal Dott. Servadio, Psicologo del lavoro e delle organizzazioni, referente del gruppo di studio dell’Aifos stress lavoro correlato e rischi psicosociali, sono intervenuti esponenti di organizzazioni governative, istituzionali e professionisti nel settore dell'emergenza.
La Dott.ssa Mosca, Psicologa dell’emergenze PSIC- AR, ha preso la parola descrivendo il lavoro svolto dalla squadra di psicologi delle emergenze Alfredo Rampi attivata nel campo di San Vittorino in Abruzzo.


Il Dott. Servadio e la Dott.ssa Mosca


Presenti fin dal 7 Aprile, gli psicologi delle emergenze, organizzati in squadre formate da 3 psicologi che si sono alternati ogni 4 giorni, hanno intrapreso azioni di triage allo scopo di individuare le persone maggiormente scosse a livello emotivo e più bisognose di un supporto psicologico, di elaborazione del trauma, focalizzato sul far verbalizzare le emozioni legate all’evento vissuto con l’obiettivo di normalizzare tali emozioni e inserire l’accaduto in una dimensione più umana, di supporto per sviluppare strategie di coping.
Tutto ciò integrato da azioni per il supporto psicosociale come la sistemazione e creazione di ambienti accoglienti nelle tende e nel campo, la creazione di spazi di aggregazione per
bambini, anziani, adulti, interventi per facilitare la comunicazione, la comprensione e l’utilizzo delle informazioni.
I destinatari degli interventi degli psicologi sono stati: le vittime dirette, i familiari delle vittime, la comunità intera; ma anche i soccorritori volontari e professionisti, per la
gestione dello stress con interventi di defusing e debriefing.
Gli psicologi di Psic-AR, insieme al Centro Alfredo Rampi, hanno inoltre dato il via ad un altro progetto di sostegno psicosociale in Abruzzo: "Ludobus - Cibo per la mente". Attraverso un gruppo itinerante di operatori specializzati si è cercato di realizzare azioni di sostegno psicosociale nella fase del dopo emergenza.
Successivamente è intervenuta la Dott.ssa Alvaro, Psicologa clinica, Direttore Area Formazione Alfa Ambiente Consulting, la quale ha focalizzato il suo intervento su due punti fondamentali:  il valore assegnato al rischio da parte dei singoli individui, rischio inteso non solo quale probabilità e severità del danno ma anche incidenza del fattore umano, unico elemento imprevisto ed imprevedibile, nel processo e l’attenzione verso la posizione percettiva assunta inconsapevolmente dall’individuo e di come essa influenzi non solo la percezione del rischio ma il modo stesso in cui lo stesso potrà vivere l’emergenza e soprattutto il post emergenza.
La Dott.ssa Di Iorio, Psicoterapeuta, esperta in psicologia delle emergenze ambientali e civili, segretario nazionale Centro ALFREDO RAMPI onlus, presidente PSIC‐AR, è intervenuta dibattendo delle Linee guida, emanate in Europa ed in Italia, relative alla difesa della salute mentale e il supporto psicosociale nelle situazioni di emergenza, le quali sanciscono che la priorità nelle emergenze è quella di tutelare la salute mentale delle vittime e il loro benessere psicosociale e che l’intervento psicologico e quello psicosociale costituiscono interventi base nell’emergenza e non azioni facoltative o secondarie.


Dott.ssa Rita Di Iorio, Presidente di PSICAR


Secondo il Dott. Longhi, Esperto in Prevenzione dell’emergenza, coordinamento attività protezione civile, prevenire significa studiare, capire il territorio e i suoi pericoli; significa interagire con le realtà locali, con la memoria storica della popolazione al fine di poter pianificare in maniera coerente e flessibile.
La pianificazione non deve fermarsi nei cassetti degli enti pubblici, ma deve entrare
quotidianamente nelle abitazioni e nella cultura della cittadinanza: bisogna informare e formare; la popolazione ha bisogno di convivere consapevolmente con tutti i rischi per affrontare con prontezza eventuali calamità naturali o catastrofi di origine antropica.
Tra gli altri sono intervenuti il Prof. Caputo, Formatore e progettista protezione civile, che ha dibattuto sulla nascita e l'evoluzione del Sistema di Protezione Civile, l'Ing. Sivieri, Formatore ed operatore della Protezione Civile, Referente Gruppo di Studio Aifos e l'Arch. Franco Mabellini, Formatore ed operatore della Protezione Civile e il Dott. Vitale,Sociologo del lavoro e Presidente dell’Aifos, che ha esposto e dibattuto le modifiche introdotte dal Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n. 106 che hanno profondamente modificato il contesto istituzionale e il decreto legislativo 81/08 e il ruolo che assume la Protezione Civile.
Il convegno ha rappresentato un punto di confronto e di unione di intenti.
L'obiettivo è quello di promuovere una cultura globale della prevenzione e della sicurezza in tutti gli ambiti di vita, obiettivo che è divenuto, negli ultimi 30 anni, la finalità principale  dell'Associazione Centro Alfredo Rampi Onlus.






 
 
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